Italia: costituzione tradita, sempre più vicina ad una “costituzione di carta”
Cara Costituzione italiana, così come sei ridotta, proprio non ti riconosco. Sei sempre più vicina ad una “costituzione di carta”. Dov’è lo spirito fondatore che animò i nostri padri costituenti? Scritta con la mente ed il cuore, oggi è purtroppo indifferente ai più. Si fa sempre più fatica a pensare che abbia ancora un senso. Dov’è la nobiltà di chi sognava un’Italia diversa e sapeva rivolgere lo sguardo anche al futuro, creando un ponte di amorosi sensi tra una generazione e l’altra? Purtroppo oggi tutto è cambiato; non si sogna più; non si sa costruire ponti che legano il nostro presente al passato ed al futuro che verrà. Cresce, purtroppo, di giorno in giorno, il tradimento italiano per i nostri nobili padri costituenti, tutti uniti a pensare insieme, senza divisioni e/o egoismi di appartenenza, al comune bene dell’Italia che si sognava grande e per sempre unita in tutte le sue parti e lungo tutti i suoi sacri confini dal Nord al Sud del Paese, senza pensare a dividere ciò che l’atto costitutivo rappresentava e sognava unito per sempre. Dire queste cose in modo seriamente responsabile ed esprimersi in questi termini è causa di profonda e grave sofferenza. La Costituzione tradita è, purtroppo, una triste e diffusa condizione nella società del nostro Paese, dove, sempre più, le cose non hanno senso se non quello del solo apparire. L’Italia ammalata, l’Italia tradita, l’Italia fortemente contaminata dal niente nei valori dell’appartenenza, si esprime nell’indifferenza e senza continuità con il suo passato e le radici dei valori e del pensiero da cui è nata. Purtroppo siamo indifferenti per quello che siamo stati, per chi ci ha prestigiosamente rappresentati; per il patrimonio di valori, di idee e di regole che ci sono state trasmesse in eredità da un passato dimenticato e senza il quale non si va da nessuna parte. È importante capire questo; è importante sapersi rendere conto che senza i valori dell’identità e dell’appartenenza siamo assolutamente niente. È importante recuperare quel sacro rispetto per la costituzione, svuotata dei suoi contenuti e ridotta a pura costituzione di carta. Di chi la colpa? Chi ha la maggiore responsabilità? Non è dei cittadini il maggiore tradimento; a tradire l’Italia e gli italiani è stata soprattutto la sua classe politica e di governo che ha pensato di farne un territorio di conquista per fini assolutamente poco nobili e del tutto indifferenti per i tradimenti verso la gente che ingiustamente si è fidata ed ha creduto nella generosa buona fede di chi aveva ed ha la responsabilità di governo. Ma vediamo da vicino i tradimenti sia nei confronti dell’Italia che della sua gente, purtroppo, sedotta ed abbandonata al proprio destino, in modo irresponsabile soprattutto al Sud del Paese, dove si fa fatica a vivere e dove la gente non crede più a niente ed al futuro che verrà. Chi sono i traditori responsabili di tanto sfascio? In prima persona c’è la responsabilità sia diretta che in diretta di chi per decenni ha avuto nelle mani il governo del Paese, pensando molto a se stessi e poco o niente agli interessi della gente che ha subito in silenzio, senza minimamente agire o reagire ai soprusi, ma subendo in silenzio le tante negatività che si andavano abbattendo sulle loro teste, con atteggiamenti di silenziosa accettazione di tutto. Per dare il segno di quello che sono stati i tradimenti della Costituzione, ritengo osservarne alcuni suoi principi fondamentali, fortemente svuotati di valori e contenuti. Già all’articolo 1 – l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo. Possiamo riscontrare la poco concretezza dello stesso. Purtroppo c’è da dire che è in grave sofferenza la democrazia costituzionale del nostro Paese; l’Italia è sempre meno una democrazia (siamo più in una democrazia virtuale che reale) ed il popolo sovrano è solo apparentemente sovrano. Ogni giorno viene espropriato nel suo ruolo costituzionale della sovranità popolare ed ogni giorno è sempre meno garantito nel diritto fondamentale al lavoro che i padri costituenti avevano individuato come diritto fondamentale della democrazia reale del Paese. Ma i tradimenti verso la Costituzione, così come voluta dai padri costituenti, proprio non finiscono qui; oltre all’articolo 1, purtroppo anche l’articolo 2 non viene sistematicamente rispettato soprattutto dalla classe politica che dovrebbe far funzionare democraticamente le istituzioni, rispettando i cittadini che sono la forza portante per garantire al Paese, senza pretestuose distinzioni, le necessarie