Scuola: compiti a casa e vacanze di Natale, inopportunità pedagogica e formativa
DS Michele Cirino
Soprattutto per questo Natale e per una scuola più sostenibile si auspicano da parte dei docenti poche consegne e carichi di lavoro per alunni e studenti.
In Italia è record di tempo sui libri per gli studenti
Secondo il Censis gli studenti quindicenni italiani sono quelli che in Europa dedicano più tempo ai compiti a casa: una media di 2,3 ore al giorno. Ma il tempo di apprendimento aggiuntivo non si traduce sempre in risultati migliori
Troppi, troppo pochi; giusti, sbagliati; utili, inutili.
Con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie torna a presentarsi il dilemma sui compiti delle vacanze. Sarebbe meglio per gli studenti staccare per un periodo dai libri, o invece è opportuno mantenere alta l’abitudine agli esercizi per non rischiare di avere problemi quando si torna sui banchi?
A quanto pare in Italia la tendenza è quella di abbondare con i compiti a casa, sia durante l’anno scolastico che durante le pause delle vacanze.
Il Censis che ha fotografato tempi e media delle ore che gli studenti spendono sui libri dentro e fuori dalle aule scolastiche.
Rispetto ai colleghi degli altri Paesi europei, gli studenti quindicenni italiani sono quelli che in Europa dedicano più tempo ai compiti a casa, con una media di 2,3 ore al giorno. Anche il tempo della frequenza scolastica è tra i più elevati: in media 27,2 ore alla settimana, un valore più basso solo di quello della Germania (28,0 ore di frequenza, ma solo 1,2 ore al giorno dedicate allo svolgimento dei compiti a casa).
Più compiti a casa non migliorano il rendimento
Secondo l’indagine del Censis, il tempo di apprendimento aggiuntivo non si traduce sempre in risultati migliori.
Il 67,5% dei dirigenti scolastici ritiene che ci sarebbe bisogno di una regolamentazione specifica. Per il 98,3% è fondamentale che ogni docente si ritagli del tempo in classe per migliorare il metodo con cui gli studenti svolgono i compiti. Per il 95,1%, infine, i docenti si dovrebbero coordinare tra loro.
E se il 63,7% ribadisce l’importanza di assegnare i compiti a casa, per l’85,4% gli insegnanti dovrebbero essere più attenti alle ricadute sull’apprendimento. Per il 52,5% spesso i docenti si limitano a verificare lo svolgimento degli esercizi, senza correggerli, e per il 58,4% non esiste una linea di condotta comune nell’ambito di uno stesso istituto scolastico.
Il 51,0% dei presidi ritiene che gran parte dei docenti dia per scontato che i genitori debbano supportare i figli nello studio domestico, e il 43,0% aggiunge che spesso vengono assegnati compiti che gli alunni non saprebbero svolgere senza l’aiuto dei genitori.
La razionalizzazione dei compiti a casa, il peso adeguato del materiale scolastico è disciplinato dal CT. M. P.I. 286 del 12. 10. 94 e dalla Carta dei servizi D.P.C.M. 7.6.95.
Un appello ai docenti: evitare sovraccarico dell’assegno scolastico nelle consegne, per garantire agli alunni varie ed eventuali forme extrascolastiche di arricchimento culturale e formativo.
Si auspica che il personale docente coglierà appieno il messaggio, il quale, lungi dal tendere ad un’attenuazione dell’attività scolastica, si propone di dare minore ansia agli alunni. L’azione educativa della scuola si renderebbe più completa ed integrata con gli apporti dell’azione formativa della comunità familiare e dei contatti che questa può favorire in sede extrascolastica con il mondo della natura, dello sport e con le libere attività di gruppi giovanili organizzati.
In generale, i compiti dovrebbero riprendere l’attività svolta in classe con una sfida in più, affinché vengano messe in atto più capacità e stimolato l’interesse.
Alle primarie quasi tutto il lavoro viene svolto in classe, dove le maestre indirizzano anche sul metodo di studio. A casa i bambini non devono studiare ma recuperare il lavoro svolto e sistematizzarlo. Spesso i genitori non hanno chiare le aspettative degli insegnanti e pretendono dai piccoli prestazioni che i maestri non intendevano richiedere. Ci vuole più fiducia dei genitori sia negli insegnanti, sia nei bambini.
I compiti NON DEVONO ESSERE UGUALI PER TUTTI. Non tutti gli studenti sono allo stesso livello e ognuno ha il suo modo di imparare: per qualcuno farli è semplice, altri devono impegnarsi molto di più, troppi non riescono. Inoltre, risultano avvantaggiati gli scolari che possono contare sul sostegno della famiglia.
La scuola ignora gli stili cognitivi dei ragazzi. Ogni persona usa strategie ed espedienti mentali per affrontare determinati compiti. Gli insegnanti per lo più ignorano il modo con cui i loro allievi apprendono e le loro potenzialità; pretendono riflessione, attenzione, memoria senza indicare i “gesti mentali” da compiere. Talvolta basterebbe che i ragazzi confrontassero fra loro le rispettive strategie, per superare le difficoltà di chi non riesce.