I tartassati di Stato

Giuseppe Lembo

La pressione tributaria del nostro Paese (pressione tributaria centrale, pressione tributaria provinciale, pressione tributaria regionale e pressione tributaria comunale, oltre alle tante ed esose gabelle dello Stato Centrale), ormai non conosce limiti. È più bravo chi tassa di più; chi tartassa meglio e di più gli italiani ormai stanchi di sopportare la domanda di soldi che viene da tutte le parti, per salvare (si fa per dire) il Paese dal fallimento, per garantire i servizi e per evitare che il Paese nel suo delirio generale si fermi, perché privo delle risorse necessarie al suo funzionamento. Ma come si può osare tanto? Come si può pretendere di far pagare solo ai tanti cittadini onesti, mettendo le mani in portafogli sempre più vuoti? Tutto questo succede, mentre non si fa niente per moralizzare il Paese; non si fa niente per ridurre gli sprechi e quei privilegi oltre ogni limite dei tanti paperoni che se la ridono delle disgrazie altrui e continuano a sprecare nel ruolo di cittadini privilegiati di una Bengodi dai consumi sempre più sfrenati e dal godimento illimitato per piaceri proibiti; un privilegio dei soli unti del Signore che il loro paradiso se lo godono in Terra, del tutto indifferenti delle pene dell’inferno per i tanti comuni mortali, ormai impossibilitati a vivere e/o semplicemente a sopravvivere. Nel nostro Paese c’è, purtroppo, un clima avvelenato; produce esasperazione e disperazione nei cittadini e nelle imprese che non ce la fanno più a campare. Produce, tra l’altro, suicidi di Stato, di tante persone oneste che, prese dallo sconforto, decidono di farla finita e così mettere la parola fine alla propria vita da inferno terreno, senza alcuna via di uscita. In Italia, mai come adesso, c’è la corsa a chi è più bravo a tartassare i cittadini. Lo Stato vuole sempre più soldi facendo credere che sono necessari ad evitare il fallimento del Paese; gli enti territoriali ( comuni, province, regioni) dicono di essere costretti ad alzare le tasse per garantire i servizi ai cittadini. E così la corsa libera delle tasse, per i soliti tartassati, non si ferma più, compromettendo il normale corso di vita dei tanti, rovinati dalle tasse che non possono più pagare. Il Paese rischia di affogare in un mare di tasse; per i contribuenti sempre più poveri, non ci sono vie di salvezza. Sul loro portafoglio ormai vuoto ricade il pesante fardello impositivo di ben tre manovre economiche (due estive di Tremonti ed una di fine anno, il Salva-Italia di Monti). Ma non finisce qui; oltre ai tanti tributi locali, necessari a garantire i servizi, all’orizzonte c’è, per fine anno, l’IMU sulla casa, una stangata da 21 miliardi di euro che renderà nullo l’atteso beneficio delle tredicesime, falcidiate come sono, da un peso impositivo assolutamente insostenibile. Siamo ai livelli di guardia; siamo in una situazione di crisi economico-finanziaria che produce una condizione di esasperazione diffusa,  con tanta rabbia da parte della gente; può esplodere, infiammando in modo assolutamente incontrollabile, nell’autunno prossimo, le piazze; tanto, per difendersi e non morire di morte lenta, che spesso sfocia nel suicidio.  Il clima è infuocato; la rabbia è tanta dal Nord al Sud del Paese. Siamo al limite e l’imprevedibile può ormai essere dietro l’angolo. L’Italia è una polveriera assolutamente esplosiva. Come si fa a non capirlo? Come si può chiedere ai cittadini italiani quello che non hanno? Come si può inasprire il peso fiscale e non pensare che il Paese non è nelle condizioni di sopportarlo? Come ci si può accanire contro i soliti tartassati e non dare esempi virtuosi, andando a prendere i soldi là dove sono, senza più infierire e mortalmente, contro i poveri cristi? Come si fa a continuare a spremere il limone, sapendo che non ha più una sola goccia del suo prezioso succo? Come è possibile pensare a tartassare i tartassati, ormai in condizioni di grave disagio e non si fa niente per il lavoro che non c’è, per le fabbriche che chiudono e per i tanti piccoli imprenditori che falliscono e ritengono per questo, giusto anche togliersi la vita? Il ritratto del nostro Paese è purtroppo a tinte fosche. Tutto questo succede nell’indifferenza dei tanti che continuano a vivere di privilegi; continuano a sprecare; continuano ad essere al centro di scandali; continuano a rubare i soldi italiani. L’amoralità è ormai un male italiano; le forme più gravi ed intollerabili vengono soprattutto dal mondo della politica, un mondo fortemente familista amorale; tradendo i principi per cui sono chiamati ad operare nella società, pensano a tutt’altro; pensano ad un affarismo assolutamente ingiustificabile, con un senso civico-morale sempre più a livello vicino allo zero assoluto. Ma dove sono andate a finire le virtù dei nobili italiani che hanno saputo fare grande l’Italia nel mondo? Dove è andata a finire la saggezza italiana di chi ha contribuito ad unire l’Italia 150 anni orsono e dei padri costituenti che pensarono a dare al nostro Paese una prestigiosa Costituzione per un’Italia Repubblicana, democratica e protagonista di lavoro, saperi e cultura nel mondo tra i popoli liberi, desiderosi di pace ed attenti al bene comune della gente per azioni condivise basate su di un insieme sociale di PACE? Attenti! Quando un Paese non ha più da mangiare, non è forse un Paese fallito? Non è forse morta la sua democrazia? Non è forse, da ultima spiaggia, morta la sua dignità di popolo sovrano? Cari italiani potenti, questa è, purtroppo, l’Italia ridotta sempre più in una asfissiante agenzia di solo recupero credito. Per quanto tempo ancora si dovrà sopportare la condizione della lenta agonia italiana, effetto e conseguenza della politica in caduta libera e dell’ingresso di Mario Monti ed i suoi tecnici bocconiani fortemente legati dal matrimonio con la finanza mondiale e sudditi di un’eurogabbia che non ci porta da nessuna parte, se non dopo una lunga agonia, all’inevitabile fallimento? Il popolo italiano per niente sovrano, si sta svegliando; comincia a capire tante cose; comincia a capire gli inganni ed i raggiri in cui è caduto; comincia a capire i tanti tradimenti subiti. Chi ha orecchie per sentire ed occhi per vedere, nonché cervello per pensare positivo, deve necessariamente e subito fare uscire dalla fase di stallo in cui da troppo lungo tempo è stato spinto in nostro Paese. Tecnici e politici insieme, se ne siete capaci, agite virtuosamente ed evitate ulteriori raggiri alla coscienza collettiva che, in uno scatto di orgoglio sa anche essere capace del protagonismo attivo per decisioni importanti da estrema volontà sovrana, al servizio del Paese da salvare per il bene di tutti, tecnici e politici compresi.