Rileggere l’uomo a una dimensione, per comprendere possibili deviazioni della società attuale

Giulio Caso
La pubblicazione: “L’uomo a una dimensione” di Herbert Marcuse, avvenne nel 1964.
Ancora oggi ha una sua validità per un’analisi critica della società industriale e dei suoi sbocchi sociali, fra i quali un esagerato ottimismo derivante dalla crescente prosperità materiale.
L’abbondanza di cose, anche superflue, nascondono un vero e proprio sistema di controllo che neutralizza ogni possibile trasformazione sociale.
Ecco che l’uomo viene limitato a una dimensione, senza più la capacità di pensiero critico perchè, anche attraverso messaggi tecnologici e subliminali, gli viene indicato un percorso stabilito e unico.
Egli diviene, così, incapace di concepire idee alternative alla realtà imposta. Dunque, non sarà più necessaria la passata repressione. Basterà una integrazione attraverso la comunanza di falsi bisogni, ma funzionali al sistema.
Il linguaggio viene gradualmente svuotato della sua potenzialità critica, diviene una serie di ipocrite frasi fatte.
Emerge chi le usa in numero alienante e saranno questi a condizionare anche gli altri.
La libertà diviene, così, solo apparente. Opinioni divergenti sono ammesse solo dopo aver studiato modi per neutralizzarle e metterne in rilievo le debolezze venendo così ad esaltare, ancora di più, l’intaccabilità del potere.
Quasi tutti i media si adattano alle necessità dell’industria culturale e producono un consenso utile a perpetuare il sistema. Marcuse descrive inoltre “l’universo del discorso chiuso” .
Si ha, cioè, solo libertà di scelta tra sistemi in itinere e marche di prodotti già in produzione.
La democrazia, avrà il suo ambito stabilito a priori, in modo che non intacchi i rapporti di potere economico.
Il concetto di pace viene ribaltato in modo che si abbia una costante preparazione alla guerra.
Anche la tecnologia avrà funzione ipnotico/ alienante. Restano gruppi marginali, autoimmuni, come intellettuali critici, artisti capaci di prefigurare realtà alternative,
storici oggettivi, che riprendono la vera memoria” delle cose.
Questi costituiscono la riserva immunitaria per una possibilità di rinascita di una società in cui prevalga il principio base:
“Prima l’uomo”.