Abruzzo in ginocchio

di Rita Occidente Lupo

La fatalità. Il destino. Quello che ha distolto dal rientro notturno tanti abruzzesi, sottratti al sonno letale tra le proprie pareti. La sorte.Quella di riuscire ad essere estratti vivi dalle macerie. Oltre 60 corpi accolti dall’applauso alla vita. Una tragedia che novera migliaia di evacuati, oltre il centinaio di morti e migliaia di feriti.Instancabili i volontari di ogni ordine, dalla Protezione Civile alla Cri, dai Vigili del Fuoco ai pionieri sanitari. Una cordata di solidairietà, oltrepassa i confini. Ben 15 Paesi, garantisti di concreti aiuti all’Abruzzo, rafforzando le parole del presidente del consiglio “nessuno sarà lasciato solo.” Cimeli storici sgretolati, lasciando il cuore del passato tra la polvere di una notte domenicale. La mole degli evacuati, mescolata a quanti piangono le proprie vittime. Mutilati negli affetti primari, anche i propri oggetti personali ingoiati dai calcinacci. Tanti a far ala, per offrire conforto ed ospitalità a chi si ritrova all’addiaccio, privo del necessario, per appena 20 secondi letali. Lunghissimi. Eterni, per chi li ha vissuti tra le oscillazioni dei lampadari e l’asfalto che si spaccava. Addirittura il cuore non ha retto. Come alla religiosa, perita d’infarto. Anche la roccaforte istituzionale, inginocchiata dinanzi al killer sisma. Qualcuno l’aveva preannunciato. Lasciato intuire. Giampaolo Giuliani, il fisico sperimentale, tacciato d’allarmismo. Già da tempo, mentore del pericolo imminente. Tra gli appelli accorati, la corale generosità partenopea. Spalancate le porte per l’accoglienza specialmente ad anziani e persone sole. La disperazione di chi si sente completamente orfano di tutto. Dal superfluo, all’essenziale. La perdita delle condizioni psicologiche di base, degli affetti, dell’ambiente. Malgrado non tardino rassicurazioni da parte del Governo e dell’Europa, il dramma di chi deve versare giorni interi nella precarietà baraccata. Mentre gli sciacalli, già fiutano le prede. Senza pietà, rovistando tra case sventrate, arricchendosi nella paura che ancora alligna in Abruzzo. Anche Salerno offre aiuto sanitario, mettendo a disposizione le proprie strutture dell’Azienda ospedaliera, per i feriti abruzzesi. Disperati, malgrado tetragoni, non avvezzi alle mollezze. Bucano il video di lacrime. L’appello, non essere dimenticati!

Un pensiero su “Abruzzo in ginocchio

  1. L’editoriale della nostra direttrice, mi riporta alla mente il 23 novembre del 1980. E’ ancora vivo in me il ricordo, le lacrime, la sofferenza, di quei giorni. Al comando di un plotone di uomini, fui inviato all’alba del 24 novembre a Balvano in Provincia di Potenza. Una Chiesa era crollata ed i corpi dei poveri fedeli erano seppelliti sotto le macerie. Avevo le lacrime negli occhi ma, la fede ed il dovere mi diedero il dono della lucidità ed operammo bene. Oggi, è diverso si è più organizzati e tecnicamente più evoluti e quindi i soccorsi possono essere pianificati nel modo migliore. La mia ultre trentennale esperienza di vita militare (35 effettivi), mi consente di dare un consiglio ai volontari, prima di partire consultate il Centro di Comando al fine di non creare problemi logistici ed essere nl contempo inviati in zone prestabilite. Per quanto attiene alla solidarietà, attenzione a pseudo associazioni o sciacalli che sono dietro l’angolo. Affidiamo la solidarietà alle Istituzioni, Croce Rossa, Caritas sono più trasparenti senza niete togliere agli altri.

I commenti sono chiusi.