Salerno: V ediz. “La magìa del Natale in ogni tempo” lavori degli allievi Liceo Scientifico “F. Severi”

Salerno: V ediz. “La magìa del Natale in ogni tempo” lavori degli allievi Liceo Scientifico “F. Severi”

Dirigente Scolastico: Barbara Figliolia

Docente Referente: Luigi Lanzalotti

IL PIÙ BEL NATALE DI STEFANIA

Stefania era arrivata in Italia in un giorno grigio di novembre, portando con sé solo uno zaino e un pesante bagaglio di ricordi dolorosi. Veniva dall’Ucraina, un paese che ora le appariva lontano e irraggiungibile, soprattutto dopo aver perso suo padre nel difficile viaggio verso una nuova vita. Ogni passo verso l’Italia aveva comportato una sfida, e a volte, quando era sola, si domandava se ne fosse valsa la pena. Ma Stefania sapeva che doveva trovare un modo per andare avanti, per lui, per suo padre, e per sé stessa. L’inizio non era stato facile: la lingua le sembrava un labirinto di suoni confusi, e a scuola si sentiva smarrita, lontana dal calore della sua casa e della sua famiglia. I suoi compagni di classe la guardavano con una curiosità che a volte si trasformava in distanza, e ogni lezione era un’impresa. Tuttavia, c’era una persona che non le aveva mai voltato le spalle: Aurora, la sua compagna di banco. Con un sorriso sincero e una gentilezza che Stefania non si sarebbe mai aspettata, Aurora le parlava piano, cercando di aiutarla a capire ogni parola e ad ambientarsi, senza farla mai sentire diversa o fuori posto. Con il passare delle settimane, Stefania iniziò a sentire meno il peso della solitudine, grazie ad Aurora, imparava parole nuove ogni giorno e cominciava a capire le battute dei compagni di classe. Le lezioni diventavano più comprensibili e le risate meno estranee. A poco a poco, Stefania sentiva crescere dentro di sé una forza nuova, la sensazione che forse anche lì, lontana dalla sua terra, poteva ricostruirsi una vita. Quando arrivò dicembre, il freddo le ricordava la sua città in Ucraina e la malinconia sembrava intensificarsi. Aurora, però, percepì subito che Stefania stava affrontando un momento difficile. Così, un giorno, durante una pausa, la guardò negli occhi e le disse: “Stefy, ti andrebbe di passare il Natale a casa mia? Siamo solo io, i miei genitori e mio fratello, ma ci farebbe tanto piacere averti con noi.” Il cuore di Stefania si riempì di un calore che non provava da tempo. La sera della Vigilia di Natale, si presentò a casa di Aurora, accolta dal profumo del cibo e dalle luci dell’albero che scintillavano nella sala. La madre di Aurora le sorrise e l’abbracciò, facendola sentire subito come parte della famiglia. Durante la cena, risate e chiacchiere riempivano la stanza e Stefania, per la prima volta da tanto tempo, si sentiva felice, completa. Si lasciò andare, abbandonando per un attimo il peso dei ricordi, assaporando il calore di quell’affetto sincero. Quella notte, Stefania capì che, nonostante il dolore e le perdite, poteva ancora trovare la felicità. Grazie ad Aurora, quella sera divenne un Natale speciale, un momento che non avrebbe mai dimenticato. Tra le luci, i sorrisi e l’affetto di quella nuova famiglia, Stefania sentiva che, forse, quella poteva diventare davvero la sua nuova casa.

Simone De Caro 2 B scienze applicate

 

UN GELIDO INVERNO

 Maia adorava la montagna d’inverno. Per lei, ogni fiocco di neve era un piccolo miracolo, e il suono ovattato delle piste le dava un senso di pace che difficilmente trovava altrove. Ǫuell’anno, come da tradizione, lei e sua sorella Francesca avevano deciso di trascorrere le vacanze natalizie in un’accogliente località sciistica tra le Alpi.

La loro routine era semplice ma perfetta: lunghe giornate sulle piste, cioccolate calde davanti al camino e serate a chiacchierare sotto le coperte. Maia e Francesca avevano sempre avuto un rapporto speciale, fatto di complicità e risate, ma con la competizione tipica delle sorelle.

Il secondo giorno della vacanza, le due sorelle si iscrissero a una lezione di snowboard, un’attività che non avevano mai provato prima. Appena arrivarono al punto di ritrovo, Maia sentì il cuore accelerare. Davanti a loro c’era il loro maestro, un giovane dai capelli scuri e ribelli, occhi azzurri come il ghiaccio e un sorriso che sembrava capace di sciogliere anche la neve più gelida.

“Benvenute,” disse con una voce profonda e calda. “Io sono Matteo. Pronte a divertirvi?”

