Avellino: Sappe sul suicidio di Luigi Corrado
Il Segretario Provinciale del S.A.P.Pe ( Sindacato autonomo della Polizia Penitenziaria – primo sindacato del Corpo della Polizia Penitenziaria) di Avellino, Russo Attilio, fa sapere che non corrispondono a verità le dichiarazioni che in questi ultimi giorni vengono diffuse dalla stampa online di Salerno e provincia, al riguardo del gesto suicida posto in essere dall’Assistente Capo, nonché amico Corrado Luigi.- Nel merito le dichiarazioni fasulle riferirebbero che il Segretario Generale del Sappe Dr. Donato Capece abbia detto:“Nel gesto hanno concorso un mix di fattori personali per l’enorme stress accumulato, con i problemi determinati dal sovraffollamento ma anche per le ‘ritorsioni’ subite dai detenuti nel carcere avellinese nonché da alcuni atteggiamenti e comportamenti dei superiori’ “ .-Ovviamente la verità è un’altra il Dr. Capece ha detto: (il Velino/AGV) – “Siamo sgomenti e sconvolti. Un Assistente Capo di Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Avellino si e’ suicidato a Battipaglia. Non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto l’uomo, 45 anni, a compiere il gesto estremo. Siamo impietriti per questa nuova immane tragedia, anche perche’ avviene a brevissima distanza di tempo dal suicidio di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, in servizio a Mamone Lode’, Caltagirone, Viterbo, Torino e Roma. Oggi piangiamo la vittima di un’altra tragedia che ha sconvolto i Baschi Azzurri, nell’indifferenza assoluta e colpevole dell’Amministrazione Penitenziaria che sottovaluta questa grave realta’. Noi ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarieta’ possibili al dolore indescrivibile della moglie, della figlia, dei familiari, degli amici, dei colleghi”. E’ il commosso commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e piu’ rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri. Capece aggiunge: “Dal 2000 ad oggi si sono uccisi 100 poliziotti penitenziari, 1 direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e 1 dirigente regionale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). E sei suicidi in pochi mesi sono sconvolgenti. Da tempo sosteniamo che bisogna comprendere e accertare quanto hanno eventualmente inciso l’attivita’ lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere. L’Amministrazione penitenziaria, dopo la tragica escalation di suicidi degli scorsi anni – nell’ordine di 10 casi in pochi mesi! -, accerto’ che i suicidi di appartenenti alla Polizia Penitenziaria, benche’ verosimilmente indotti dalle ragioni piu’ varie e comunque strettamente personali, sono in taluni casi le manifestazioni piu’ drammatiche e dolorose di un disagio derivante da un lavoro difficile e carico di tensioni. Proprio per questo il DAP rassicuro’ i Sindacati di prestare particolare attenzione al tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto. Ma a tutt’oggi non sono stati colpevolmente attivati questi importanti Centri di ascolto e questa colpevole superficialita’ su un tema tanto delicato quanto importante e’ imperdonabile, se in poco tempo 6 appartenenti alla Polizia Penitenziaria si sono tolti la vita. Ed e’ grave che su un tema tanto delicato quanto il disagio lavorativo dei Baschi Azzurri ci sia cosi’ tanta superficialita’. Chiediamo al Ministro della Giustizia Nitto Francesco Palma di farsi carico in prima persona di questo importante problema. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: l’istituzione di appositi Centri specializzati in grado di fornire un buon supporto psicologico agli operatori di Polizia – garantendo la massima privacy a coloro i quali intendono avvalersene – puo’ essere un’occasione per aumentare l’autostima e la consapevolezza di possedere risorse e capacita’ spendibili in una professione davvero dura e difficile, all’interno di un ambiente particolare quale e’ il carcere, non disgiunti dai necessari interventi istituzionali intesi a privilegiare maggiormente l’aspetto umano ed il rispetto della persona nei rapporti gerarchici e funzionali che caratterizzano la Polizia penitenziaria. Su queste tragedie non possono e non devono esserci colpevoli superficialita’ o disattenzioni!” – www.ilvelino.it – (com/gda) 311059 OTT 11 NNNN.“In questo momento storico stiamo pagando il prezzo più alto della recessione economica, poiché le carceri italiane ospitano circa 15.000 detenuti oltre la capienza massima e i poliziotti sono circa 7.000, rispetto ad una pianta organica ferma al 2001 quando i detenuti erano circa la metà. Se i detenuti ultimo anello della catena sociale, noi siamo il penultimo: se vivono condizioni dignitose dietro le sbarre, anche noi stiamo bene lavorativamente”.
Russo Attilio