La devianza tra etica e cronaca
Giovanna Rezzoagli
Lunedì 20 aprile un ragazzo diciassettenne di origine croata è stato ucciso a Varese da due ragazzi che hanno 19 e 21 anni, dopo l’omicidio i due giovani assassini hanno occultato il cadavere della loro vittima seppellendolo in un orto. Gli inquirenti hanno accertato che il movente del crimine sarebbe da ricondursi a questioni collegate allo spaccio di stupefacenti. Domenica 26 aprile una giovane coppia viene aggredita pare da un gruppo di quattro stranieri, lui selvaggiamente picchiato, lei ripetutamente violentata. Lunedì 27 aprile l’edizione delle venti del TG5 propone un servizio in cui si parla del vertiginoso aumento dei crimini in cui le vittime subiscono lesioni ad opera di armi da taglio, il giornalista sottolinea che le aggressioni scattano per motivi spesso futili, tra ragazzi a scuola, in strada per un sorpasso o per un parcheggio conteso. Gli episodi di violenza che coinvolgono giovani e, a volte, giovanissimi sono argomento di cronaca sempre più frequentemente. E sono sempre più diffusi i comportamenti autolesionistici, le tossicodipendenze, l’ aggressività individuale o di gruppo. Oggi, si cerca di indagare per capire le cause di questo disagio giovanile, se questi avvenimenti siano decretati da difficoltà individuali di crisi d’identità o siano una conseguenza dei modelli culturali della nostra società. I mezzi di comunicazione di massa propongono l’ immagine di giovani adulti, arrivati rapidamente a posizioni di privilegio. Il valore che viene costantemente diffuso è la ricerca del piacere individuale da perseguire con tutti i mezzi, possibilmente senza troppo sforzo.Spesso senza punti di riferimento, senza un’educazione emotiva i giovani sono le prime vittime di un sistema superficiale ed egoistico, che privilegia l’apparire a scapito dell’essere. Una fondamentale esigenza del giovane adolescente è rappresentata dal mettersi alla prova, dal confrontarsi con i coetanei e godere del senso di appartenenza al gruppo. Il percorso adolescenziale è caratterizzato da frequenti momenti critici. L’adolescente vive come un equilibrista sulla corda tesa fra devianza e normalità e un semplice sbandamento può farlo cascare dalla parte sbagliata. Tende a risolvere il conflitto affrontandolo non all’interno della propria mente, ma nella vita reale. L’esperienza deviante, la tendenza a compiere gesti trasgressivi nei confronti dell’autorità, dell’Altro e dell’ambiente, rappresentano una delle modalità con cui l’adolescente si confronta continuamente durante la crescita.Il concetto di devianza è normativo perché si riferisce non ad una caratteristica intrinseca alla condotta, ma ad un giudizio etico espresso su di essa. E’ anche un concetto relativo poiché varia col variare del contesto culturale di riferimento. Spesso si associa la devianza ai comportamenti che racchiudono connotati di pericolosità nei confronti del sistema sociale, ponendola in corrispondenza alla delinquenza ed alla criminalità. Nella nostra società ego centrista ed ego centrata, deviante può essere considerato il ragazzo che si alza in autobus e lascia il posto al disabile, posto che il disabile sia riuscito a salire sull’autobus. Deviante può essere il giovane che prima di cena porta da mangiare ai gatti randagi vicino casa (Settimanale “OGGI” del 25/02/2009, rubrica “Ditelo al Direttore”). Devianza positiva perché produce risultanze volte alla costruzione e non alla distruzione. Nella cronaca trova poco spazio, ma esiste, vive, lascia il segno. Uno di questi battiti di farfalla oggi forse ci salverà dall’uragano domani.