Tributo all’architetto Ottavio Di Brizzi

 

 

 La notizia della sua morte prematura colpì tutti, addolorò tutti. L’affetto che l’intera popolazione  mostrò ai suoi cari nei tristi momenti dell’ultimo saluto è stato il segno delle intense relazioni sociali che Ottavio aveva saputo intessere localmente. Lo ricordo giovane calciatore del Sassano, studente di architettura a Firenze, professionista e amministratore locale nelle file del PSI prima e del PSDI poi. Con lui ho condiviso qualche spensierato momento dell’adolescenza, poco o nulla   politico.

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Ottavio era un professionista e un politico ben formato, che non ha però mai potuto esprimere appieno le sue capacità in una terra troppo avara nei confronti di chi ha avuto la fortuna e la sventura, al contempo, di nascere e crescere nel Vallo di Diano. Questo territorio, infatti, sembra essere prodigo di riconoscenza solo nei confronti di quei personaggi che trattano la politica come fanno gli sfrontati affaristi nelle loro poco chiare transazioni, o come possono fare le meretrici, senza per questo voler mancare di rispetto a chi pratica questo antico mestiere.

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Per alcuni anni fu amministratore del Comune di Sassano. Ha progettato un’opera pubblica come architetto: un monumento alla collettività. Su un grosso masso bianco (il “sasso sano” del luogo) ruotavano lentamente, azionate da un motore elettrico, strisce metalliche circolari concentriche, sfalsate nella posizione angolare per formare un globo composto da varie parti non sovrapposte. Non saprei dare un significato preciso all’opera; tuttavia era stata esposta nella piazza del paese, non ricordo bene se a sostituzione del monumento ai caduti. Certo, sembrava avesse trovato una sua collocazione permanente in piazza Umberto I, a Sassano. Qualcuno potrebbe adesso sollevare qualche dubbio su come Ottavio avesse ottenuto l’incarico per quell’opera. Sarà stata la benevolenza nei confronti di quel giovane e dinamico architetto del luogo da parte della giunta che aveva commissionato l’opera? Ammettiamo che sia stato così; ma a cosa serve ormai assillarsi con queste domande? Successivamente, tuttavia, il vento sarà cambiato. Ottavio, infatti, si trovò ad essere oppositore di quella che è stata una lunghissima forma di signoria per oltre un trentennio in questo paesino in provincia di Salerno. La sua opera fu rimossa dalla piazza. Una coincidenza? Al suo posto adesso vi è il monumento ai caduti, che riporta su una lapide i nomi di coloro i quali hanno sacrificato la loro vita per la Patria.

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Avevo perso il ricordo dell’opera di Ottavio. Di recente, tuttavia, è apparso solo il “sasso sano” nei pressi di quella che dovrebbe essere un senso rotatorio a Silla. In uno spigolo, vicino il plesso delle Scuole Elementari della frazione, è posto il grosso bianco masso usato dall’architetto a sostegno del resto della sua opera. Ancora è presente una scritta, ormai illeggibile. E il resto della sua opera? L’abbiamo scorta dall’altro lato della Scuola Elementare, nei pressi dell’Università di Sassano (sì, così viene chiamato, da molti del posto, l’Istituto che viene ospitato nella stessa sede adibita a deposito di auto, cartelloni e cose varie dal Comune). Abbandonata come un ferro vecchio, l’opera resiste, tuttavia, nella sua fattura originaria alle intemperie, così come resiste la memoria di questo non secondario cittadino della nostra comunità. Decenza vorrebbe che tale opera venisse esposta o conservata degnamente, ancorché rimossa da qualche signorotto locale per compiacere i propri cortigiani, o da qualche benpensante solo per punire chi della corte festante non faceva più parte. Non condividemmo la scelta politica di Ottavio, ma non potevamo non rispettarla, riconoscendo in lui un uomo che sapeva vedere in anticipo il cambiamento in atto nella società italiana. Il suo istinto politico e la sua abilità nelle relazioni sociali l’avrebbero portato senz’altro lontano. Il destino gli ha precluso questa possibilità.  Adesso è compito di chi vuole che qualche barlume di civiltà resista in questa comunità di persone, socialmente regredita fino al punto da vedere una sola compagine alla guida dell’amministrazione, senza più controllo politico da parte di un’opposizione vera. In passato Sassano aveva avuto una minoranza nella vera accezione del termine (non un’opposizione, quindi) tutta confluita allegramente nella lista unica dei vincitori assoluti dall’anno 2005.Le sofferenze del senso civico della comunità sassanese, tuttavia, non si manifestano solamente attraverso l’abbandono dell’opera dell’Arch. Ottavio Di Brizzi, ma si possono cogliere anche in altri segni: dai capannoni abusivi da abbattere, costruiti nel mezzo del nulla, alle condanne opportunamente sottaciute dalla stampa locale di alcuni tecnici per gli stessi abusi; dai fenomeni di inquinamento, a quelli di deturpazione delle zone di pregio ambientale; dalla formazione di comitati civici che denunciano favoritismi per amici e parenti nell’amministrazione pubblica, all’uso del danaro pubblico per sagre con improbabili ritorni nelle attività turistico-ricettive del posto, solo da ultimo presenti grazie ad imprese agrituristiche di alcuni parenti degli amministratori. E mentre queste sofferenze vengono inferte alla collettività, non ci si sofferma a pensare che qualcuno dovrebbe spiegare come sia potuto accadere tutto ciò: una continua disgregazione sociale, voluta forse solo per poter perpetuare un potere fatto di clientele. E così qualcuno spieghi anche come sia potuto accadere che non si sia capito che un gesto di abbandono del tipo descritto in questo scritto non è solo un’offesa ad una persona defunta, ma a tutti coloro i quali serbano intatta la memoria del concittadino Ottavio Di Brizzi. E qualcuno ci chiarisca se in tutta questa triste storia si possa prefigurare il reato di danneggiamento di opere pubbliche, che per giunta risultano essere frutto dell’ingegno di persone del luogo.

Roberto De Luca

(che vorrebbe essere ottimista in una fredda e nevosa giornata di primavera del 22 marzo 2009, ma che proprio non riesce a essere spensierato, se solo si guarda intorno)

 

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “Tributo all’architetto Ottavio Di Brizzi

  1. Signori, sono un monaco cattolico negli Stati Uniti che cercano l’aiuto nell’individuazione dei miei parenti del Di Brizzi. Il mio Giambattista Di Brizzi di prima generazione è venuto in America in 1904 all’età 15. Inoltre sulla nave con lui era Guistina DeLuca 26yrs vecchio e sposato. Francesco e Antonio Zazzaro invecchia 2 e 4. Interamente si è mosso verso Bayonne NJ nella stessa casa di Carmine De Luca. Potete dirmi se conoscete qualunque Di Brizzi’ s ora relativa a Giambattista? Il dio lo benedice per il vostro aiuto.

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