Viaggio sociologico dentro le culture del mondo Mappa Mundi, nuovo libro di Domenico De Masi

Giuseppe Lembo

Il mondo fluido ed in forte movimento del tempo in cui viviamo è un importante laboratorio, soprattutto all’attenzione delle scienze sociali e degli scienziati sociali. È soprattutto il sociologo che segue con grande attenzione i fenomeni sociali del nostro tempo;alla base c’è, prima di tutto, una mutazione genetica molto, ma molto accelerata ad un punto tale da far considerare la società del nostro tempo, una società fluida, con crescenti e rinnovate variabili e soprattutto con crescenti e rinnovati protagonisti, ultimi dei quali sono quelli del web, meglio conosciuti come il popolo degli invisibili. Un importante studioso dei comportamenti umani italiani del nostro tempo è il sociologo Domenico De Masi, attivamente presente nel dibattito italiano su come cambia la società italiana; su dove vanno nel prossimo futuro, gli assetti sociali e culturali degli italiani. Il prof. De Masi attraverso ben 870 pagine di un suo nuovo libro, dal titolo “Mappa mundi” Rizzoli Editore, cerca di tracciare le linee del passaporto per il futuro; tanto lo fa, partendo dal presente e dal modello umano che caratterizza la società del nostro tempo, sempre più spinta verso modelli di vita senza orientamenti. De Masi partendo dai quindici principali assetti sociali e culturali che l’uomo ha cercato di darsi nel corso della storia (dall’umanesimo spirituale del modello indiano, nel suo percorso per il futuro, è arrivato al modello brasiliano, passando per il modello cinese, giapponese, classico, ebraico, cattolico, musulmano, protestante, illuminista, liberale, capitalista, socialista, comunista, postindustriale).Attraverso l’insieme del lungo percorso umano di questi modelli, traccia il cammino del pensiero del mondo nella sua naturale evoluzione, arrivando ai giorni nostri, dove, dice Mimmo De Masi, la gente non si riconosce più nei modelli del passato; manifesta di essere sempre più scontenta del proprio modello di vita e sognando, magari ad occhi aperti, ne cerca uno migliore per sentirsi soddisfatta della propria vita, della propria condizione di uomini tra gli uomini della Terra. Le 870 pagine del nuovo libro del sociologo De Masi hanno come obiettivo prevalente quello di costruire un nuovo modello di felicità globale; tanto, per venire incontro alla gente del mondo in una crescente condizione di grave sofferenza per come si vive oggi. De Masi fortemente sensibile a questo grave problema di sofferenza dalla dimensione universale, cerca di correre ai ripari e da buon scienziato sociale, non si attarda a dare una sua ricetta; così facendo, capisce di correre il grave rischio di apparire poco credibile. I contenuti verso l’umanamente nuovo, Domenico De Masi li definisce il passaporto per il futuro. Perché la gente è scontenta dell’attuale modello di vita? De Masi, il sociologo, ne individua tutte le diverse cause; la prima ed anche la più grave è, soprattutto, nell’ingiusta distribuzione della ricchezza. Che ci può essere di più ingiusto al mondo del fatto che 85 individui, i più ricchi della Terra, posseggano nelle loro avide mani una ricchezza pari a quella di tre miliardi e mezzo di poveri? Tutto questo porta a rivendicare un nuovo modello di vita; porta in tanti a chiedere un nuovo passaporto per il futuro; un passaporto fatto di diritti, oggi negati e di libertà umana, partendo prima di tutto dalla libertà dal bisogno; un passaporto per il mondo, non più condizionato da vincoli e/o da diritti negati, in violazione della dignità umana, universalmente intesa. Nel nostro Paese dalla fine della seconda guerra mondiale in poi si è sempre navigato a vista; è mancato un progetto unitario con gli obiettivi da raggiungere; è mancato il percorso da seguire per il buon fine degli obiettivi da raggiungere e per evitare cammin facendo, il rischio di deragliare, compromettendone gli obiettivi così come programmati. Questo è un grave problema del nostro tempo; un problema apparso in fretta con l’apparire della società postindustriale; un problema grave apparso quasi per germinazione spontanea sotto la spinta contraddittoria del progresso