La politica al posto della toga
Dal 1992 al ’99, Oscar Luigi Scalfaro, novarese, nono presidente della Repubblica, negli anni in cui la Prima, registrò eventi e fatti politici, destinati ad imprimere una svolta decisiva nel Paese. L’ermellino, appeso al chiodo quando entrò tra i colletti bianchi. In un momento che segnò pagine cruente, nel sangue di Capaci, giammai riscattato. Antifascista come anticomunista, un habitus politico il suo, che se gli fece prendere le distanze dai Partiti, gli fece anche imprimere una decisiva orma democratica, alle attività di governo che andò a dirigere dagli alti scanni. Detentore delle tre massime cariche istituzionali, la politica un’arena, se si vuole, per quegli aspetti nevralgici che talvolta comporta: ebbe il coraggio di non assecondare “certe mode” del tempo, di non tramutarsi in un yesman dinanzi al potere. Non perchè le distanze dal centrodestra fossero doverose: lui che s’era schierato nell’ala destra democristiana, alla fine del suo mandato, prima di esser congedato in qualità di senatore a vita, nel Partito Democratico. Un uomo che ha mantenuta alta la dignità dello Stato, al quale non ha mai anteposto il proprio tornaconto. La figlia Marianna, accanto a lui fino agli ultimi battiti di vita, quando il suo cuore ha cessato di battere a 93 anni. Un emblema, per degli aspetti, di come anche dinanzi ai dictat dall’alto, si può dir di no. Storico il suo diniego a Berlusconi, per l’incarico a Cesare Previti, alzò il tiro di una istituzionalizzazione, che dopo l’affastellato bagaglio di Mani Pulite, che il Paese portava in dote anche nell’ingresso europeo, intendeva riscattare eticità. A tal punto che “il caso del prendisole” tenne banco per giornate sulle cronache locali. Oggi, per lui, funerali in forma privata, tra gli amici di sempre
tutti lo ricordiamo in particolare per il duro intervento a reti unificate contro i veleni sull’uso privato dei fondi Sisde.
Quel “NON CI STO” e’ rimasto e rimarra’ nella storia !
Più guardo questo volto e più lo vedo come il volto del DIAVOLO.
Lo ricordo quando interruppe il beato PAPA Giovanni Paolo II e disse:” ognuno darà conto a Nostro Signore delle proprie Azioni”.
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Quel correre improvviso alla più alta carica dello stato, dopo la strage di Capaci, mi fa pensare che qualcuno volesse coprire quell’azione infame con un uomo di “paglia”.
Oggi stiamo vedendo che alti funzionari dello stato trattarono/erano “complici” con la mafia di Corleone.
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Per quanto mi riguarda, però, questo signore(spero si sia pentito dei suoi peccati prima della sua dipartita e si sia confessato) è stato l’ultimo magistrato italiano che, a GUERRA FINITA, CONDANNO’ A MORTE E FECE FUCILARE SETTE RAGAZZI colpevoli di aver indossato, la divisa dell’ONORE, la divisa della Repubblica Sociale Italiana.
a chi mi legge
in bocca al lupo