Rubato il blasone di Totò

di Rita Occidente Lupo

Anche i morti, non riposano in pace! Malgrado “A Livella” azzeri tutti! E’ successo anche a lui,  Antonio De Curtis, figlio prediletto di quella città che vive attimo per attimo. Proprio al mito della comicità, che ancora strappa il sorriso a tutte le fasce d’età. Nel cimitero del pianto, dove riposano le sue spoglie, il blasone da lui disegnato, trafugato. Da ignoti, probabilmente a caccia di scorribande notturne. Facile meta, giacchè il luogo è privo di ferrea sorveglianza. In quanto a rispetto ambientale, no comment.  Liliana,  figlia, giustamente rizzelata.  Incogniti gli autori del gesto. Il principe De Curtis, con la sua bombetta, i suoi Uomini ed omuncoli, amato universalmente.  Conosciuto, pur non avendolo visto. Autentica comicità artistica del nostro tempo, in barba ai nuovi “geni” della risata, capaci a malapena di far digrignare. Anzicchè sorridere. Tranne qualche rara eccezione, la verve satirica, la gag umoristica, assottigliate notevolmente. Imbarbarite, anzi, da un sottile cattivo gusto, mutuato per amenità. Amaro rimpianto lo stile principesco! La classe nelle battute, giammai terminate in dispregiativi. Uomini e galantuomini. Con o senza guanti bianchi. Antonio portò sempre avanti la nobiltà dell’animo, al di là di quella dei natali. Aristocratico dell’essere, anche sul lastrico della povertà. Nell’ingannare il lunario con sofisticata disinvoltura. Totò era Totò. E se la sua voce, dal piccolo schermo, ancora scorta tante serate domestiche, perchè proprio a lui l’affronto del blasone? Ricchezza e nobiltà!