La crisi è culturale
La crisi che ci pervade e che costringe, una volta di più, a tirare la cinghia di noi poveri contribuenti in favore dei piani finanziari nazionali e internazionali non è solo economica: è soprattutto culturale! Altrimenti non si spiegherebbe perché tante occasioni gastronomiche – per carità, legittimissime! – e tante sagre del gusto abbiano più successo rispetto alle iniziative e spesso ai movimenti culturali. In una società ripiegata su se stessa e in una temperie difficile e vuota di valori quali quelle odierne ognuno pensa a sé, facendo levitare ulteriormente indifferenza, egoismo e diffidenza. C’è in giro tanta malignità, c’è invidia: sentimenti senz’altro precedenti ed esteriori alla stessa crisi ma da questa fortemente, veementemente veicolati e fomentati. Accade per esempio che molte persone non rinnovino, magari, i propri abbonamenti a riviste o anche quotidiani ma vivano piuttosto goliardicamente le occasioni di agape fraterna e i momenti “goderecci” – senza voler giudicare nessuno, anzi! – soprattutto, crediamo, per “dimenticare” per poco le contingenze dei tempi difficili e duri di oggi. Però i teatri, non tanto invece i cinema, sono deserti: sicuramente ciò è causato dai prezzi spessissimo proibitivi degli spettacoli, soprattutto sperimentali e concernenti la nuova drammaturgia; i cinema, d’altro canto, propongono biglietti e ticket più popolari, modici. Ma – anche qui – gli spettatori preferiscono (è un serpente che si morde la coda) scordare la crisi tramite pellicole meglio note come cinepanettoni e/o cinecocomeri (i film estivi) alla De Sica e alla Boldi, che fanno ridere e attenuano le tensioni individuali o collettive. I libri registrano un netto calo, come al solito in questi ultimi anni; ciò anche se si parla di una certa inversione di tendenza dovuta ai ritrovati tecnologici come gli e-book e i tablet, gli I-pad. Le biblioteche, anche per i tagli al personale e/o per la mancata velocizzazione dei servizi ma anche per l’incompetenza da parte degli addetti che non si aggiornano o che vi lavorano da anni non utilizzando i software delle nuove tecnologie, divengono in breve deserte, poco frequentate. Non ci sono tante associazioni che durino molto; ogni sodalizio sembra ripiegato su pochi e consueti membri. Il lavoro manca e così non gira certamente l’economia; i giovani si sentono persi, spaesati, spauriti: lo testimoniano gli innumerevoli (purtroppo) suicidi di ragazzi e adolescenti che già in questi primi mesi del 2014 pullulano sia nella Valle Irno che (soprattutto) nel Montorese e nei dintorni. Le nuove generazioni sono disperate, non sanno più vivere, non conoscono motivi di sfogo, conforto, se non nella droga o in altri paradisi artificiali – non escluso il gioco: riguardo questo fatto registriamo la crescita esponenziale di locali adibiti al gioco con videolotterie e banchi di scommesse, che creano il falso messaggio di soldi facili e a volte “sporchi”. Non ci sono dunque molte speranze, per garantire un futuro – ma anche il presente – a tanti cittadini avviliti: speriamo allora che il 2014 porti non solo salute e serenità ai tanti poveri Cristi vessati dai litigi dei politici, sfregiati dalle loro misere leggi, depredati nei diritti e finanche nella dignità e che finalmente l’apparato economico-finanziario e burocratico dello Stato torni a funzionare rettamente e si attuino servizi e politiche sociali per le tante categorie deboli (ma non solo) che invocano disperatamente un intervento concreto, fattivo. Solo con l’impegno da parte dei nostri governanti e rappresentanti a legiferare bene e con forza si può muovere qualcosa di positivo, un trend in salita della nostra bilancia commerciale. Vogliamo sperare che i politici si scuotano dal loro (autoindotto e meschino) torpore e assicurino il loro impegno per l’Italia e per gli Italiani, popolo fiero ma tante volte disorientato e inconcludente. Così molte cose potrebbero e anzi dovrebbero migliorare. Per tutti!