Cronaca di un matrimonio anni ’30
Giulio Caso
Già all’alba la casa risuonava di rumori. Tutti si alzarono presto, la colazione fu frugale e veloce. Era il giorno del matrimonio e c’erano mille cose da fare.
La padrona di casa, mamma Giulia rassettava e apparecchiava la tavola con dolci vari. Diede, poi, gli ultimi tocchi, col ferro da stiro, alle pieghe dei vestiti.
Non aveva ancora svegliato la figlia Anna Teresa, la sposa.
Allora non c’era il trucco ed un buon sonno avrebbe dato al viso della giovane un aspetto migliore.
Tuttavia, l’ora del grande evento si avvicinava e dovette chiamarla:
” Sisì, è ora!, ti ha’ veste’, susete”.
Anna Teresa passò dal dolce sonno alla realtà; oggi sarebbe diventata una donna sposata. Come a dire, sarebbe entrata in un’altro livello di comportamento sociale.
Il matrimonio era fissato per mezzogiorno e, dopo aver fatto colazione e la toilette, aiutata dalla mamma e dalle sorelle, indossò il semplice, ma bianco e splendente vestito da sposa.
Era ancora poco più che adolescente, ma aveva incontrato un serio fidanzato, Luigi, impiegato alle poste centrali di Salerno, a cui voleva bene.
Lei era, però, più briosa e spesso lo stuzzicava per farlo sorridere.
Indossato il vestito, una delle sorelle diede l’ultimo tocco per aggrazziare i capelli.
Suonò l’orologio a pendolo e si accorsero che erano solo le 10 30 del giorno.
La sposa era già pronta e le consigliarono, pertanto, di attendere nella stanzetta… con pazienza.
Era, però, proprio quella, la pazienza che, in Sisina era carente.
Così si affacciò al balconcino e vide le sue amichette, che ancora giocavano alla “summana”.
La settimana si giocava saltellando su un rettangolo disegnato a terra con gesso. Dentro vi erano 7 quadratini numerati che indicavano, appunto, i giorni della settimana.
Le ragazze saltellavano e Teresa, idealmente, saltellava con loro, finchè non ce la fece più a guardare e scese giù fra le amiche che l’accolsero stupite.
Dopo un poco, passò anche la loro meraviglia e continuarono a giocare chiassose, come ai “vecchi tempi”.
Nel frattempo alcune famiglie del vicinato, con fiori, regali o altro, erano venute a salutare la sposa.
Il padre Vincenzo li accoglieva con le formalità del tempo, poi le affidò alla moglie Giulia per farle condurre dalla sposa.
Bussarono e non la trovarono nella stanza. Scesero tutti giù e aperta la porta che dava sul cortile interno, poterono ammirare quella snella fanciulla che allegramente saltellava, col bianco vestito svolazzante, sulla summana.
Ci fu un iniziale imbarazzo di Teresa e degli stessi visitatori a vederla in quelle condizioni poco consone al ruolo di sposa.
La mamma, sottovoce, iniziò a sgridarla facendola rientrare.
Mio nonno Vincenzo brontolava, a più non posso, per trovare una ricomposizione di serietà, ma a guardarlo bene avreste detto che stava per sbottare in una risata che tratteneva a stento.