Facebook, potere su utenti, illusioni e timori 

Facebook, potere su utenti, illusioni e timori 

Bianca Fasano

Facebook a conti fatti è il social network più diffuso e più conosciuto al mondo. Fondato nel 2004, inizialmente era stato creato come un servizio universitario. Stando ai dati riportati dal Digital 2022 Global Overview Report, risulta essere la piattaforma più utilizzata al mondo, con circa 2,91 miliardi di persone attive fino a Ottobre 2021.

Da utente, con circa sette pagine attive, mi sono chiesta che potere abbia su chi la utilizza, alla luce della Costituzione e delle leggi che riguardano i cittadini italiani, ponendomi delle domande e cercando responsi.

Ad esempio: “I social media come Facebook, dovrebbero essere in grado di bannare gli utenti senza essere accusati di censura?”

E mi sono risposta: “Sì”.

Perché i social network sono piattaforme private e, In quanto tali, hanno la facoltà di imporre dei regolamenti, delle condizioni d’uso.

Per cui: Violi il regolamento? Anche senza comprendere in che modo o con la convinzione che gli algoritmi stiano dando i numeri? Comunque vai incontro a delle conseguenze. Potrai essere soggetto a ban (deriva dall’inglese to ban e vuol dire “bandire“) se in qualche modo non rispetti il regolamento della comunità o disturbi comportandoti come troll, inviando e suscitando flame, o violando in generale le regole di Facebook.

Per inciso: queste regole le abbiamo accettate. Erano scritte in quel papiro che neanche abbiamo letto e ci è stato mostrato all’atto dell’iscrizione. Anni fa se siamo iscritti da molto e che, in più ha subito modifiche, di cui magari siamo sati anche avvisati e neanche ce ne siamo reso conto.

Se hai cliccato su “accetto” dopo mezzo secondo senza leggerne neanche una riga, è un TUO (nostro) problema.

D’altra parte i forum avevano (ed hanno) regolamenti, a volte anche specifici per singola sezione. I newsgroup sono moderati. Le chat sono moderate.

Postando su un blog, ogni nostro commento era soggetto all’arbitrio del blogger, che aveva il potere di cancellarlo o perfino modificarlo a piacere (per esempio per eliminare insulti).

Niente ci era dovuto.

Quindi: Pretendere che un social network non moderi i propri contenuti dicendo che viola le nostre libertà costituzionali non ci salva.

Le Libertà Costituzionali dicono che lo Stato non può impedirti di esprimerti. Ma Facebook, i cui ricavi nel 2020 sono arrivati a 244,2 milioni di euro e nel 2021 sono saliti a 349 per passare poi ai 411,5 del 2022, fino all’ultimo dato del 2023 che dice 431,2 (segno di un piccolo rallentamento, vista una crescita solo del 4,7%), in effetti, non ci dice che vuole fornirci – gratis – un palcoscenico e un megafono. Anche se senza di noi non ci sarebbe. Noi siamo utenti. Per Facebook sono dichiarati 260,7 milioni di utenti attivi mensilmente in tutta la UE, di cui 35,9 milioni in Italia; per Instagram, gli utenti attivi mensilmente in tutta la UE sono 264,3, di cui 39,4 milioni in Italia.

Facebook ci regala qualcosa che la fa guadagnare molto. Ha bisogno di noi: uno per uno, perché si dice “acino acino si face la macina” (ossia un’uliva per volta si fa il necessario per la macina, in modo da ottenere l’olio).

Ma noi, possiamo fare a meno di lei?

In effetti non tutti gli utenti di Facebook hanno le stesse necessità, anche se c’è chi è disposto a giurare che Facebook soddisfi diversi bisogni fondamentali dell’uomo. La classifica di questi bisogni è stata fatta da Antony Robbins[1]  rielaborando e aggiornando la piramide di Maslow [2]dei bisogni fondamentali.

Bisogno di sicurezza; Bisogno di varietà; Bisogno d’importanza; Bisogno di Amore/Unione (Connection); Bisogno di crescere; Bisogno di contribuire; in conseguenza di ciò è sufficiente che una qualsiasi esperienza della tua vita appaghi almeno 3/4 di questi bisogni che presto diverrà una sorta di droga. Come la dipendenza da cibo, che può manifestarsi attraverso disturbi alimentari quali binge eating disorder (BED) o bulimia nervosa. La dipendenza dalle sostanze stupefacenti, dai farmaci, soprattutto antidolorifici, antidepressivi, ansiolitici o sonniferi, dall’alcol, dal fumo di sigaretta, dal gioco d’azzardo (ludopatia). Difatti la dipendenza da internet e social media è considerata tale.

Questo spiega perché Facebook sembra destinato a permanere e non scomparirà come dicono molti.

