Dedicato all’eroe del nostro tempo
Genova Bolzaneto, scambio di Fegino. Lì Gastone stava incatenato ai binari mentre il locomotore arrivava con dietro un carico di pendolari… Poi il macchinista incrocia d’improvviso il tuo terrore sulle finestre sgranate della tua anima e ce la fa a frenare appena in tempo. E tu Gastone, che pure senza targhetta e senza microchip appartenevi senz’altro a un umano, probabilmente hai avuto la saggezza (tutta animale) di dimenticare questo umano e di guardare avanti. Ma io, caro Gastone non ho la tua saggezza: sono un umano. Io “non amo il prossimo mio come me stesso” come insegnò un Illuminato 2000 anni fa, ma amo tutti gli esseri senzienti più deboli, quelli su cui si riversa la stupidità malvagia dell’uomo, malvagità spesso favorita da vuoti giuridici, da problemi più importanti (quali la perdita di posti di lavoro, l’immigrazione incontrollata, l’affollamento delle carceri, l’accorpamento di plessi scolastici) e la vita di un povero cane, tolta con vigliaccheria, si perde nel silenzio successivo allo sferragliare del treno. A questo eroe del nostro tempo (che peraltro avrebbe rischiato penalmente poco) auguro di convivere con la consapevolezza di ciò che ha commesso, fino al suo ultimo respiro. Le carceri purtroppo sono troppo piene e un simile eroe, con vitto ed alloggio gratuito, sarebbe solo sprecato. E poi, siamo in uno Stato dove si super protegge la privacy ma non gli animali. Guardo con tristezza le colline piene di uliveti che nessuno cura e che vanno a fuoco ogni estate per qualche eroico piromane e mi dico: ma quanto sarebbero utili delle buone braccia obbligate otto ore al giorno a pulire di buona lena il sottobosco ben guardate a vista. La “cura” insegnerebbe a questi eroi a diventare comuni mortali e, ai giovani comuni mortali, questi eroi offrirebbero un esempio vivente che anche una azione deprecabile può produrre del bene.
L’eroe di Lermontov è scettico e disincantato, ha perso ogni slancio ideale e si lascia vivere disprezzando la vita dei più deboli. E’ quindi senza pietà: un eroe del nostro tempo che evidentemente è cominciato nella prima metà dell’Ottocento (e forse anche prima). Chissà quando finirà questo lungo tramonto!
Gentile Fulvio,
grazie per il commento. Il riferimento a “Un eroe del nostro tempo” di Lermontov” era già intenzionale nel titolo poi mutato in “a un eroe del nostro tempo”. L’eroe russo è però un individuo di un certo livello intellettuale, il cinismo e l’indifferenza sono diventati la sua morale di vita e non nasconde queste prerogative. Agisce frontalmente e a viso aperto.
Il nostro eroe, vista la bassezza dell’operato, a mio avviso non ha neppure la dignità di essere chiamato “uomo” sia per la gratuita malvagità con cui ha inteso liberarsi del cane, sia per la vigliaccheria di non guardare gli occhi di chi muore per mano tua. . E’ solo un inutile “accidente” vivente di cui la società pullula e (purtroppo) deve farsi carico. Confucio era più prudente nell’amore per il prossimo: “Ama gli uomini in genere, ma prediligi i buoni”. Per cui evitiamo le persone troppo annoiate da un vissuto troppo facile e privo di sofferenza. Il buon Voltaire che aveva un senso della sacralità della vita umana forse di livello superiore a tanti moralisti “dell’altro partito” (che ancora oggi lo teme) aborriva la pena di morte (per qualunque reato) ma non disdegnava i lavori forzati che offrivano un esempio vivente di come il male può produrre un po’ di bene. Peccato che la mia esplicita “provocazione” nel merito sia stata bypassata dai Lettori… Forse non è aderente ad un concetto di “civiltà”?