VERBI SWAHILI: KUSALIMIA salutare

VERBI SWAHILI: KUSALIMIA salutare

Padre Oliviero Ferro

Ecco, questa è una cosa che ho riimparato in Africa. Già mia mamma mi diceva di salutare tutti, anche quelli che non si conoscono. Laggiù, in Congo e poi in Camerun. Ho capito che salutare, kusalimia, è qualcosa di importante ed è il segno che io mi accorgo di chi mi sta vicino. Di solito, qui in Italia, c’era l’abitudine di salutare solo chi si conosce o chi ci interessa di conoscere. Gli altri rimangono illustri sconosciuti. Si dà la mano, spesso senza guardare in faccia. Invece in Africa, la prima cosa che si fa è il fermarsi, il guardarsi negli occhi e salutare con tutte due le mani, dicendo “jambo (ciao)” e ricevendolo. Poi “habari gani?(novità, come stai). E quello risponde “mzuri, mzuri kidogo, wapi (bene, molto bene, non va)” e comincia un mini dialogo. Poi ci si saluta “uende mzuri (vai bene); kwa heri (arrivederci)” sempre guardandosi in faccia. Una volta mi è capitato in Camerun, quando avevo deciso di fare una passeggiata in una parte del territorio della parrocchia di Nefa (periferia di Bafoussam). Camminavo a piedi, da solo e salutavo chiunque incontravo (e non conoscevo). Scambiavo qualche parola e la gente si meravigliava. Era abituata a vedere i bianchi che camminavano attorniati da altre persone o passavano con l’auto, senza fermarsi, presi come erano dalla fretta. La gente si chiedeva come mai io andavo a piedi, da solo e salutavo. A qualcuno ho riposto che per me era normale conoscere coloro che facevano parte della parrocchia, anche se non li conoscevo e non erano cristiani. Erano, sono  persone con cui fare amicizia. Era un piccolo gesto, ma che ha colpito molto la gente e anch’io ero contento. E’ una cosa che possiamo fare anche qui in Italia, invece di essere perennemente immersi nel cellulare, senza accorgersi di chi ci sta intorno…