Il Mango dell’India

Giovanna Bergamasco

Nei primissimi anni settanta erano veramente pochi quei nostri connazionali che avevano avuto il privilegio di raggiungere i paesi esotici, da sempre considerati un punto fermo nell’immaginario collettivo. E così, dopo avere visitato alcune isole dell’Oceano pacifico o indiano, gli stessi privilegiati desideravano conoscere quella che rappresentava la meta più ambita di allora, l’isola di Bali, in Indonesia. Tornati quindi in Italia riferivano di tutte le meraviglie ravvisate nell’isola, insieme all’accoglienza gentile degli abitanti, sempre disponibili e sorridenti. Ma, principalmente, favoleggiavano sulle donne di Bali dai capelli nerissimi e che, con straordinaria abilità, facevano fluttuare le splendide mani dalle dita lunghissime che accompagnavano le proprie movenze nelle danze tribali e religiose. Né tralasciavano di descrivere anche certi frutti (grandi e ignoti fino a quel momento) che avevano la buccia liscia e morbida ed erano di un colore intenso mai visto, tra il rosso e il verde insieme. Il loro sapore era assolutamente squisito, con un leggero profumo riconducibile – dicevano – all’incenso. Ma per quanto ci si sforzasse d’immaginare il gusto straordinario di quel frutto, era impossibile farlo. Anche perché quei viaggiatori, forse un po’ snob, non ricordavano neppure il suo nome e così il frutto di Bali rischiava di entrare a far parte di una leggenda misteriosa e inaccessibile. Almeno fino a qualche anno fa quando un giorno, all’improvviso, in alcuni super mercati italiani comparve finalmente e per la prima volta il Mango! Dunque il Mango (Mangifera indica) è per l’appunto un frutto esotico, coltivato in quasi tutti i paesi tropicali e sub-tropicali, ed è di origine indiana. La sua polpa è di color giallo arancio e molto profumata: succosa e dolce ha il sapore che ricorda quello della pesca, arancia e ananas insieme. Può arrivare a pesare fino a due kg. e al suo interno contiene un grosso nocciolo allungato e piatto, attaccato fortemente alla polpa. Come si è detto è originario dell’India dove si coltiva da oltre 4000 anni, ma oggi viene messo a coltura in molti atri paesi tropicali. I suoi semi sono appunto tanto grossi che il vento non riesce a disperderli e perciò si ritiene che la sua diffusione, fuori dell’India, sia dovuta ai viaggiatori che si spostavano da un paese all’altro portando con sé l’intero frutto. Il mango arrivò quindi in Africa intorno al 1500 e successivamente, grazie alle navi portoghesi, giunse in Brasile nel 1700. E’ un frutto super colorato ed infatti ci sono varietà a buccia rossa, gialla, verde oppure di un colore che racchiude tutti e tre i colori insieme. La colorazione varia a seconda della varietà ma non indica assolutamente il grado di maturità del frutto e tantomeno un sapore migliore. Alcuni mango si vedono esposti in vendita in gennaio, ma normalmente si trovano in primavera e in estate, soprattutto a giugno e luglio. Dopo aver tolto dai frutti la buccia (che presenta un notevole spessore ) si mangia la polpa, dolce e succosa. Per quanto riguarda il suo aspetto il mango ricorda le pesche ma, in confronto a queste, è più allungato come un piccolo melone e dovrebbe essere consumato nel momento in cui la polpa sia diventata piuttosto cedevole, anche se il frutto è certamente più buono poco dopo essere stato colto. Le qualità migliori di questo frutto sono però le sue proprietà nutrizionali giacché il mango fa molto bene alla salute per l’alto contenuto di vitamina A, oltre a essere anche una buona fonte di vitamina C. Infatti sembrerebbe che, con mezzo mango, verrebbe assicurato il 40% di vitamina A e il 15% di vitamina C  per il nostro fabbisogno giornaliero. Il suo valore calorico è basso, infatti ogni 100 gr. di polpa equivalgono a circa 55 calorie, ed inoltre è possibile curare con il mango anche tossi e raffreddori in maniera molto semplice: si fa bollire la buccia nell’acqua che, una volta tiepida, dovrà essere bevuta tre volte al giorno per una settimana. Senza dimenticare che è anche un ottimo ricostituente in caso di convalescenza o periodi di grande stress fisico. Ma non è tutto qui. In recenti studi condotti per conto della Texas Agrilife Research Food sono stati rilevati gli effetti degli estratti di polifenoli del mango su alcune cellule tumorali riguardanti: polmoni, prostata, colon, leucemia e seno. Tutte le cellule malate si sono dimostrate sensibili agli estratti di mango, in particolar modo le cellule tumorali relative al colon e al seno. Questo perché il mango è in possesso di proprietà antitumorali grazie alla presenza di una sostanza antiossidante, il lupeol, il cui effetto benefico pare si esplichi soprattutto nei confronti del pancreas. Secondo Susanne Talcott studiosa del centro di ricerca Texas AgriLife Research,  il mango può avere un impatto positivo su vari tipi di tumori sebbene abbia proprietà antiossidanti 5 volte inferiori all’uva. Ma dell’uva, delle sue proprietà e benefici parleremo tra qualche tempo. Sempre che questi servizi, realizzati in vista del ben-essere, non vi abbiano ancora annoiati!

 

Un pensiero su “Il Mango dell’India

  1. Carissima Signora
    come si ci potrebbe annoiare leggendo i vostri articoli così interessanti? Io ho avuto modo di gustare il mango in Colombia negli anni ’80 e lo trovai molto buono e con una capacità dissetante elevata. Grazie e alla prossima.

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