Mentre i poveri muoiono, i ricchi se la godono

Giuseppe Lembo

Nel mondo oltre al disagio ed alle difficoltà per tanti di garantirsi la sopravvivenza, ci sono “paperoni” che continuano a godersela, ingrassando sulle disgrazie altrui. All’orizzonte nel rapporto ricchi poveri crescono le differenze; i ricchi diventano sempre più ricchi e se la godono ed i poveri, diventano sempre più poveri e, tra l’altro, rischiano di morire, proprio di povertà. Spesso si assistono a delle vere e proprie gare tra super ricchi; trattasi di gare veramente commoventi. A vederli con quanto impegno si danno da fare per spendere i loro soldi, pensate quel che volete, ma per me, è un avvenimento assolutamente commovente. Dovete credermi, mi sono commosso, e non poco, al punto da piangere, per una recente gara tra super ricchi.  Si riferisce ad un grande episodio di un commovente duello tra super ricchi, durato solo dodici minuti, per l’aggiudicazione di un quadro. Un quadro di Edvard Munch dal titolo l’Urlo. Un bel grande quadro ad onor del vero che, anch’io per il godimento dell’arte e dell’estetica, avrei comprato, per liberarmene subito dopo, trasformandolo nelle preziose risorse di decine di milioni di euro, attraverso i quali, nel regno della morte per fame, si potrebbero salvare tante vite umane, un atto di nobiltà estrema e di grande moralità che vale molto, ma molto di più di chi, spendendo 120 milioni di dollari, pensa egoisticamente solo a se stesso. Una cifra da capogiro. È stata questa la somma pagata da chi ha pensato di farsi il regaluccio di un quadro celebre, per goderselo nel silenzio assordante di una contemplazione da “urlo”. La location è stata la sede di cristallo di Sothebay’s, a New York, nella York Avenue, una vera e propria cattedrale dell’opulenza mondiale. Al grande evento hanno partecipato solo un migliaio di persone che, per non annoiarsi, hanno sorseggiato un misero brut italiano (scusate la impertinente bestemmia! Si trattava di champagne francese e non poteva essere diversamente). Tutto al posto giusto, proprio come sanno fare i ricchi quando organizzano eventi mondani; al posto giusto e molto contenuto (si fa per dire), anche l’abbigliamento ed i gioielli. Moderatamente eleganti, senza evidenti ed inopportune sottomarche. La serata di mercoledì 2 maggio 2012, è stata una serata di quelle importanti, per ospiti assolutamente d’eccezione; si è trattato di super ricchi pronti a darsi battaglia per quadri importanti (un disegno di Picasso, una tela di Mirò, una scultura di Giacometti). Ma c’è dell’altro; c’è dell’altro da “urlo”. È proprio l’opera l’”Urlo” di Edvard Munch; come nelle previsioni, sarà l’opera regina della serata; sarà l’opera d’arte più pagata al mondo in un’asta. L’attenzione dei mille di Sothebay’s, è fortemente rivolta all’”Urlo”.  Il prezzo finale è quello di 120 milioni di dollari (91 milioni di euro compresi i diritti d’asta). Ha superato il prezzo di un’asta di Christil’s nella quale per 106 milioni di dollari un’opera di Picasso “Nudo, fogli verdi e busto”. È a questo punto che comincia la caccia al compratore; chi è il fortunato compratore che ha speso tanti soldi per un quadro? Amante dell’arte e sensibilmente attento al suo linguaggio, anche da parte mia un applauso grande, grande.  Bravo! Bravo! Bravo! Hai dimostrato, nel tuo anonimato, di avere le palle ed i soldi. Ma fai uno sforzo in più; imponiti anche dal punto di vista umano; diventa un gigante e fai una grande dichiarazione di umanità culturale, dicendo che, il vero fine, per il quale l’hai comperato, è quello di rivenderlo, di farlo rivendere dalla Sothebay’s, in un’asta, il cui ricavato, va interamente alla fame nel mondo. L’arte che sfama il mondo; un bel grande messaggio. Facendo questo, caro amico super ricco, il mondo si ricorderà per sempre di te e nella storia dell’umanità, avrai un ruolo importante di uomo tra gli uomini, più che di ricco sfondato, costretto dall’ozio della vita a comperarti un bel quadro per non morire di noia. Anche i quadri, beni di lusso, sono costosi giocattoli dei super ricchi che sprecano nel mondo, del tutto indifferenti a chi muore, perché non ha niente.