Il popolo metropolitano è intossicato dai nuovi “Masaniello”

Giuseppe Lembo

l’uomo metropolitano continua, in modo inarrestabile, a farsi male con le proprie mani. Crescenti sono le difficoltà di respirare aria pulita. L’inquinamento atmosferico non conosce limiti; è intollerabile l’inquinamento acustico; ma è assolutamente intollerabile l’inquinamento magnetico, dentro e fuori gli ambiti quotidiani di vita. Il popolo metropolitano è intossicato dagli stessi prodotti che l’uomo crea pensando di poter così migliorare le condizioni della vita umana sul pianeta Terra. Purtroppo e sempre più spesso, non è proprio così. Polveri sottili, smog metropolitano avvelenano la vita di tutti i giorni. Occorre, per riparare ai danni commessi, produrre nuovo ossigeno. Ma oltre ai rimedi, sempre più sofisticati, occorre rimuovere le cause che sono soprattutto legate ai poco intelligenti comportamenti umani. Il processo di autodistruzione umana in atto, richiede una nuova e sempre più virtuosa condizione vivente. La ipotizzata fattoria democratica Skyland, progettata dall’Enea, per coltivazioni agricole biologiche, è un esempio del nuovo che avanza ed ha per obiettivo dichiarato la tutela della salute umana. Il principio fondante è quello dei cinque zero: zero pesticidi, zero energia (in sostituzione i pannelli fotovoltaici), zero rifiuti (è previsto il loro riuso per produrre energia), zero chilometri e zero emissioni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel mondo delle produzioni agricole; dai veleni diffusi è previsto il passaggio al naturale, al biologico, per un cibo sano ed a tutela della vita umana. Esempi virtuosi per salvare il mondo dalla distruzione cominciano a fare i primi intelligenti passi. Tale è l’architettura dinamica di David Fincher, con le torri rotanti a Dubai, Mosca e New York  (hanno il vantaggio di costare meno, di avere autosufficienza energetica e di richiedere minori tempi di costruzione). Per l’architetto Stefano Boeri le cosiddette “foreste urbane” sono di grande utilità (costituiscono un microclima,producono umidità e ossigeno, assorbono anidride carbonica (CO2) e polveri sottili; proteggono dalla luce e lasciano filtrare quella invernale; riparano dal vento e mitigano l’inquinamento acustico). Siamo veramente al futuro che verrà? Queste realtà nuove che apparentemente possono concretamente migliorare la vita di noi comuni mortali, verranno a far parte di noi, oppure sono solo promesse di mondi da sognare e da considerare sogni assolutamente proibiti, simboli fantastici di un insieme irreale fatto di natura e di sempre più caotiche realtà metropolitane? Intanto, per la concretezza delle cose fatte, c’è da mettere assolutamente da parte l’ecoscetticismo. La Torre Huerta di Valencia con 96 appartamenti corredati da balconi a sbalzo arredati con orti, alberi da frutta e verdura, Harmonia 57 a San Paolo del Brasile, un unico di cemento dove crescono diverse specie di piante e gli 800 metri quadrati di verde con 15 mila piante del Quai Branly Museum di Parigi, sono il simbolo assolutamente tangibile del nuovo che avanza e che ci mette di fronte ai tanti possibili cambiamenti che possono migliorare la qualità della vita, nell’inferno di una Terra sempre più arida, disumana ed avvelenata dalla furia di una crescente devastazione che fa parte dell’umano di questa nostra pazza epoca. L’ultima a morire è la speranza. Bisogna quindi sperare e saper credere anche nell’impossibile dei tanti cambiamenti in atto, utili a migliorare la qualità della vita degli uomini di questa nostra Terra fortemente maltrattata dagli uomini che la usano non da ospiti temporanei, ma con l’assolutismo stravagante dei padri-padroni, senza limite alcuno nel possesso e nel suo uso abusato. Anche le richiamate stravaganze dei mille alberi sulle torri progettate da Boeri, dell’eco grattacielo a elica di Barcellona e dell’edificio che “suda e respira” con alberi sul cemento, hanno poco di bucolico e sono in sé, espressioni innaturali di un mondo naturale che si ribella, come si va ribellando e mette a nudo i mali di un tempo di sfida a tutto, con uomini ominidi che si credono dei titani che possono toccare il cielo con le dita e possono sfidare il mondo, azzardando anche l’impossibile, inesorabilmente presi dalla struggente angoscia dell’ignoto, sempre più spesso penetrato da una stupida meraviglia che spezza le parole in bocca, trasformandole in inutili monosillabi senza senso.