A te che leggi dopo mezzanotte…”Intanto il tempo passa e va…”

Giuliana Rocci

Superpresa tra mille cose: troppi pensieri correvano dalla sua mente, passeggiando su e giù indisturbati. E lei, armata come sempre di cellulare ed agenda, con tanto d’occhiali alla Abelarda, per intravedere i numeri che ormai le ballavano sotto il naso beffardi, per i gradi che le avanzavano inclementi. Ma questa, era un’altra storia! Quella del tempo che passava e che lei se lo sentiva a volte fremere tra una ciocca castana ed un ricciolo ribelle, che non subiva imposizioni piastrate. Era come sempre lei: con qualche anno di più o di meno, poco faceva giacchè le sue giornate non avevano più redini. Ogni tanto ricordava d’aver anche dei ritmi normali: e quella sera, stava proprio acquistando come sempre la complice rosticceria quando il cell, aveva squillato. Distrattamente l’aveva estratto dal portatutto, incredula nello scorgere il nome di lui sul display incalzante: aveva finto di non riconoscerlo. Un po’ davvero non osava credere al suo occhio ancora, con 2° ipermetrope, un po’ perchè d’istinto non sapeva come trattarlo. E lui, con voce artefatta sia dalla stagione influenzale, che dall’insicurezza, forse temendo la mitragliante snobbata che lei avrebbe sfoggiato. Ma, senza smettere il suo self control, rabbonito dal rauco raffreddore, continuava: le chiedeva del recapito telefonico di un amico comune. Interdetta, lei non sapeva se credergli e dritta, a rimbeccarlo. Lui, a confidarle, il motivo pretestuoso…e poi, parole, tra sentimenti e schermaglie, spintoni emotivi e stuzzicanti desideri. Lei voleva vederlo: anche lui, a metà tra la caterva d’impegni domestici, che stranamente lo registravano così lontano da quell’immagine che lei s’era fatta di lui quando lo aveva conosciuto. Il bello era che lo vedeva devastato, in un tramonto che lei tentava d’arrestare. L’amava ancora, troppo, in una maniera che solo il tempo sa sigillare, quando i sentimenti non chiedono che d’esser vissuti. Il bello era che anche lui, imbelle per certe situazioni, non poteva perderla: troppo importante per lui, musa di tante altalene che la vita gli aveva giocato, in quel suo stare sempre a cavalcioni d’una scopa lavorativa. In un ruolo che ancora meritava di ricoprire come in passato. Lei sfogliava i suoi ricordi, lo conosceva fino in fondo al cuore. Sapeva dei suoi problemi mai detti, come delle sue bugie, per non arrendersi mai alla verità personale. Quella che viveva tra le sue pareti, prima del cuore e poi della sua casa. Aveva tutto, ma non era felice! Lei l’aveva sempre saputo, intuito: lui abile circense. Acrobaticamente era salito su un trapezio familiare troppo volte. Aveva retto e portato avanti una fiction che durava ancora. Era intrappolato nella maschera di se stesso, che lei riusciva a strappargli senza che  se ne accorgesse. E lui, sapeva tutto di lei. Conosceva a menadito le sue reazioni, i suoi stati d’animo. Entrambi erano troppo uniti, per perdersi. Lei voleva vederlo…lui pure…lei voleva incontrarlo, prima che lui si sottoponesse ad un momento collettivo. Lei, sarebbe stata al suo fianco anche non fisicamente, confusa tra altri, perchè era nel suo cuore sempre: come lui, che da una parte all’altra della città, tra mille righe e duemila impegni di lei, non mollava il suo cuore…e la magia, al di là del tempo durava ancora!!! Per mano, ancora, avrebbero camminato sotto il sole d’un mattino o sotto un complice lampione, beffardo degli anni, pensava lei mentre riponeva le chiavi di casa, assecondando le note che Celentano lanciava nell’aria “Intanto il tempo passa e va e non ti senti più bambina…!”