condizioni di democrazia e sviluppo. La Repubblica italiana, così come oggi è ridotta, purtroppo non riconosce né garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità. Purtroppo manca e tanto, quel collante d’insieme per una piena garanzia dei diritti, con conseguente adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E così, continuando l’excursus della carta costituzionale, vediamo il malessere italiano nel mancato rispetto dell’articolo 3 per il quale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni generali e sociali”. Purtroppo non è così; pur non volendomi addentrare a lungo nei tradimenti che subiscono i cittadini, continuamente spogliati nella loro dignità sociale, c’è comunque di esprimere la propria rabbia, il proprio dissenso per quanti, avendo dalla loro parte la forza del potere, si mettono sotto i piedi la dignità ed i diritti dei cittadini, svuotando quella dignità sociale sancita dalla costituzione, in azioni antisociali e di grave offesa per la persona umana. È grave; è intollerabile; con tutta la rabbia in corpo, c’è da dire basta, perché proprio, per aver toccato il fondo, non se ne può più. Indigniamoci insieme per il crescente tradimento dell’articolo 4 della Costituzione, si tratta di un tradimento che, purtroppo, colpisce soprattutto i giovani, a cui è violentemente negato il futuro, per un certo diffuso egoismo da parte di una generazione adulta, fatta di avidità e di ingiustizia, per amore di un capitalismo padrone, sempre più incerto ed a volte per libera scelta, indifferente alla gente ed ai diritti dell’umano sociale che diventano per i più, diritti negati. Ha ancora un senso parlare di diritto costituzionale al lavoro? Esistono se non sulla carta le condizioni che alla fine rendono effettivo e per tutti questo diritto? Non è purtroppo, con altri diritti costituzionali previsti e protetti, un solo diritto di carta? Di chi la colpa di tutto questo? Chi ci sta tradendo, privandoci e rendendoci giorno dopo giorno solo organi delle nostre non lontane radici che affondano e traggono vita e forza della Carta Costituzionale a lungo pensata e poi scritta come vangelo sociale da amare, da rispettare e da riempire per tutti, di contenuti veri, evitando che diventi, come purtroppo è diventata, un solo libro dei sogni, contenente solo enunciazioni di principio, tale da renderla Costituzione di carta? Meditate gente! Meditate! Non si può far finta di niente. Non si può stare a guardare. Bisogna sapersi indignare e da protagonisti pensare e come cambiare le cose, riannodando i tanti fili spezzati e liberandosi dei tanti tradimenti subiti. Per fare questo, bisogna cacciare i farisei dal tempio, bisogna ridare dignità di popolo alla nostra gente ridotta a plebe, bisogna sapersi riprendere il proprio ruolo da protagonisti, sottraendo ad un mondo di potenti e prepotenti che opera non per il bene comune ma per difendere egoisticamente i propri privilegi. Bisogna impossessarsi della politica e ridarle quell’anima nobile che non ha più, cancellando quella politica cialtrona impegnata solo in uno spettacolo mediatico fine a se stesso dove vince chi grida di più e si gettano le infami basi dei senza diritti, dei diritti negati che sono per la maggior parte dei cittadini del nostro Paese, un Paese oggi tradito, oggi ridotto all’osso e, purtroppo vittima di chi l’ha usato per i propri fini, utilizzando l’arte della seduzione e dell’abbandono. Anche l’articolo 5 della Costituzione che prevede la Repubblica una ed indivisibile ormai vacilla e rischia di mandare in frantumi l’unità del Paese. Soprattutto le condizioni di crescente crisi economica e non solo quella, hanno messo a nudo le due anime italiane; hanno evidenziato quel male oscuro rappresentato dal fatto che l’Unità d’Italia ha 150 anni, ma ancora non sono stati fatti gli italiani, capaci di dirsi italiani e non italiani divisi in un Nord vicino all’Europa ed in un Sud alla deriva che corre veloce verso il continente nero ed è sempre meno italiano per ricchezza prodotta, per lavoro garantito, per malessere diffuso, per diritti negati e per la crescente identità diffusa di popolo-plebe, dove tutto è consentito a tutti e dove anche l’immoralità, il male oscuro del potere criminale, diventa un normale elemento di vita d’insieme e dove sempre meno ci si indigna per i torti subiti, perché così è, così stanno le cose e così deve andare, per cui è assolutamente inutile ribellarsi. Anche l’articolo 7, non rappresenta quella volontà costituente secondo cui il nostro Paese, per gli accordi presi e sottoscritti doveva essere un Paese dalla “libera Chiesa in libero