“Ti scrivo poesie” di Terrone, oltre confini

Ci sorprende e ci meraviglia come il poeta campano Francesco Terrone sia tanto prolifico da pubblicare più di un libro ogni anno da alcuni anni in qua. Questa nuova silloge poetica, “Ti scrivo poesie”, uscita a breve distanza dall’altra, “Via Crucis”, ci impone il dovere di continuare a scrivere sulla sua poetica che ha ormai raggiunto fama internazionale. Il libro, in elegante veste tipografica, si avvale dell’Introduzione di Aldo G. Jatosti, la Prefazione di Maurizio Fallace e la Postfazione di Stefano Trimarchi; contiene anche numerose lettere scritte al nostro poeta da autorità culturali e politiche. Jatosti afferma, tra l’altro, che la poetica di Terrone e’ come un lungo viaggio sentimentale che abbraccia il passato, il presente ed il futuro, cioè un percorso poetico ricco di illusioni e delusioni. Fallace, in un’analisi piuttosto esauriente, non può esimersi dal presentare il nostro poeta come “cittadino esemplare del nostro paese”.Dopo un’attenta lettura di questi componimenti scopriamo la presenza di metafore ed immagini di alto valore simbolico ed umanistico nella semantica testuale del poeta campano: “L’amore, / il lamento nobile / dell’anima”; “La poesia, / e’ la dialettica / che scalfisce / nei cuori / il senso dell’amore”; “La morte, / il pauroso ritorno / all’essere / energia e materia, / materia ed energia”; “L’amore / e’ un leone / affamato di emozioni / che divora impietoso / i deboli / nella giungla / della vita”. “La gelosia / e’ il tarlo dell’amore / e’ il sospettoso ricordo / di tempi e miserie / inconsce… / La gelosia e’ modello / della nostra antica / incoscienza, / l’incoscienza dell’amare / senza amore”. In realtà tutta la poesia “Gelosia” a pagina 59 e’ una lunga metafora. Proseguendo nella lettura di queste poesie di amore non possiamo non notare che spesso il poeta si chiede: “Dov’e’ la mia donna / se il cielo / ti inghiottisce / e ti fa scomparire / nel nulla”? In questo stato d’animo il poeta esprime il desiderio di morire e poi risorgere a nuova vita: il desiderio di reincarnazione diventa una vera metafore che non si esaurisce nella metamorfosi della metempsicosi ellenica, ma ci ricorda anche la nascita mitica di Venere da una splendida conchiglia (pp. 48-49). Bisogna tener conto che questo anelito, prodotto e causato da un amore che e’ stato abbandonato e perduto, detiene anche un periodo di tempo felice nel quale i sogni diventavano realtà . Ora sembra che siano rimasti solo i sogni, i ricordi e le chimere, ma non la realtà  dell’amore: “Le tue vesti sono diventate / pugni di coriandoli lanciati / al vento , / tante lacrime colorate / di momenti e storia… / Il tutto e’ diventato polvere”. Altrove leggiamo: “Ho paura di diventare / pazzo, / ho paura di morire”! Le immagini poetiche si sovrappongono e coinvolgono il lettore poiché  esprimono stati d’animo ed emozioni che, se da un lato sembrano essere contrastanti, dall’altro ci mostrano diversi aspetti della personalità e della psiche del poeta che si confessa dopo un attento esame di autocoscienza. Si legga la poesia “Pazzo per davvero” (p. 72) che contiene immagini realistiche e significative al fine di comprendere una situazione esistenziale piuttosto pessimistica. In quest’ottica i sogni del poeta sembrano morire e disperdersi in un cielo di “nuvole senz’acqua”, in un percorso “senza stelle”, in un sentiero che non sia luminoso: “I miei sogni d’amore / svaniscono nel nulla”. E qui ci viene spontaneo ricordarci della poetica leopardiana.La dimensione onirica e’ molto importante in ogni poetica poiché offre orizzonti illimitati: “Oltre il mare / c’e’ / l’infinito, / oltre l’infinito / ci sono i sogni”. Se il valore dei sogni dilaga i margini della laguna e spinge i desideri in una dimensione trascendentale, e’ pur vero che essi spesso svaniscono all’ultimo orizzonte dove l’azzurro del cielo bacia la battigia marina (“Angeli senza più parole”). Oscar Wilde afferma che “niente e’ distribuito equamente tranne il dolore”, ma anche il dolore non e’ uguale per tutti come non lo e’ la morte che non colpisce tutti alla stessa età e alla stessa maniera. Se leggiamo attentamente tra le righe di queste poesie ci rendiamo conto che accanto al canto dell’amore c’e’ anche il rimpianto di un amore che e’ diventato ricordo di un passato luminoso, ma che ora si e’ perso e disperso nelle forre della memoria ed esiste solo nei sogni, nei quali si cerca forse un nuovo amore. La poesia “Abbandono” (p. 88) sottolinea appunto la paura della perdita dell’amore che arriva come una maledizione: “Sei sparita / sei un nulla che naviga / per i cieli persi / della mia mente”. Il poeta si chiede cosa sia l’amore. Ebbene, ecco la risposta metaforica: un fuoco di paglia che spegne i sogni perduti. Cfr. la poesia “Se la terra esploderà” (p. 62). Il vero amaro rimpianto di un amore perduto sta nell’esortazione di non portar via il male che “provo e sento per te”. Oltre alla tematica amorosa riscontriamo in queste poesie lo sdegno verso l’uomo contemporaneo che non si cura dell’ecologia, incendia le foreste e i boschi, distrugge le città, avvelena le acque dei mari e dei fiumi. Non curante dell’ambiente in cui vive, l’uomo ha prodotto distruzione e morte non solo con i frequenti conflitti bellici, ma anche tramite incendi e discariche (“Infamia e fili d’erba”, pp. 98-99). Cos’e’ l’uomo? Ecco un’altra metafora: “Creatura santa e puttana / creatura che vende / la sua dignità / per un pezzo di formaggio”. E l’ecologia diventa la scienza dei rifiuti e della sporcizia. In questa maniera ermeneutica bisognerebbe leggere la poesia di Francesco Terrone per additarne i suoi numerosi risvolti emozionali che contengono un alto valore lirico, filantropico, culturale e religioso.

Orazio Tanelli Verona, New Jersey, USA