Nelle librerie angeli e stigmatizzati di don Marcello Stanzione
Da pochi giorni è possibile acquistare nelle librerie il testo edito dalla Sugarco “ Angeli e stigmatizzati”, euro 18,00, scritto da don Marcello Stanzione ed Anna Maria Turi. Come la maggior parte dei lettori sa, vi sono santi che hanno delle ferite che sembrano identiche a quelle per le quali Gesù ebbe a soffrire durante la sua crocifissione. Rassomigliano alle ferite dei chiodi nelle mani e nei piedi, come pure ad una ferita al alto dove Gesù fu colpito con una lancia. Quantunque vi siano stati qualcosa come trecento stigmatizzati, con larga maggioranza di donne, la Chiesa non ha mai pubblicato una dichiarazione scientifica su questo fenomeno di carattere spirituale. Tuttavia vite e scritti di questi santi rivelano un alto grado di santità e di unione con il nostro Signore e Salvatore che vive la sua Passione. Chi porta veramente le ferite di Cristo non cerca il dolore di per sé. Ma, quando comprende che sta soffrendo con Cristo per la salvezza dei membri della sua Chiesa, lo accetta con gioia. Affida al Signore il come ed il perché relativi a tutti i meriti che la sua sofferenza può guadagnare. Tra le diverse centinaia di casi di stigmatizzati che Stanzione e Turi presentano nel loro testo sceglierò solo quattro di essi.
San Francesco è forse il più conosciuto ed amato degli stigmatizzati. Il suo immenso amore per la povertà, per la semplicità e per ogni cosa creata, era proprio l’opposto di quanto aveva vissuto prima che Dio lo chiamasse per una vita particolarissima. Figlio di un ricchissimo mercante di Assisi , era un precursore del playboy di oggi. Era una specie di réclame ambulante dei tessuti più ricchi ed eleganti, che suo padre vendeva, fino a un giorno in cui si trovò dentro a una vecchia chiesa in rovina. “Ricostruisci la mia Chiesa”. Francesco sentì chiaramente queste parole provenienti dal Cristo che era sulla grande croce davanti a lui. Cambiò la sua vita e quella di parecchi altri del tredicesimo secolo fino al giorno d’oggi. Sono letteralmente migliaia quelli che in folla sono entrati nell’ordine Francescano per predicare la Buona Novella e vivere in gioiosa povertà. Nel 1224, quaranta giorni prima della festa dell’Arcangelo Michele (che cade il 29 settembre), Francesco incominciò un digiuno in suoi onore. Ma circa due settimane prima della festa di Michele, nel giorno della santa Croce, ricevette le stimmate. Era stato fuori, in piedi per tutta la notte, pregando; solo Frate Leone era con lui,. Questi affermò di aver visto un globo di fuoco cadere sul volto di Francesco che era levato al cielo, e poi ritornarsene si di nuovo. (La gente del posto raccontò poi che l’intera regione era stata improvvisamente illuminata nel tempo che precede l’alba, come se già fosse sorto il sole). Quanto a Francesco, si narra che si trattasse di un angelo particolare sceso di colpo per lasciare il segno dei chiodi, come pure quello della ferita prodotta dalla lancia sul santo che stava in contemplazione fuori della grotta. Si dice che abbia provato dolori acutissimi alle mani, ai piedi e al costato, a destra. Secondo la descrizione di Francesco, non si trattò dell’angelo custode, ma di un serafino con sei ali di fuoco, come descritto da Isaia (6,2). La Scrittura considera i serafini come i più vicini a Dio ed in continua adorazione. Questa esperienza mistica non si può giudicare oggettivamente. Presenta però particolari caratteri di verità, dal momento che vi sono parecchie varianti in tali racconti. In questo caso, però, essa è sembrata sufficientemente credibile alle autorità della Chiesa, dal momento che hanno approvato una festa il diciassette settembre in onore delle stimmate di san Francesco.