Stato”. Purtroppo non è proprio così; le ingerenze della Chiesa cattolica nel nostro cosiddetto libero Stato sono tante e si fanno pesantemente sentire senza, tra l’altro, renderci umanamente e cristianamente migliori, in quanto non sono questi i motivi a base della tradita sovranità laica del nostro Paese. Purtroppo la Chiesa cattolica per difendere i suoi tanti privilegi sul suolo italiano non fa mancare il suo sostegno e la sua solidarietà al mondo della politica che indifferente della propria autonomia, accetta i favori della Chiesa, ricambiandoli con il consenso e la disponibilità alle scelte che non sono scelte per l’anima, ma per i poteri forti della rappresentanza, i veri padroni di questo nostro Paese che non sa a quali Santi votarsi per diventare un Paese normale, un Paese dove è bello e possibile per tutti vivere, un Paese dove ci sia il rispetto della gente ed una moralità pubblica capace di agire, promuovendo i diritti ed evitando di apparire come sola attiva protagonista dei diritti negati. Anche l’articolo 8 che riguarda le diverse confessioni religiose non è basato sulla pari dignità e sul pari diritto di esprimersi. Non tutte le religioni sono libere allo stesso modo; c’è, di fatto, un’assoluta prevalenza della Chiesa cattolica sulle altre Chiese, che non sempre sono messe in condizioni di potersi liberamente organizzare sull’intero suolo italiano. Ma la triste via crucis non si ferma qui; come non dare uno sguardo all’articolo 9 che così recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione”. Purtroppo i desiderati nobili e generosi dei padri costituenti hanno perso, cammin facendo, i presupposti per cui erano nati nella volontà di far crescere culturalmente il Paese e di tutelarne e promuoverne il paesaggio ed il suo patrimonio storico ed artistico. La cultura è in grande affanno e non trova quella forza necessaria per diventare bene comune. Scarsamente presente è confusa e senza anima; non più elitaria e per niente popolare. La gente comune, assorbita da un mediatico sempre più indecentemente invasivo e per niente veicolo di cultura, è indifferente ai fatti culturali da cui necessariamente partire per promuovere quel cambiamento e quello sviluppo necessario al futuro ed alla società intesa sia come insieme umano sia come individualità desiderosa di crescere culturalmente. Il nostro Paese è in grande sofferenza per quella cultura che è necessaria ma che di fatto non c’è; è in sofferenza per la mancata attenzione istituzionale per la ricerca scientifica che, nell’indifferenza, vede allontanarsi le intelligenze migliori, purtroppo, costrette ad emigrare per esprimersi e dare il proprio contributo di idee al mondo che verrà. Altra nota dolente è la poca attenzione al bel paesaggio italiano indecentemente cementificato e/o abbandonato a se stesso e patrimonio storico artistico che fa dell’Italia uno dei primi paesi al mondo per i suoi tanti beni, parte di un tesoro che proprio non si merita perché non si sa né conservarlo, né intelligentemente usare ai fini della crescita e dello sviluppo del Paese. Si tratta di uno scrigno prezioso, abbandonato a se stesso, spesso nel degrado e nell’abbandono; deve diventare bene comune da tutelare così come merita. Per questo obiettivo occorre un grande scatto di orgoglio italiano e con il protagonismo della gente, scuotere nel vivo un mostruoso disegno di indifferenza che uccide il Belpaese, causando danni sempre più irreparabili. Anche sull’articolo 11 c’è da riflettere. L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Non è sempre stato così; non sempre è così. Il nostro Paese, purtroppo, si è avventurato in guerre cosiddette giuste, in false azioni di pace, impossibili in quanto avevano per scenari naturali bagliori di guerra e violente guerre fratricide spesso messe in piedi per sete di potere e quindi voglia bruta e violenta di prevalere sugli altri con gravi carneficine umane. Che dire delle tante guerre dimenticate in cui il perbenismo italiano non si è fatto sentire? Ma, soprattutto, che dire dell’olocausto infame della morte per fame con ben 16 bambini che muoiono per ogni minuto che passa, nel mondo della povertà estrema, verso la quale ci sono sempre più tante belle parole, ma pochi veramente pochi fatti. Ed intanto si muore; intanto bambini innocenti se ne vanno, lasciando il loro inferno terreno, frutto del grande tradimento degli uomini che a parole predicano il diritto alla vita. C’è, a giusta ragione, da chiedersi di quale diritto alla vita si tratta. Io uomo tra gli uomini, non riesco a vederlo e a darmi una ragione di tanta disumanità criminale