In merito viene fatto di chiedersi: Sarebbe un bene cancellarsi da Facebook? Una delle risposte che ho trovato è questa: “Premessa, ho iniziato ad usare Facebook nel 2008, primissima ondata dunque, quando ancora non era scontato che tutti lo avessero, quando ancora qualcuno rispondeva “a cosa serve?”. Sono uscito nel 2015, ne avevo veramente abbastanza, specialmente di dovermi sorbire notizie, commenti o immagini di cui non avevo nessun interesse (credo che tutti abbiano ben presente di cosa parlo). Ma soprattutto non sopportavo più di “scrollare” la vita delle persone in totale disaccordo con quello che effettivamente vivevano (spesso sono stato testimone di alcuni festival dell’ipocrisia). Un altro fatto interessante è stato che malgrado avessi scritto a moltissime persone definite “amici” che ero in procinto di uscire, molti non si sono poi effettivamente preoccupati di contattarmi diversamente, ho perso moltissimi contatti (ma evidentemente non erano così amici), persone con le quali ho di fatto tagliato completamente ogni legame. È stato un banco di prova per molti legami. Ma devo dire la verità, ho provato un sollievo enorme appena uscito.. non lo rimpiango minimamente.

C’è chi consiglia: Aprite un profilo per ogni area di interesse.

L’algoritmo di Facebook tende a rinchiudervi in bolle informative e di bias cognitivo. Per questo dopo un po’ è così noioso. Moltiplicatevi! Aprite un profilo per la vostra parte musicale, uno per quella ludica, uno per quella politica e uno per quella lavorativa (specie se gestite pagine e gruppi). In questo modo renderete più dura la vita agli “stalker” ed eviterete che tutti i vostri contatti sappiano che state vendendo il vibratore nel mercatino “tacchi a stiletto senza censura”.

E ancora: “Cancellate le tracce.

È soggettivo, dipende da vari fattori, come il cosa ci fai, se lo usi per lavoro o meno, se stai sviluppando una dipendenza eccessiva, se non vuoi certi svantaggi, quali il farsi tracciare pesantemente in molti aspetti della vita personale.

Personalmente ne sto riducendo l’uso, principalmente per due motivi. Primo, salvo lodevoli eccezioni, sta diventando un immondezzaio pieno di rabbia repressa, banalità, idiozie notoriamente del tutto false, quando non delle vere e proprie trollate, alle quali una massa di capre continua a credere dopo anni.

Secondo, la censura che praticano gli amministratori sta diventando scandalosa: gli utenti vengono sospesi per nudi rinascimentali, madri che allattano al seno, segnalazioni da parte di utenti intolleranti che hanno il solo scopo di tapparti la bocca, bot stupidi che interpretano come razzisti commenti contenenti parole come ‘negro’, senza che nessuno con due neuroni li legga (neanche dopo giorni di segnalazioni) e capisca che in realtà sono commenti sarcastici, che attaccano i razzisti. Una situazione indegna, che fa pure il paio con schiere di gruppi neofascisti ai quali si permette tranquillamente, nonostante tutte le segnalazioni che piovono, che inneggiano al duce, ad Hitler e al nazifascimo, che tra l’altro in Italia è anche reato.

Io penso che questo sia un problema gravissimo, molto più grave della molto gestibile invasione della privacy, perché, di fatto stiamo consegnando la nostra libertà di espressione ad alcune multinazionali private, che impongono le loro regole e il loro arbitrio, senza che sia invece regolamentata da un’autorità stabilita dalla legge, e quindi democraticamente”.

Abbiamo appreso che i suggerimenti di amicizia su Facebook seguono un algoritmo. Difatti quasi tutti i social hanno algoritmi, genericamente gestiti da reti neurali, per la coordinazione della nostra vita sociale. Anche i Post in bacheca, i post che ci possono interessare e le priorità delle notifiche sono solitamente legati ad algoritmi.

Restando in tema c’è il caso in cui l’account Facebook sia hackerato.

Nel 2019 furono oltre mezzo milione i dati rubati da profili Facebook allo scopo di essere usati dagli hacker per compiere furti d’identità o frodi varie. L’azienda di cyber intelligence Hudson Rock svelò che gli utenti i cui account erano stati violati fossero oltre mezzo miliardo: 533 milioni in 106 Paesi, di cui:

32 milioni negli Usa,undici milioni nel Regno Unito; sei milioni in India; e trentacinque milioni in Italia. Tra le informazioni di cui i pirati informatici vennero in possesso c’erano: password, generalità, spostamenti, indirizzi e mail, relazioni personali e numeri di telefono.

E qualcuno si chiede: Bisognerebbe stare alla larga da Facebook?

Suggerendo: “Puoi scegliere di rimanere su Facebook ma come utente passivo. Ciò significa:

  • non pubblicare informazioni personali;
  • non pubblicare foto, post, link.

In pratica, dovresti limitarti ad osservare le altre persone. Qualunque tua attività sul social potrebbe essere utilizzata per estrapolare informazioni riguardo gusti sessuali, orientamento politico, interessi sportivi e così via. Ah, non dimentichiamo i commenti e le reaction, anche loro utilizzati la profilazione degli utenti”.

