Kuzuia impedire

Padre Oliviero Ferro

Ci sono sempre le solite persone intelligenti che dicono che certe cose non si devono fare e cercano di impedire di farle. C’è il caso di qualcuno che viene da lontano e capita che prima di aiutarlo, ritorna sempre la solita domanda:”Da dove vieni? Di che tribù sei?”. E, ascoltando la risposta, ci si regola di conseguenza. Se non è “uno dei nostri”, diventa difficile aiutarlo. Prima noi, prima il nostro paese (lo dice anche qualche politico italiano “prima il nord”). Naturalmente si cerca di far capire che si è tutti fratelli, che si devono aiutare tutte le persone, anche quelle che ci hanno fatto del male. E qui cominciano i problemi. In Africa, se qualcuno ruba, può essere catalogato in due settori. Se viene preso, non vale più niente, non è più un uomo, quindi si può fare di lui quello che si vuole (mwizi ni mwenye kukamatiwa: il ladro è colui che è preso). Se invece non si fa prendere, è furbo. Ma quando viene preso, allora tutti si scatenano. Gli si può tagliare una mano. E se per caso, come è successo, le suore dell’ospedale lo curano(è una persona), vengono criticate. O, in un altro caso, la gente lo ha crocefisso sull’asfalto della strada e i missionari hanno detto che non va bene, tutti sono usciti dalla chiesa, in disaccordo con quel consiglio. Il “kuzuia”, l’impedire di fare il bene, porta sempre delle conseguenze. Invece di crescere, di migliorare, spesso crea delle divisioni tra famiglie, persone e villaggi. Non è facile farlo capire, ma, piano piano, qualcosa sta cambiando.