che indifferente, assiste nel mondo alla strage degli innocenti. Non secondario è anche il malessere italiano legato all’articolo 12 della nostra Costituzione. La bandiera della Repubblica è il tricolore; simbolicamente rappresenta l’Italia di tutti gli italiani e di tutte le sue diverse realtà territoriali dal Nord al Sud del Paese. Ma non sempre è così; non sempre le viene riconosciuto quel suo valore di unità dell’appartenenza. I più la dimenticano e/o la subordinano ad altri simboli di rappresentanza umana, territoriale e del sentire italiano. Molto spesso l’italianità ed il tricolore che la rappresenta esplode con enormi sventolii di bandiere tricolori, per fatti assolutamente effimeri ed assolutamente secondari all’italianità ed all’essere cittadini protagonisti nel paese a cui appartengono e che va vissuto in tutti i suoi momenti, rispettandone i valori fondanti, le leggi e quindi anche la bandiera, simbolo unificante di tutti gli italiani. Non posso concludere questo mio lungo excursus sulla Costituzione italiana, senza rivolgere almeno un momento di attenzione anche all’articolo 118, un articolo ormai senza senso e senza concreto significato di italianità per gli italiani che hanno ormai dimenticato e/o sono indifferenti alle troppo invecchiate radici e dalle volontà testamentarie d’insieme lasciateci in eredità dai nostri padri costituenti. Si tratta di un malessere di cui soffre l’Italia e gli italiani e di cui i più non riescono neanche ad accorgersi. Tornando all’articolo 118 in base al quale Stato, Regioni, Città metropolitane, Province, Comuni, dovranno essere i soggetti protagonisti dell’autonoma iniziativa dei cittadini singoli e/o associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà, purtroppo, con grande sofferenza, ci si rende conto che questo articolo della Costituzione, non ci appartiene più; non è più patrimonio comune, se non per piccole cose, assolutamente lontane dalla volontà dei padri costituenti. Non solo non appartiene agli italiani, ma è estraneo, in linea di principio, all’uomo della Terra, sulla quale oggi vivono in tanti con il grave ed irrisolvibile problema del cibo per sopravvivere, mentre il 20% ha cibo ed altro in modo spropositatamente in eccesso e abusandone rischia la vita ed essere costretti a non mangiare per non ingrassare e quindi non ammalarsi e morire per il troppo mangiare. Il nostro Paese, è sempre meno virtuoso; i tanti, i troppo furbi, sono i veri nemici della gente comune, della gente che in silenzio soffre e muore, estraniandosi dalla vita d’insieme, per la quale dovrebbero sentirsi cittadini attivi e protagonisti insieme e/o nell’insieme di tutti quei soggetti previsti dall’articolo 118 della Costituzione italiana. Perché questa analisi così sofferta e cruda dei mali d’Italia, di quell’Italia nobile e generosa che da parte della sua gente va dimenticando le sue radici, la sua appartenenza ed il suo impegno-dovere a traghettare nel futuro i propri figli, le giovani generazioni non più capaci di pensare positivo e di una vita d’insieme, fatta di italianità di insieme e capace di farla propria, contagiandosi l’un l’altro? Non è per compiaciuto catastrofismo essere così severo nel considerar i mali dell’Italia, del mio Paese, il cui malessere mi produce quella sofferenza in tutto simile ai tanti che hanno sacrificato tutto di se stessi per fare grande un Paese che sognavano bello da vivere non solo per se stessi, ma anche per i loro figli, i loro nipoti e tutte le generazioni a venire. Ma purtroppo così non è stato; oggi siamo di fronte ad un’Italia tradita, ad un’Italia gravemente ammalata, con la Costituzione, riferimento sacro per le sue genti, dimenticata, maltrattata e sempre più ridotta a sola “Costituzione di carta”. Nonostante tutto, da buon italiano cerco di rimanere legato al mio Paese, alla sua Costituzione ed al suo sacro vessillo; il tricolore, deve sventolare per tutti gli italiani, senza esclusione alcuna e deve contagiare quella italianità d’insieme oggi dimenticata e/o indifferente ai più che senza la forza delle radici, vivono da estranei sul proprio territorio, indifferenti a tutto, rinnegando anche il principio di sussidiarietà e dell’autonomia di iniziative di ogni cittadino italiano, al quale mi viene affettuosamente da dire che è ormai tempo di sentirsi italiani ed amici della Costituzione che pensava di unire per sempre tutto quello che oggi in tanti egoisticamente cercano di dividere facendosi male e facendo male soprattutto all’Italia che al futuro degli italiani che così com’è, è sempre più un futuro da italiani disuniti e ….. poco italiani.
