Salerno: Radicali, lettera aperta al Sindaco De Luca sulla “Bancarotta della Giustizia”
Illustrissimo sig. Sindaco Nelle future discussioni consiliari e di giunta non si può… non affrontare anche la complessa situazione in cui vivono i detenuti, gli agenti e gli operatori, il personale amministrativo e la direzione della Casa Circondariale di Salerno-Fuorni, tanto più che neanche la recente proposta del Governo di costruire un nuovo padiglione (per altro al posto del campo sportivo, unica attrezzatura all’aperto, al servizio dei detenuti e del personale di custodia, come giustamente fa notare la delibera di Giunta licenziata e deliberata dal Consiglio Comunale), non risolve, ne attenua la condizione del sovraffollamento, contraria alle più elementari norme che salvaguardano i diritti umani, più volte sanzionato dalla Corte Europea per i diritti di Strasburgo, visto che da sempre la pianta organica degli agenti di polizia penitenziaria è insufficiente nel numero previsto, recentemente al disotto del 30 %, vale a dire mediamente un agente per ogni otto detenuti, come più volte denunciato dai sindacati degli agenti e dalla direzione carceraria stessa. Come si può, con quale bizzarra alchimia, si pensa che il numero del personale di custodia tuttora in organico possa garantire la sicurezza con l’aggiunta di un nuovo padiglione ai tre già esistenti (di cui uno mai inaugurato), senza indire per questo nuovi concorsi. Questo Governo capace di tutto, ma veramente di tutto, con una mano finanzia gli appalti dell’edilizia carceraria per i loro amici faccendieri delle P3 e P4, e con l’altra taglia dal lavoro, all’assistenza sanitaria, al personale educativo, agli psicologi, ai servizi e all’approvvigionamento d’ogni cosa utile (da tempo manca anche la carta igienica), e non spende un centesimo per indire concorsi per il personale di custodia da decenni sott’organico (mai viste le cinquemila assunzioni promesse, quale indispensabile accompagnamento alla costruzione di nuove carceri), così da realizzare le ennesime cattedrali nel deserto, uno dei fallimenti di una complessiva “bancarotta della Giustizia” e del suo “bancarottiere” Alfano, tutto sulla pelle della martoriata Comunità Penitenziaria, non solo è non soltanto quella di Fuorni. Verso il rientro nella legalità auspicata va invece, per questo assolutamente soddisfatti e n’apprezziamo le parole che Ella sig. Sindaco ha voluto rivolgere pubblicamente ai Radicali nella recente conferenza dei gruppi di maggioranza del Consiglio Comunale, rispetto alla mia e nostra seria, concreta proposta di politiche di welfare carcerario, mediante l’istituzione del Garante Comunale per i diritti delle persone private della libertà personale e del suo ufficio. Si va così a completare al più presto, grazie alle Sue e alle nostre caparbie convinzioni, una “politica di sicurezza” per i cittadini salernitani, che oggi vede soltanto la fase a valle della repressione del reato senza l’indispensabile prevenzione e riduzione del reato stesso a monte, attraverso appunto l’innesco di politiche che vadano ad abbassare la recidiva, con l’attivazione coordinata e sinergica di tutti gli strumenti amministrativi e sociali possibili per il reintegro alla società del reo, tutto questo ad assoluto vantaggio della sicurezza del cittadino, chiaramente e ovviamente in perfetta linea con l’art. 27 della nostra Carta Costituzionale, che recita testualmente appunto al terzo capoverso: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso d’umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Il modello del garante di Bologna insieme a quelli di Torino, Firenze e Roma quali migliori e i più efficaci per la riduzione del danno e il reintegro del detenuto, adattati e aggiornati alle esigenze salernitane e di Fuorni.
