A te che leggi entro mezzanotte…”E guardo il mondo da un oblò”

Giuliana Rocci

E guardo il mondo da un oblò, mi annoio un po’, a mezzanotte puoi trovarmi…” Quale mezzanotte avrebbe dovuto scegliere alla sua fame di realtà! Un sortilegio, quel suo guardarlo indifferente, per poi imploder singhiozzi. Un altro loro incontro, nel sole! Ma ormai scialbo, come quella primavera, arrampicata dietro le colline, per rubare al sole la voglia di sfrattare la pioggia, da quell’uggiosità durata a lungo. Prima o poi, il sole ad illuminar case ed abiti…pensieri e personaggi. Anche in cerca d’autore, per graffiare un angolo protagonistico. Come lui in mattinata,  quasi inerme, in ostaggio al divismo! Statico, inamovibile, sia il sorriso, che l’atteggiamento. Eppure, gli anni gli scompigliavano i pensieri, più del vento, che sembrava non riportarlo all’età anagrafica. Continuava quell’odiosa staticità: fisso in una posa, senza compressioni. Sfibrante, senza plauso! Alieno dal mutar registro: incapace ancora di comprenderla? Se lo chiedeva, incassando l’ennesima battutina, rifilatele come se gli anni non gli avessero regalato altre emozioni con lei! Felice, avrebbe commentato un profano, ma seriamente preoccupato del suo controllo, come sempre! Nulla trapelante dal suo abito blu…al punto che riponendo gli occhiali da sole scuri, si chiese se poi ci fosse stato dell’altro mai…o se non avesse sognato anche emozioni e sorrisi! Quella guerra fredda la distruggeva, mentre lui restava imperturbabile come se nulla accaduto. Ma il loro parlare, ancora a rabbonirla con la vita. Nello stringergli la mano,  distensione in cuore! L’identità di quello sconosciuto che una sera gli aveva bucato l’esistenza ancora incerta…non l’aveva mai capito nè conosciuto! Bonaccia a quel rapporto interminabilmente fisso, impossibile! La monotonia, il peggiore tarlo all’esistenza: quello che lei abiurava, non in sintonia con abiti e riccioli! Uomo o automa? Scendendo le scale,  come dietro  un oblò, in preda al beccheggio del mare. Da troppo guardava le onde increspare l’azzurro, desiderando una traversata insieme senza marosi.   Colpa, sempre della luna, che le sorrideva dal vetro… Probabilmente non l’avrebbe mai più rivisto,  se non l’avesse cercata, su quella mano afferrata con mezza promessa tra i denti, il suo baleno sorridente nell’incrociarne lo sguardo…scuotendo il capo mesto, frazione di secondi…s’amavano ma lui, kamikaze di se stesso…a rinnovarle stilettate al cuore!!!!