Salerno: Carisal “I venerdì musicali di Caravaggio” a Complesso San Michele

Salerno: Carisal “I venerdì musicali di Caravaggio” a Complesso San Michele

Non solo arte visiva attorno alla “Presa di Cristo” in esposizione al Complesso San Michele.

 Al  via una rassegna di cinque concerti che parte venerdì 31 gennaio per concludersi il 21 marzo.

E’ compito delle arti dire le cose, dire il silenzio presente in esse e la parola, il suono, il segno, nel suo domandare dovranno riaccendere la meraviglia. Meraviglia che non è solo incanto o superamento estatico della ragione, ma è, e continua ad essere, riflessione: la riflessione del cogito che prova insieme l’angoscia del silenzio – ossia della morte – e la gioia della parola, della luce delle cose.

Salerno ospiterà sino al 23 marzo una grande tela di Caravaggio“La presa di Cristo dalla Collezione Ruffo” commissionata dalla famiglia Mattei e recentemente attribuito a Caravaggio, in una mostra a cura di Don Gianni Citro e Francesco Petrucci, con altri documenti provenienti dall’Archivio Storico del Banco di Napoli che attestano l’attività di Caravaggio nella città partenopea.

Il cartellone musicale, che farà da colonna sonora alla visione della “Presa di Cristo”, è stato promosso e realizzato in collaborazione con la rassegna – a cura tecnica di Olga Chieffi ed ideata dai Concerti d’Estate di Villa Guariglia angolando proprio il vedere e il sentire sul quadro e il suo autore e accompagnerà i fruitori dal 31 gennaio al 21 marzo con cinque appuntamenti.

Il primo concerto, in programma venerdì 31 gennaio alle ore 19:00, nel Complesso San Michele, dal titolo “Three for two” è stato affidato al trio La Burrasca, composto da Mario Ricciardi ai flauti dolci, Sergio De Castris al violoncello barocco e Pierfrancesco Borrelli al clavicembalo.

Le fonti bibliografiche che, sia pure a tratti, hanno permesso di ricostruire la vita di Caravaggio, descrivono vicende rozze, con strascichi giudiziari, spesso culminate in modo drammatico. Invece, i dipinti dove appaiono consessi di giovani che suonano, a cominciare dal suonatore di liuto, colpiscono per l’eleganza di una cultura sopraffina, tanto compresa e apprezzata da Michelangelo Merisi che, notoriamente, sapeva suonare il liuto, da consentirgli di realizzare, con grande abilità descrittiva, la trasposizione su tela non solo degli strumenti musicali, ma anche della partitura, in modo perfettamente leggibile ed eseguibile.

La musica non abbandonerà mai Caravaggio, neppure quando dovrà fuggire di notte da Roma, accusato dell’omicidio di Ranuccio Tommasoni: tra i pochi beni che arrafferà di fretta, ci sono di sicuro i due flauti e forse un piccolo violino, che verranno ritrovati accanto al suo letto, nell’Ospedale della Confraternita di Porto Ercole, a cui era stato affidato in preda alle infezioni intestinali e in cui concluderà la sua travagliata esistenza nell’estate del 1610. Ed ecco che il flauto in tutte le sue espressioni, dal dolce al moderno traverso, sarà presente in ben tre concerti.

Il concerto inaugurale saluterà l’esecuzione delle sonate di Francesco Mancini, di Diogenio Bigaglia, di una trascrizione della partita in re minore BWV 997 di Bach, fino all’Haendel dell’op.1 n° 4, pagine dalla fresca e piacevole scrittura, unitamente a opere di Bononcini, Scarlatti e Platti, per cello.

Ancora il secondo concerto, in cartellone il 14 febbraio, giorno degli innamorati, il flauto dolce sarà protagonista ancora tra le dita di Guido Pagliano, che l’alternerà alla viola da gamba, in una serata dal titolo “Amor vincit omnia” in cui ritroveremo l’Antica Consonanza con il soprano Renata Fusco, Ermenenziano Lambiase alla spinetta e Gabriele Rosco, alla chitarra barocca, che si porrà proprio sulle tracce di Michelangelo Merisi, il quale “Sappiate che io suono di chitarriglia et canto alla spagnuola” scriveva il pittore ad un amico, essendo in contatto con i più importanti musicisti dell’epoca tra cui spiccavano Emilio de’ Cavalieri e il castrato spagnolo Pedro Montoya, nonché il fiammingo Jacques de Berchem e il fiorentino Francesco de Layolle, organista e compositore, maestro di Benvenuto Cellini.

L’Antica Consonanza principierà proprio con Amor vittorioso di Giovanni Giacomo Gastoldi da Caravaggio, per poi affrontare pagine di Caccini, Negri, Castaldi, Stefani, Landi, Sances, Falconieri, Giramo e Porsile.

  Il 28 febbraio sarà di scena l’Associazione Salerno Classica di Francesco d’Arcangelo con il suo ensemble di archi e cembalo. Entra così in gioco anche il violino, per l’esecuzione di una trascrizione per ensemble della dodicesima sonata dall’opus 5 di Arcangelo Corelli, principe della Scuola Romana, e la sua progressione accordale di misteriosa bellezza e dalle illimitate possibilità di variazione, unitamente allo Stabat Mater in do minore di Alessandro Scarlatti, del quale verrà così celebrato anche il trecentesimo anniversario della scomparsa, nonché ci si ispirerà al quadro, con  un momento della passione di Cristo e ai trascorsi napoletani del pittore, nel gioco del contrasto che rileviamo anche in partitura, proposto dalle splendide voci del soprano Giulia Lepore e del contralto Cristina D’Alessandro.

Il 7 marzo il controtenore Pasquale Auricchio e il cembalista Francesco Aliberti, per l’Associazione Emiolia, evocheranno il periodo più luminoso del barocco e i virtuosismi dei castrati, in arie d’opera quali “Lascia ch’io pianga”, dal Rinaldo di Haendel, “Vo disperato a morte”, da “La clemenza di Tito” di Adolf Hasse, “Ombra cara”, dal Radamisto di Haendel, e ancora, “La bellezza è un don fugace”, l’aria di Eumene dal “Xerse” di Francesco Cavalli, “Ecco l’atra palude” dall’ Orfeo di Monteverdi e tante altre, una voce sola, unica all’ascolto, che vedrà il clavicembalo, poi, protagonista di laude, villanelle e toccate secentesche del periodo di Caravaggio.

Il Concerto finale si terrà il 21 marzo con gli strumenti in evoluzione dipinti dal Caravaggio, con assoluti protagonisti la eccelsa scuola dei “legni” salernitani rappresentata da Antonio Rufo all’ oboe, Antonio Senatore e Mario Montani al flauto con Gaetano Varriale al fagotto. Un quartetto particolare che spazierà dal barocco di Vivaldi e al gusto italiano che ha influenzato l’intera Europa passando per Haydn, Devienne, Loillet e Stamitz, realizzando, così, in suoni, quella capacità sovrumana del pittore di dare forme all’illusionismo, ovvero del pensare in musica del Caravaggio del suo rendere visibile ciò che sente, di quel comporre l’opera pittorica come se seguisse uno spartito, che esegua la sua opera come un direttore guida l’orchestra.