Si tratta di condizioni di vita e di lavoro che – come succede purtroppo in tutto il Paese – contravvengono palesemente agli standard internazionali ed europei e che costituiscono una violazione della Costituzione e delle leggi che l’Italia si è data. Il sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani (più di 67.000 detenuti a fronte di una capienza di 45.000), lo scarso ricorso alle pene alternative, l’utilizzo ipertrofico della carcerazione preventiva, le storture dell’ex-Cirielli, la criminalizzazione della condizione di “immigrato illegale” e la fallimentare legislazione sulle droghe sono tra le cause di tale sovraffollamento. A ciò si aggiunge la cronica insufficienza nella dotazione di personale e di mezzi, che non permettono al carcere di assolvere alla sua funzione di “rieducazione” costituzionalmente sancita. Dall’altro lato, la lentezza della macchina della giustizia, oberata da milioni di pratiche giacenti (oltre 10 milioni i carichi pendenti), fa sì che ogni anno vadano in prescrizione più di 200.000 processi, dando così vita ad un “libera tutti” occulto e di classe (chi può permettersi di pagare avvocati “esperti” riesce ad evitare il giudizio). Per porre rimedio all’intollerabile stato del sistema penitenziario italiano e dare ossigeno all’apparato giudiziario Marco Pannella e con lui più di 24.000 (tra questi oltre 900 a Salerno) tra detenuti, familiari, operatori, camere penali e psicologi penitenziari stanno portando avanti un’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame per il varo di un’amnistia che in Italia manca da più di 20 anni, tale azione a questo momento sospesa ma non interrotta, condotta dal 20 aprile scorso per 90 giorni di sciopero della fame da Marco Pannella (di cui cinque di sciopero della fame e della sete dal 19 al 24 Giugno), quale omaggio alla convocazione degli “Stati generali sulla Giustizia” al Senato della Repubblica, che appunto ospita il convegno: “Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano”, giovedì 28 e venerdì 29 luglio, (domani e dopodomani), alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e del Presidente del Senato, Renato Schifani, i lavori saranno aperti dalla relazione introduttiva di Marco Pannella, promosso dal Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio del Senato della Repubblica. Quella “Giustizia Giusta”, per intenderci agognata Riforma voluta da Enzo Tortora, che i cittadini italiani cercano affannosamente di conquistare invano da anni. Amnistia per la Repubblica! Quale rientro nella legalità costituzionale di una Repubblica oramai senza.., non certo il liberi tutti (che per i ricchi già c’è), ma è quel rientro nella legalità costituzionale, che in queste ore con enorme fatica sta cercando di spiegare, spesso censurato dai nemici della Repubblica il nostro Presidente Giorgio Napolitano, espressione ed estremo garante in difesa della carta, dalla bancarotta continua e strisciante a cui ci ha ridotto da più di un sessantennio questo infame e putrido “Regime Partitocratico”, di cui il Governo Berlusconi ne è soltanto l’ultima espressione. Amnistia non solo e non soltanto per l’intera Comunità Penitenziaria (accompagnato ovviamente da un preciso e attento provvedimento d’indulto, come per altro i precedenti, la ragione e la prudenza vogliono, e da una seria depenalizzazione dei reati minori, e dal ritorno alle misure di detenzione alternativa al carcere, di cui la legge Gozzini e la Simeone-Saraceni sono stati negli anni passati strumento efficace), ma per la democrazia e lo Stato di diritto, per l’intero sistema giudiziario e istituzionale, di cui i penitenziari sono soltanto l’appendice scomoda da vedere, il macero del processo penale oramai morto, la discarica sociale dove releghiamo gli ultimi che rifiutiamo, che cancelliamo dalle nostre coscienze e allontaniamo dai nostri occhi oramai assuefatti alla tortura, quei nuclei sempre più consistenti di Shoah…mirabilmente descritti dal monito della “stella gialla” posta l’attenzione del Paese e all’agenda politica delle più alte cariche dello Stato dall’azione nonviolenta e ghandhiana di Marco Pannella! Siamo alla “marcia del sale”, siamo i ventiquattromila in sciopero della fame che arrivano davanti al governatorato britannico, siamo quella rivolta nonviolenta e ghandhiana che viene dalle carceri ma non solo, per chiedere al Vice-Re di sua maestà la Regina, rientro nella legalità che non noi, ma loro si sono dati. Amnistia per la Repubblica!