Incontro con il popolo balega (Congo Rd): la cultura lega, Dio nella concezione lega

Padre Oliviero Ferro

Siamo nella Regione del Kivu (di fronte al Rwanda e Burundi). Dio per i Balega, e generalmente per tutto il mondo Bantu, è il Dio lontano, fuori e sopra la vicenda umana, della quale, apparentemente, non si interessa.  E’ comunque il Dio musoka, buono, che non ha responsabilità in ordine al male del mondo, e non è mai direttamente imputabile per una qualsiasi situazione cattiva che maturi tra gli uomini. Secondo tale concezione Dio è Mun-je “Colui che abita in alto”, Mwene-irako “Creatore e padrone di tutto”, Kinkunga “Creatore”, Kalaga e Ombe “Colui che è da sempre”, Mwene-byose “Il Potente”. Il nome di Dio nella lingua Lega è Ombe. Non è minimamente cattivo “Ombe ali Ombe, ali musoka wetu” (Dio è Dio, è il nostro buono). Nessuna preghiera è rivolta direttamente a Dio, che rimane inaccessibile: tutto avviene attraverso degli intermediari, i basumbù, gli spiriti dei morti della famiglia, e tra questi i più prossimi come il padre, il nonno o il capo-clan.  Dio è il custode del mondo e degli uomini e agisce nei loro confronti come più gli piace. Responsabile di tutto il male esistente nel mondo non è Dio, bensì Akinga, “il demonio”. Il Demonio è l’unico essere pienamente imputabile di tutto il male che c’è tra gli uomini: è il vero e unico nemico dell’uomo ed egli è solamente cattivo. Tutto dipende dunque dall’interagire di due forze: Dio e il Demonio, che tuttavia resta sempre subordinato a Dio ed è come il suo servo e il suo schiavo. Dio è sempre buono, mentre il demonio vuole sempre nuocere all’uomo con disgrazie, malattie e morte. Satana, a sua volta, si serve dei suoi “emissari”: gli stregoni, che però non possono nulla se Dio non è d’accordo. I Balega, risalendo ai loro antenati, non ricordano né parole né particolari azioni di Dio che rimane il Dio uno, accessibile solo attraverso la mediazione degli spiriti. Una cosa bella vedevano: quando uno era ammalato e guariva,dicevano così: Dio vuole che rimanga ed ecco sono ancora vivo, in caso contrario sarei morto. Nel caso di un incidente stradale con 8 morti, così si dice “Gli stregoni sono andati a stregare questi uomini, ecco perché sono morti. Se Dio era presente, non sarebbe successo. Quegli uomini sono stati rubati, sono usciti dalle mani e dal cuore di Dio. Se Dio avesse amato quelle persone, sarebbero tutte rimaste in vita”. I Balega non potevano avere una nozione filosofica di Dio, ma una nozione quasi sperimentale di un Dio sentito per istinto e della cui esistenza non si è mai avuto il minimo dubbio. I Balega dicono ancora “Mai sentito dire che ci sia gente che non credesse in Dio: tutti sapevano che Dio faceva solo il bene”. Non si sono mai realizzate immagini né di Dio né degli altri spiriti. Infine “Dove si va dopo la morte? Sapevamo che chi muore, marcisce: è marcito là dove è andato. Viene sepolto, ma non sappiamo dove vada. Si dice che vada da Dio e così possa intercedere per noi. E’ là che gli uomini vanno. Non si sapeva che ci fossero due strade, se ne conosceva una sola: uno muore ed è tutto. E se il defunto aiuta noi che siamo rimasti, vuol dire che non è ancora morto: intercede là dove è andato. Così conoscevamo che lui, che è il nostro capo, intercede per noi, sua famiglia”(parleremo della cultura, i Bami, l’iniziazione maschili e femminile, la famiglia, racconti,storie e proverbi, utilizzando la ricerca di padre Giulio Simoncelli,Missione tra i Balega nelle foreste del Congo, 2007)