Un’altra santa, molto popolare e stigmatizzata, fu Teresa d’Avila della Spagna del sedicesimo secolo. Come è descritto nelle sue biografie, era una donna bella e intelligente, ma anche molto risoluta e profondamente spirituale. Riuscì a unire con successo una vita di grande attività con una contemplazione altissima, quale monaca carmelitana. Siccome in quel tempo vi era stato un grande rilassamento a proposito di pratiche religiose, introdusse regole austere nei sedici conventi che riuscì a fondare. Ha scritto opere spirituali di grande valore e nel 1970 è stata la prima donna a essere insignita del titolo di Dottore della Chiesa. Con una commendatizia così impeccabile e gratificante, potremmo definirla come una monaca lontana da qualsiasi sciocchezza. Eppure questa donna, che viene oggi considerata come una delle più grandi mistiche di tutti i tempi, aveva visioni e sentiva voci che le causavano grande angustia. Siccome conosceva a fondo la vita spirituale , sapeva benissimo che non tutte le esperienze cosiddette mistiche sono genuine, o vengono necessariamente da Dio. Non poté esserne sicura, neppure nei suoi riguardi, fino a quando il suo direttore spirituale, san Pietro d’Alcantara, non la convinse che le sue esperienze erano davvero autentiche. Il racconto di quando ricevette le stimmate da un angelo sarebbe però potuto sembrare strano, se lei non si fosse dimostrata così equilibrata e pratica. Nella sua autobiografia (scritta per ubbidienza) ci parla del suo mistico matrimonio con Cristo come del punto più alto della sua vita: “(Questo angelo) non era grande, ma piccolo e molto bello; all’ardore del volto pareva uno di quegli spiriti sublimi che sembra si consumino tutti in amore…Teneva in mano un lungo dardo d’oro, sulla cui cima di ferro sembrava avere un po’ di fuoco. Pareva che me lo configgesse a più riprese nel cuore, cacciandomelo dentro fino alle viscere, che poi mi sembrava strappare fuori quando ritirava il dardo, lasciandomi avvolta in una fornace di amore”. Il dolore che sentì nell’anima si diffuse nel corpo, ma era accompagnato anche da una grande gioia. Secondo la sua descrizione, Teresa era come una persona rapita. Non aveva alcun desiderio di vedere o di parlare, ma soltanto quello di essere totalmente consumata da quel misto di gioia e di dolore derivante dall’essere completamente unita al Signore. Sottomise ogni cosa al suo confessore e al giudizio della Chiesa. Il suo ordine Carmelitano celebra il ricordo di questo avvenimento il 27 agosto.
Liduina di Olanda è un’altra persona che ha avuto il dono delle stimmate. Ella fu quella che si potrebbe definire una professionista del patire. Aveva talmente tante cose che andavano male, che sarebbe difficile enumerare le sue sofferenze, non ultima di esse era una apparenza brutta che rispecchiava il suo dolore. Poi, per breve tempo, “Iddio consolò Liduina venendo a lei in tale potenza che ogni suo dolore scomparve”, come scrive Ronda De Sola Chervin. “Un angelo cancellò le sue ferite così che si presentò come una giovane in buona salute”. Fu allora, dopo una visione di Maria e degli angeli e quindi di Gesù Crocifisso, che ricevette le stimmate. Le ferite alle mani, ai piedi e al cuore erano, però, un po’ coperte perché lei non voleva che la gente le vedesse. Ma poco tempo dopo ritornarono a Liduina le sofferenze di prima. Scomparve anche quella bellezza che l’angelo le aveva donato, e le rimase solo il segno di un’ostia bianca sul petto, quale prova della sua visita.
Con tutta probabilità la maggior parte di noi non ha una relazione personale con gli stimmatizzati che abbiamo considerato così da lontano. Ma Padre Pio, uno di loro in relazione eccezionale con gli angeli, può aiutarci a rendere più comprensibile la cosa. Egli indossò il saio dei frati Francescani, nonostante una continua salute cagionevole. Per questo venne più volte mandato a casa a riposarsi e rimettersi – ma solo nel tempo degli studi in seminario. Finalmente venne ordinato sacerdote nel 1910. Durante il tempo della Prima Guerra mondiale si riprese, e fu mandato a servire in un ospedale militare. Visse sempre un’intensa e personale vita di preghiera, passando le notti in ginocchio e digiunando per lunghi periodi. Non si esimeva con la scusa della cattiva salute. Fu nel 1915, durante la preghiera, che, all’improvviso, una tremenda espressione di dolore si disegnò sul volto, mentre agitava freneticamente le mani e cercava un secchio di acque. Il suo Padre guardiano confermò quello che il mistico già sapeva; aveva ricevuto le stimmate invisibili: ossia – tutto il dolore senza il segno esteriore del sangue. Tre anni dopo si trovò, di prima mattina, in una pozza di sangue. Le mani sanguinavano, e piedi e costato stillavano sangue nelle vesti. Questa volta la cosa si vedeva. Membri della gerarchia ecclesiastica, insieme con equipe mediche, lo esaminarono accuratamente. Come ebbe a concludere un medico, “le stimmate sono un fenomeno del tutto inspiegabile, se con la parola stimmate si intende la riproduzione, sul corpo umano, dei segni di Cristo crocifisso. Né storia, né scienza, e neppure la psicologia, possono tentare di darne una spiegazione”. Può darsi ch sia stato l’angelo custode di Padre Pio ad incoraggiare uno dei medici ad ammettere qualcosa di straordinario, prima di andarsene. Si fermò quasi a interrompere il protocollo medico. “Padre Pio, l’effluvio di profumo viene dalle vostre ferite … è intenso … incredibile. Non posso credervi”.
Alfonso Maraffa