scientifico, della globalizzazione, della scolarizzazione, dei media e per ultimo della rete digitale attraverso il web. Tutto questo ha creato un vero e proprio stato confusionale; le certezze sono andate mano mano scomparendo, lasciando l’uomo, sempre più solo con se stesso; sempre più incapace di ritrovarsi e di dare con la dovuta saggezza le risposte giuste ai tanti perché della quotidianità, spesso senza risposte, per cui causa di un profondo malessere che crea scontento, disperazione ed una sofferta domanda di verità umana da nuovo corso. De Masi è fortemente preoccupato. Che fare? Le responsabilità, dice De Masi, non sono solo e tanto del mondo della politica; le colpe di questa nuova e sofferta condizione umana e sociale sono soprattutto degli intellettuali che hanno mancato di presenza, non favorendo l’implementazione del nuovo nelle coscienze della gente, rimasta sola con se stessa ed assolutamente incapace di ritrovarsi, avendo al fianco una guida illuminata per tracciare con fare sicuro la rotta efficace da raggiungere senza avventure e/o difficoltà insuperabili, gli obiettivi prefissati. Domenico De Masi, da scienziato sociale manifesta tutto il suo rammarico per il vuoto che negli ultimi decenni si è venuto a creare nella società proprio per colpa degli intellettuali che non hanno saputo fare il proprio dovere umano, sociale e soprattutto di pensiero; si sono estraniati dai propri contesti di vita e con assoluta indifferenza per il loro ruolo centrale nella crescita sia individuale che d’insieme sociale, facendosi anche male, hanno seguito il comportamento dei politici, pensando solo a se stessi ed al proprio mondo, senza indicare alla gente bisognosa di una guida illuminata, di una guida saggiamente credibile, come costruirsi e costruire insieme mondi vitali nuovi grazie alla saggia rotta tracciata dall’insostituibile mondo del sapere e della conoscenza, un mondo guida per gli uomini della Terra che non è dato a nessuno cancellare. E così il percorso sociologico del prof. De Masi continua, forte della sua presenza narrante che spazia nella conoscenza di un sapere che attinge alle testimonianze della storia umana, dove significativamente si sono sviluppati quei modelli di società che si sono richiamati ai contenuti del modello ideologizzato che ha poi fatto da guida per un attento trasferimento nella società pronta a farlo proprio. De Masi ci illumina con gli esempi. Il Medioevo cristiano dice, si è strutturato nella predicazione di Cristo e sulle dottrine dei Padri della Chiesa. E così anche il modello di Maometto ha influito sui musulmani; il modello del puritanesimo protestante e delle idee illuministe ha contribuito alla formazione delle coscienze americane; lo Stato nazione dell’Ottocento si è conformato sul modello liberale di Locke, Smith e Tocqueville; la società sovietica sul modello di Marx, Engels, Lenin. A questo punto, come ci racconta il robusto libro del sociologo De Masi, si verifica un’interruzione del modello di riferimento; un’interruzione, purtroppo grave, con conseguenze altrettanto gravi di cui non sappiamo i possibili danni per il futuro delle nuove generazioni. La società postindustriale nata rapidamente è senza un modello; agisce senza appartenenza e riferimenti di pensiero utili al suo cammino da costruire su certezze consolidate che escludono le pericolose improvvisazioni. Dall’alto della sua saggia disquisizione sociologica De Masi si appella agli intellettuali affinché, come Pericle nel mondo classico e gli illuministi nel mondo moderno, si pongano l’obiettivo urgente di fornire all’uomo ed alla società del tempo in cui viviamo, un modello guida, basato sulla saggezza, sulla bellezza e sulla crescente compresenza di razze e culture, un’utile ricchezza di diversità umana per il comune obiettivo del raggiungimento della felicità umana. De Masi pensa e scrive in modo fortemente sociologico per un preciso fine che è quello della felicità umana, un diritto che, non più garantito, è invece sempre più negato. La felicità per De Masi è un fatto che va oltre l’individuo; coinvolge prima di tutto lo Stato che deve assicurare ad ogni cittadino le condizioni per coltivare la propria felicità e quindi