Francesca lanciò un’occhiata complice a Maia e le sussurrò: “Direi che questa lezione promette bene.”

Maia arrossì. Cercò di concentrarsi sulla tecnica, ma ogni volta che Matteo si avvicinava per correggerle la posizione o per darle un consiglio, sentiva un brivido lungo la schiena. Non era solo bello: Matteo era gentile, paziente e pieno di entusiasmo.

La lezione andava bene, almeno fino a quando Maia non perse l’equilibrio durante una discesa. Cercò di frenare, ma la tavola le scivolò sotto i piedi, e finì con un tonfo a terra, sentendo un dolore acuto alla caviglia destra.

“Ahi!” gridò, mentre Francesca correva verso di lei. “Maia, stai bene?” chiese sua sorella, preoccupata.

Prima che Maia potesse rispondere, Matteo era già accanto a lei. Si accovacciò per controllare la caviglia e le lanciò uno sguardo rassicurante. “Fammi vedere,” disse con dolcezza. Con movimenti esperti, le tolse lo scarpone e iniziò a tastare con delicatezza la caviglia gonfia.

“Non sembra una frattura, ma hai una bella contusione. Meglio portarti in infermeria.”

Matteo la prese in braccio senza sforzo, facendola sentire piccola e protetta. Maia cercò di nascondere il rossore sul viso, ma il battito del suo cuore tradiva l’emozione. Una volta in infermeria, Matteo si prese cura di lei, applicandole una pomata e massaggiandole la gamba con gesti lenti e precisi. Ogni tocco sembrava inviarle scariche di calore.

“Devi riposare per un po’,” le disse, guardandola con quegli occhi azzurri che sembravano leggere dentro di lei.

Da quel momento, Maia non poté fare a meno di pensare a lui. Raccontò tutto a Francesca, che la prese in giro senza pietà.

“Maia, sei cotta!” disse ridendo.

“Non è vero!” protestò Maia, anche se sapeva che sua sorella aveva ragione.

Il giorno dopo, si fece coraggio e tornò sulla pista, anche solo per rivederlo. Matteo la salutò con il suo solito sorriso e si fermò a chiacchierare con lei durante una pausa. Si parlava di tutto: viaggi, passioni, e persino dei suoi sogni di aprire una scuola di snowboard. Più parlavano, più Maia si convinceva che lui fosse perfetto.

 

Tuttavia, qualcosa cominciò a insospettirla. Matteo era gentile e affettuoso, ma non mostrava mai segni di interesse romantico. Anzi, sembrava più interessato a parlare con Francesca, anche se non in modo che facesse pensare a un corteggiamento. Una sera, mentre erano nel bar dell’hotel, Maia finalmente capì.

Matteo entrò nel locale in compagnia di un uomo dai capelli biondi e dallo sguardo altrettanto magnetico. I due sembravano molto affiatati, e Maia non poté fare a meno di notare i gesti di intesa e i sorrisi che si scambiavano. Ǫuando Matteo si avvicinò al loro tavolo per salutare lei e Francesca, l’uomo si presentò come Davide, “il suo compagno”.

Il cuore di Maia sprofondò, ma cercò di mascherare la delusione con un sorriso. Francesca, invece, non perse l’occasione per farle notare la situazione.

“Maia, credo che dovrai trovarti un altro maestro di snowboard,” le sussurrò con una risata.

Ǫuella sera, Maia si rifugiò sotto le coperte, sentendosi stupida per essersi illusa. Tuttavia, mentre guardava fuori dalla finestra la neve cadere, si rese conto che non c’era nulla di cui vergognarsi. Matteo era stato una persona speciale, anche se non poteva essere quello giusto per lei.

Il giorno seguente, quando lo incontrò di nuovo, lo salutò con il sorriso più sincero che potesse offrire. La vita era fatta così: qualche volta i sentimenti sbocciavano, ma non sempre prendevano la direzione che si sperava. Però c’era una cosa che Maia aveva imparato in quel gelido inverno: l’importante era godersi ogni momento, anche quelli che lasciavano un pizzico di malinconia.

Maia Gressani 2 B scienze applicate

 

Ancora Natale

 Non è più il Natale dei giochi, della tavola troppo piccola per tutti gli invitati.

Non è più il Natale spensierato degli stupiti occhi pieni,

ladri di luci sorrisi e ricordi.

Non ho voglia di inventare,

di fingere che sia stato un bell’anno di fingere che sia ancora quel Natale.

Guardare esibirsi per la tavola il sorriso distrutto di mia madre

sfoggiato per far apparire tutto normale.

Forse però è giusto così,

è giusto crescere e sentirlo cambiare tutto l’anno e questo grande Natale, che alla fine non fa tanta paura anche se non è più lo stesso, conserva ancora la magia

che faceva brillare gli occhi a una piccola creatura.