O anche: Dopo lo scandalo Cambridge Analytics pensi sia il momento di cancellarti da Facebook?

“Perché le persone continuano a usarlo?

Probabilmente perché preferiscono essere inclusi nella società 2.0, digitalizzata all’estremo, invece di tutelare la loro privacy.

Inizialmente ha risposto:  No, io su FB mi diverto, è un po’ la mia parte ludica. Non solo sono Admin di un gruppo di quasi 228 iscritti e lavoriamo molto a livello di quartiere. Una piattaforma molto utile, per esempio pubblicando da noi lo smarrimento di un cane o un gatto 8 volte su 10 viene ritrovato, chi ha bisogno di un giardiniere… sapere dove comprare una buona pizza… insomma cose spicciole. Tutto questo è una cosa che è molto apprezzata. E visto che non ho nulla da nascondere e non sono ‘gelosa’ di quello che penso, no non mi cancellerò”.

L’hacker, che non sappiamo perché, sceglie questo e non quella pagina, oggi ogni tanto colpisce, si direbbe, a caso. Leggiamo: “L’hacker ha cambiato la password e l’e-mail. Ho provato tutte le soluzioni di Facebook per riprendere il controllo sul mio account, senza successo. Cosa posso fare?

Quando me ne sono accorta sono riuscita a reimpostare la mia mail con la mia password ma nel frattempo mi hanno inserito il sistema di controllo a 2 fattori impostato su un numero di telefono che non è il mio e che nessuno è riuscito a dirmi a chi appartenesse quindi ogni volta che accedevo veniva inviato un codice a questo numero sconosciuto ma nessuno riusciva ad accedere perché nel frattempo avevo cambiato la psw….un gran casino!!!!

Il servizio di assistenza di Facebook è un disastro, non esiste un numero telefonico per poter parlare con un operatore e spiegarsi, ma puoi solo passare attraverso le faq e gira e rigira ti ritrovi sempre al punto di partenza senza risolvere nulla.

Alla fine ho dovuto creare un nuovo profilo e a quello vecchio riesco ad accedere solo come spettatrice ma non ho più nessun potere”. E ancora:

“È successo anche a me mentre ero a New York. Le abbiamo provate tutte, dal contattare il supporto di Instagram che é stato inesistente a contattare tanti siti americani che si proponevano di recuperarlo sprecando tanti soldi :-(. Alla fine una mia amica mi ha consigliato un sito italiano a cui si era rivolta per recupero account Instagram hackerato e finalmente l’ho riavuto. Sono stati bravissimi, gentilissimi e professionali. Ha avuto un costo ma almeno ho recuperato tutto. Per me era molto importante riaverlo. Se vuoi più info scrivimi”.

Tuttavia la cosa che più mi ha stupito è stato il fatto che, avendo posto su Quora[3] la domanda: “Come ti sentiresti se, all’improvviso, ti fosse chiuso l’accesso a Facebook? Da 1 a 10, quanto conta Facebook nella tua vita? Quanto tempo spendi su quella piattaforma? Quante verità, quante bugie vi hai riscontrato?

Ho ricevuto dodici risposte quasi istantanee in cui una diceva: “Non me ne frega nulla: non mi interessa vedere quello che fanno gli altri e non ho bisogno di mostrarmi per essere”.

E la più gentile: “L’ho frequentato fino a 5 anni fa, amministravo la fan page di un gruppo che mi piaceva. Ho smesso di frequentarlo perché lo trovavo caotico e il rischio di imbattermi in gente aggressiva era continuo. Adesso di FB non conosco neanche più organizzazione e funzioni: ci entro al massimo una volta al mese, se qualcuno mi manda un link interessante. Non ci posto niente. Nella mia vita non conta niente. Penso che bugie e verità siano disseminate in modo equanime in tutti i social, ognuno assimila le sue dosi nei posti più confacenti per lui”. Mi ha stupito.

Infine: Facebook ha tante facce e anche gli utenti che la utilizzano possono avere interessi, cultura, e speranze differenti. D’altra parte, per Schopenhauer, il mondo è la “nostra” rappresentazione e Facebook segue il criterio.

[1] Detto Tony (Glendora, 29 febbraio 1960), è un saggista statunitense, life coach e formatore motivazionale ed esperto di PNL.

[2] La piramide di Maslow o scala gerarchica delle necessità umane o piramide della motivazione umana, è una teoria psicologica proposta da Abraham Maslow nella sua opera Teoria della motivazione umana (in inglese, A theory of human motivation) del 1943 e successivamente ampliata.

[3]Una piattaforma forum dove gli utenti possono pubblicare domande e risposte su qualunque argomento. Quora raggruppa le domande e le risposte per argomento e permette agli utenti di votare o di aggiungere dei commenti.