Campania: Cgil, Sanità pubblica, Segretario Tavella “Corsa a ostacoli rischio senza arrivo”

Prenotare una visita specialistica, un accertamento diagnostico o una risonanza magnetica è ormai un’impresa ai limiti dell’impossibile. Ogni giorno si moltiplicano annunci e promesse di miglioramento, ma la realtà è che non si vede alcun segnale concreto di cambiamento. L’unico dato certo è che, rivolgendosi al privato, in pochi giorni si ottiene ciò che nel pubblico richiede mesi. Naturalmente, pagando.
E proprio il costo è il primo ostacolo: in Italia, 2,5 milioni di persone hanno rinunciato alle cure per motivi economici, mentre altri 4 milioni hanno dovuto ridurle. Una situazione che in Campania assume contorni ancora più drammatici: il reddito medio è circa la metà rispetto alla Lombardia, con un milione di pensionati costretti a vivere con meno di 1.000 euro al mese. Non sorprende, dunque, che la nostra regione sia in testa alla classifica dell’”emigrazione sanitaria”, con una spesa annua di circa 250 milioni di euro che si somma ai costi sostenuti direttamente dalle famiglie per curarsi fuori regione. Ma il problema non si limita alle liste d’attesa infinite.
La Campania è ultima in Italia per l’offerta sanitaria, un dato che da solo basterebbe a far scattare un allarme nazionale. L’attesa per una visita specialistica, in media, supera i tre mesi e, in alcuni casi, arriva a oltre quattro. Il sistema nazionale di monitoraggio delle liste d’attesa prevede un “semaforo” per misurare l’efficienza della sanità locale, ma in Campania sembra sempre fisso sul rosso. Il risultato? Una qualità della vita inferiore, tanto che nella nostra regione si vive mediamente quattro anni in meno rispetto alla media nazionale.
Questo è il quadro che abbiamo di fronte. Ma c’è di più: il commissariamento della sanità campana degli ultimi anni ha lasciato macerie che vanno sanate con urgenza. I numeri parlano chiaro: 18.000 operatori pubblici in meno; 20 ospedali chiusi o destinati ad altri scopi; oltre 320 punti ambulatoriali dismessi. La Campania, dunque, risulta fortemente penalizzata dalla politica del Governo nazionale.
Di fronte a questa situazione, lo SPI CGIL Campania ha avviato da tempo una mobilitazione per chiedere criteri di riparto nazionali più equi, che non penalizzino ulteriormente la nostra regione. Al contempo, è necessario un intervento urgente da parte della Regione per affrontare con misure concrete una crisi sanitaria che colpisce in modo particolare le fasce più deboli della popolazione. Non possiamo accettare che la sanità pubblica diventi un lusso per pochi e che il diritto alla salute si trasformi in un privilegio. È ora di passare dagli annunci ai fatti.
Franco Tavella Segretario Generale SPI CGIL Napoli e Campania