Papa Ratzinger: castità sacerdotale!
Papa Ratzinger tira la manica alla regalità cattolica. Della curia romana. Contro i circa centomila preti che violano il sacerdozio casto. E quanti insistono ai margini delle virtù evangeliche vetero- testamentarie. Il sesto comandamento, quello che per decenni la Chiesa non ha saputo sbriciolare nelle catechesi parrocchiali ai fanciulli. Saltato a pie’ pari, senza darne mai una corretta interpretazione. Escluso quella generica del pudore: degli occhi, del cuore, dei sensi. Almeno questo quanto, dalla spiritualità medievale, a quella post tridentina, inculcato. Finchè l’omosessaulità e l’unione etero hanno avuto la meglio sulla mortificazione corporale. Su quel cilizio che Jacopone adottava per martoriare la carne. Contro certi divieti, che sapevano di perdizione, inferno, peccaminosità, la liberazione. Il polverone tra gli alti scanni curiali, tra i detentori della verginità per il Regno dei Cieli. E la constatazione che i novelli discepoli, ordinati con i tre voti, vivano tutt’altro che in maniera edificante la vita del servizio. Nella Chiesa africana, il celibato sacerdotale non sussiste. In quella romana, invece, al di là della pelle cotta o meno dal sole, la sequela del successore di Pietro. Il potere delle chiavi, scioglie o lega in terra, quanto sarà sciolto o legato nei cieli. Di qui l’alta responsabilità del Magistero. Ed il bisogno di parametrare la dottrina sull’insegnamento cristiano. Tra difficoltà, la buona Novella, che pone la salvezza come premio finale. Papa Benedetto XVI, nel constatare il grosso disagio che vive lo spaccato contemporaneo, mette le cose in chiaro. Dettando i principi che dovranno reggere la Chiesa del terzo millennio, senza scossoni di sorta. Nè interpretazioni meramente soggettive, specialmente da parte dei trasmettitori della fede. Testimoni del Nazareno, proprio a loro, che scelgono l’abito talare, richiesta condotta irreprensibile. E casta. Osservanza dei comandamenti, indiscriminata. Incluso il diatribato sesto, tra incertezze e pulsioni. Contro l’omosessaulità sacerdotale e l’unione celata di tanti consacrati, a volte anche con prole, il Papa ferreo. Nessuna diligenza per scivolare nelle tentazioni. Né per assecondarle. I sacerdoti, capaci di rimettere i peccati dei penitenti, fari di verità. Di onestà morale ed intellettuale. Pertanto, singoli nel vivere la paternità universale, in un afflato spirituale d’amore verso l’umanità. Servendo come il Giovedì Santo, i bisogni altrui. E reprimendo le proprie pulsioni, in nome d’una chiamata esclusiva alla totale donazione del proprio sé. Per la serie o laici o consacrati nello stato civile attinente.I preti sposati, che rinnegano il celibato, appartengono ad un’altra religione, che non può essere quella cristiano-cattolica. E l’omosessualità, che la Chiesa non condanna in quanto tale, ma ne censura la pratica, non deve dar adito ad atteggiamenti illeciti scandalistici.