Egr. Prof.Lembo, quando l’ uomo consegna la gestione della propria coscienza ad altri esseri umani che ignorano il significato profondo dell’ Unica PAROLA, accade ciò che lei ha così ben descritto in ogni minimo particolare.
L’ uomo, prima o poi, deve toccare il fondo, e lo stiamo toccando il maledetto fondo, per poi rialzarci e camminare con il NUOVO che ci viene proposto, se lo vogliamo.
Questo è il salto di qualità che dobbiamo sforzarci di compiere, ascoltare, oggi, la Bontà Celeste che ci viene in aiuto, per riavviare una barca che fa acqua da tutte le parti e che nessun essere umano sa risolvere, se non accetta di ascoltare solamente COLUI CHE può leggere nell’ animo umano.
Incoraggiamoci a vicenda per uscire dalla palese indifferenza in cui stiamo tutti cadendo, cercando di procurare l’ indispensabile nutrimento di cui necessita l’ Anima.
In tanta tristezza, non mi va proprio di scherzare quando indicando il Messaggero dello Spirito Santo inviatoci, oggi, dall’ infinita bontà Divina, e che silenziosamente entra nelle nostre case per benedire e parla dolcemente per invitarci a leggere ed approfondire quello che il nostro Creatore Vuole dirci: http://www.gabrielearcangelo.it
addirittura stipulando un Nuovo Patto di Alleanza tra Lui e noi Sue creature, cosa ci impedisce di spalancare le porte a Cristo, come ci invitava a fare il Beato Papa Giovanni Paolo II?
Non è meraviglioso?
Si può entrare in qualsiasi libreria per ordinare questi cinque Sacri Testi che continuano a svelare ciò che non si è riuscito bene a capire nella Sacra Bibbia della Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e come se non bastasse, riappare alla ribalta il Commento delle Sacre Scritture dettato all’ umilissimo sacerdote di Napoli Don Dolindo Ruotolo, pensate un po’, direttamente dallo Spirito Santo.
Ciò vuol dire che la nostra vita dipende dalla ” PAROLA”.
E’ vero che siamo tutti figli di un Unico Padre per cui ciascuno può liberamente professare il proprio Credo, ma facciamo attenzione a non cadere nel gioco diabolico buttando nel calderone il sacrificio del nostro amato Gesù Cristo, Figura storica realmente esistita, e la Cui Fedeltà è ben custodita solamente dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana guidata, per Volontà Divina, dal Sommo Pontefice.
Ignorare ciò, oltre ad essere una mancanza di gratitudine verso Chi, innocente, si è sottoposto ad un terribile martirio per salvarci tutti, ma significa anche avviarci tutti verso l’ auto distruzione.
Ecco che ci viene aperta una speranza la quale è a portata di mano, non la ignoriamo.
Diamo noi per primi l’ esempio di saper ascoltare Chi non conosce la parola tradimento,ma parla disinteressatamente soltanto per “AMORE” a tutti noi che siamo Suoi figli.
Coraggio e andiamo avanti, non siamo soli.
marialuisa.cavaliere@libero.it
Cara Direttrice,
è stato sewmpre così.
I Governi dei poteri forti (siano essi politici e/o finanziari del nostro Paese e non solo) quando non riescono normalmente ad abbattere i diritti costituzionali di lavoratori e cittadini ricorrono o alla mamo d’opera di razzisti e fascisti fagocitati o cercano di cancellarli direttamente.
Questo Governo, purtroppo ha i numeri per poterlo fasre con il voto parlamentare (vista la maggioranza di cui dispone) e con il continuo ricorso al voto di fiducia.
La gravità di questa crisi economica e del cosidetto debito estero fa il resto.
Ciò che oggi, però, deve preoccuparci di più è laz totale dipendenza di questo Stato dai poteri forti della finanza naz.le ed estera.
Non è un caso che questa finanziaria è stata redatta solo l’egida e le pressioni della Banca tedesca e della Banca d’Italia.
Onofrio Infantile
24 ottobre 2011