Gli arcangeli di don Marcello Stanzione
«Gli Angeli sono i grandi sconosciuti dei nostri tempi», affermò Giovanni Paolo I. Eppure la preghiera che i cattolici recitano più frequentemente, l’Ave Maria, altro non è che la trasposizione del saluto che l’arcangelo Gabriele fece alla Madonna quando le annunziò che sarebbe divenuta madre del Redentore. Meritevole è quindi l’opera di don Marcello Stanzione, parroco nel Salernitano, che sta dedicando l’intera propria esistenza a diffondere la devozione ai santi Angeli: lo fa con l’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo, con conferenze in tutta Italia, con un convegno che si svolge ogni giugno a Campagna (in provincia di Salerno) e con una serie di libri sull’argomento – ne ha scritti una cinquantina, di cui gli ultimi sono Gli angeli. Guida essenziale (Libreria Editrice Vaticana, Roma 2010), I Papi e gli Angeli (Gribaudi, Milano 2010), Gli Angeli di Santa Faustina Kowalska (Gribaudi, Milano 2008), Gli Angeli di San Pio da Pietrelcina (Segno, Udine 2008). La sua ultima fatica è dedicata ai soli tre Arcangeli di cui la Sacra Scrittura riveli il nome: Michele il guerriero, Gabriele il messaggero e Raffaele il guaritore (esistono anche altri nomi di angeli, ma sono contenuti nei libri apocrifi dell’Antico Testamento e quindi non sono presi in considerazione dalla Chiesa); va detto che nella gerarchia celeste gli arcangeli, al contrario di quanto si potrebbe pensare, occupano solo la penultima posizione, inseriti nella triade inferiore (che comprende Principati, Arcangeli e Angeli) dopo la triade maggiore (Serafini, Cherubini e Troni) e quella mediana (Dominazioni, Virtù e Potestà): ecco perché l’autore, prima di parlare di Michele, Gabriele e Raffaele, si sofferma sugli altri componenti dei “cori” angelici (ma don Stanzione preferisce parlare di “ordini” o “eserciti”, perché il termine “coro” è troppo legato nella nostra cultura all’aspetto musicale), illustrandone le caratteristiche e citando i bassi biblici in cui tali entità vengono nominate. Il volume termina con una corposa appendice dedicata alle principali preghiere agli arcangeli (comprese quelle di consacrazione di se stessi e della propria famiglia) si configura così come una sintetica, ma efficacissima guida alla conoscenza dei “grandi sconosciuti dei nostri tempi”. Tra le varie preghiere particolarmente toccante è l’invocazione a S. Michele dettata da Leone XIII dopo aver avuto, al termine di una celebrazione eucaristica, la visione di una battaglia tra schiere celesti e legioni infernali: il Pontefice ordinò che la preghiera venisse sempre recitata al termine della messa, ma, con il Novus Ordo, essa (con il suo potere protettivo) è andata purtroppo perduta.