Francesca Martucciello 3 C

 

UN TRISTE NATALE

 Francesca si era sempre considerata una ragazza fortunata. Aveva una famiglia che la amava, una casa calda e accogliente e, soprattutto, una migliore amica, Mariana, con cui aveva condiviso ogni momento importante della sua vita. Da quando si erano conosciute alle elementari, le due erano inseparabili: Mariana era quella con cui Francesca confidava i suoi sogni, le sue paure e persino i suoi primi amori. Ǫuando, qualche mese prima, Francesca aveva iniziato a frequentare Luca, il ragazzo più affascinante della scuola, Mariana era stata la prima a sapere ogni dettaglio.

Luca non era solo bello; era intelligente, spiritoso e sembrava davvero preso da Francesca. Si sentiva al settimo cielo ogni volta che lui le mandava un messaggio o la prendeva per mano sotto lo sguardo invidioso di metà delle sue compagne di classe. Mariana sembrava felice per lei, sempre pronta a darle consigli su come affrontare i primi imbarazzi di una relazione.

Era la vigilia di Natale e la casa di Francesca era illuminata dalle luci colorate dell’albero e invasa dal profumo dei biscotti appena sfornati. Come da tradizione, quella sera si sarebbero riuniti amici e parenti per festeggiare. Francesca aveva deciso di invitare anche Luca e Mariana, convinta che quella serata sarebbe stata perfetta.

Si era preparata con cura, scegliendo un vestito elegante e raccogliendo i capelli in un’acconciatura semplice ma graziosa. Ǫuando Luca arrivò, con un sorriso smagliante e un pacchetto regalo per lei, Francesca sentì il cuore batterle forte. Mariana, invece, si era presentata con un abito corto e scintillante che attirò l’attenzione di tutti. Francesca non poté fare a meno di notare quanto fosse splendida quella sera, ma la cosa non le diede troppo peso: dopotutto, erano migliori amiche.

La serata trascorse tra risate, canti natalizi e giochi di società, ma Francesca cominciò a notare qualcosa di strano. Luca sembrava distratto. Più volte lo sorprese scambiare occhiate furtive con Mariana, che ricambiava con sorrisetti nervosi. Francesca cercò di scacciare i dubbi dalla mente, convincendosi che si stesse immaginando tutto.

Fu solo quando uscì in giardino per prendere un po’ d’aria fresca che la realtà la colpì come un pugno allo stomaco. Dietro l’angolo della casa, in un angolo poco illuminato, vide Luca e Mariana. I due erano vicini, troppo vicini, e prima che Francesca riuscisse a chiamarli, Luca si chinò verso Mariana e la baciò.

Il mondo di Francesca sembrò crollare in un istante. Il gelo della notte le penetrò fino alle ossa, ma il freddo non era nulla in confronto al dolore che sentì nel cuore. Rimase immobile, incapace di credere a ciò che aveva appena visto. Ǫuando finalmente trovò la forza di parlare, la sua voce tremava.

“Che cosa state facendo?”

Luca e Mariana si allontanarono di scatto, colti sul fatto. Mariana balbettò qualcosa di incomprensibile, mentre Luca cercò di avvicinarsi a Francesca.

“Non è come sembra…” iniziò, ma Francesca lo interruppe, “Non osare. Ho visto tutto!”

Mariana, con gli occhi lucidi, cercò di giustificarsi. “Francesca, mi dispiace… Non volevo che succedesse…”

“Non volevi? Eppure l’hai fatto!” gridò Francesca, sentendo le lacrime bruciarle gli occhi. “Come hai potuto,

Mariana? E tu, Luca? Pensavo che mi amassi…”

Luca abbassò lo sguardo, incapace di rispondere. Mariana cercò di avvicinarsi, ma Francesca indietreggiò.

“Non voglio più vedervi,” disse con voce ferma, anche se dentro si sentiva spezzata.

 

Tornò in casa senza voltarsi indietro, ignorando le chiamate di Mariana e Luca. Chiusa nella sua stanza, lasciò che le lacrime scorressero liberamente. Il Natale, che doveva essere una serata di gioia e amore, si era trasformato nel giorno più triste della sua vita.

Ma mentre il dolore la sopraffaceva, Francesca fece una promessa a se stessa: non avrebbe permesso che quel tradimento definisse chi era. Avrebbe trovato la forza di andare avanti, senza Luca e senza Mariana.

Ǫuel Natale segnò la fine di molte cose, ma anche l’inizio di una nuova Francesca. Una Francesca che avrebbe imparato a scegliere meglio le persone di cui fidarsi e, soprattutto, ad amare sé stessa sopra ogni altra cosa.

Francesca Speranza 2 B scienze applicate