Le abilità obsolete dell’era informatica

 Amedeo Tesauro

Dall’Inghilterra arriva un curioso studio che indica, stando a quanto rivelato da un campione, le venti capacità inutili e le venti indispensabili oggigiorno. Una lista illuminante che fa inorridire chi è cresciuto in un mondo diverso in cui certe comodità non erano a disposizione, ma soprattutto un mondo in cui l’interazione con un computer era considerata una competenza e non una necessità. A scorgere la classifica delle abilità obsolete si scorgono residui di un tempo che fu  (lucidare l’argenteria, conoscere il galateo, lavorare a maglia, scrivere lettere a mano), attività sostituite dal progresso (tutto ciò che ha a che fare con la memoria, dal conoscere le capitali al ricordare numeri), o anche da una tendenza a cercare la competenza altrui (manutenzione auto). Essenziali sono invece le attività legate alla nuova società dell’informazione, dal ricercare su Google all’impostare la propria privacy online, dall’utilizzo di Facebook al prenotare voli sul web, dall’utilizzo delle mappe online al sapersi connettere ad un wi-fi. Se è vero che saper cucinare rientra ancora tra le attività considerate necessarie, è ovvio che tutto il resto evidenzi uno scarto tra la società precedente e quella successiva il boom dei computer e di Internet. Del resto nel giro di poco più di un decennio la concezione stessa del PC, e della Rete poi, è evoluta: se inizialmente utilizzare un PC era una competenza, un’abilità notevole, in poco tempo è divenuta una capacità fondamentale, non più un surplus ma una concreta conoscenza che se non posseduta taglia fuori da molteplici possibilità. Arrivati al 2013, il risultato è l’impossibilità di poter svolgere attività sociali (sia in termini lavorativi che in termini di puro svago) senza operare con un computer. Del resto non vi è da preoccuparsi, giacché lo scarto evidenziato è scarto generazionale: i ragazzi nati da metà degli anni novanta in poi non si pongono nemmeno la problematica, a loro risulta assolutamente normale l’utilizzo di un computer, al di là del supporto (PC, tablet, portatile, smartphone). A essi, anzi, risulta perfino strano che certe attività fino a un decennio fa non erano minimamente comuni (comperare online, sbrigare pratiche sul web) o che in generale l’individuo non vivesse in una società in cui ogni cosa è a portata di click. Come ogni innovazione, computer e Internet sono stati assimilati man mano e sono stati dati per scontati, divenendo abilità essenziali per poter sopravvivere nel nostro mondo. Va altresì constatato, come programmatori e informatici sostengono da tempo, che oggigiorno è essenziale padroneggiare certi usi dei nostri elaboratori, ovvero quelli votati al sociale o a certe applicazioni specifiche, tuttavia la gran parte degli utenti è assolutamente poco informata sui meccanismi interni degli apparecchi che utilizza. Se in tempi pioneristici utilizzare un computer significava anche saperne curare la manutenzione, magari smanettando su di esso, oggi tale abilità tecnica si è assolutamente persa. Del resto anche questa perdita di specializzazione è insita nell’arrivo alla massa della tecnologia: da un lato, dunque, abbiamo la necessità di saper utilizzare certi apparati tecnologici, dall’altro non ne conosciamo ogni funzione e ci limitiamo a sfruttare ciò che ci serve. Anche questa è evoluzione, e chissà tra vent’anni cosa sarà obsoleto e cosa essenziale.