essere un uomo felice tra uomini felici; tra uomini che possono essere felici solo se vivono in un contesto di serena convivenza, non disturbato da condizioni che producono malessere, quali quelle di un contesto sociale violento, ingiusto, anarcoide, disorientato, rapace e quindi negativo e come tale assolutamente negato alla felicità, ma dalle porte aperte, anzi spalancate, all’infelicità umana sia individuale che d’insieme sociale. Per De Masi occorre, con assoluta urgenza, un modello di società che sappia rispondere alle esigenze del nostro tempo; un modello che, per la prima volta nella storia dell’umanità sia universale e quindi utilmente riferito a tutti gli uomini della Terra; trattandosi oggi di un modello globalizzato, deve riuscire a creare le condizioni di vita globale per vivere in modo serenamente equilibrato insieme nel reciproco rispetto, producendo anche il diffuso senso solidale del vivere insieme. De Masi nel suo passaporto per il futuro ci vede il meglio dei modelli già prodotti dall’uomo nel passato; in particolare si riferisce  quindi ai modelli con spunti utilmente intelligenti da inglobare nel nuovo. È questo il passaporto per il futuro; è questo il passaporto per quella felicità possibile di cui l’uomo globale del Terzo Millennio ha tanto, ma tanto, tanto bisogno. Nel pensarlo, De Masi oltre ai modelli classici da cui partire per costruire il modello di vita del Terzo Millennio, inserisce anche il modello Brasile, un Paese nel quale sta vivendo tante sue esperienze umane e sociologiche; un Paese, dice, che può vantare preziose risorse meta-economiche, sempre più scarse altrove, ma assolutamente necessarie, anzi insostituibili per costruire il nuovo modello di vita, un modello fortemente universale dato che il mondo di oggi è globalizzato. Il Brasile è un utile riferimento per il passaporto del futuro per il suo meticciato, per la sua mescolanza di razze, per il suo basso tasso di razzismo, per il suo grande senso di amicalità, di cordialità, di musicalità; per il suo senso di ospitalità, per la sua allegria, per la sua apertura verso il nuovo, per la sua grande capacità di affrontare positivamente la realtà, reinterpretando regole e linguaggi e ritenendo fluidi i confini tra il sacro ed il profano, il formale e l’informale, il pubblico ed il privato, l’emotivo ed il razionale. Aggiunge, ancora De Masi, parlando del suo Brasile, la sua seconda patria, che è positivamente consapevole delle grandi sfide, quali la corruzione, la violenza, le disuguaglianze sociali, il deficit educativo da affrontare ed assolutamente vincere. Con l’omaggio al Brasile ed a tutto quello che può darci nella costruzione del nuovo modello di vita per il nostro tempo globale, si chiude questo importante libro del sociologo De Masi, un percorso umano e sociale che porta all’attenzione dei lettori il grave vuoto del nostro tempo per quel mancato modello di vita per ciascun uomo, un modello che dice, l’amico sociologo, deve essere universale, dato che il mondo è oggi globalizzato. Grazie, mio caro amico e professore Mimmo De Masi. Dopo aver letto il tuo importante libro, saranno in tanti a dirti grazie e ad esprimerti quella gratitudine umana, culturale, di pensiero che meriti per il tuo geniale ruolo di intellettuale del mondo, al servizio dell’uomo della Terra. Senza intenzioni assolutorie, concludendo questa mia analisi umano-sociologica sull’ultimo lavoro di Domenico De Masi, riconosco veritiera la sua critica agli intellettuali che, scomparendo hanno di fatto lasciato il campo libero agli ignoranti della politica, che ci hanno portato a vivere in un assordante e pericoloso vuoto di modello di vita, senza il quale non c’è buona vita umana, sociale e culturale; forse è difficile anche la sola stessa vita in questo nostro sgangherato Paese che si chiama Italia. Nonostante tutto, la gente italiana in tutte le sue stratificazioni umane e sociali, si è costruita un proprio modello di vita; è quello dell’apparire; è quello dell’avere; è quello della propria universalità di vita, tradotta in un io mondo,  dove al divismo per l’apparire, si va ad aggiungere una altrettanta voglia di cibo, con una forte centralità dello stomaco ed una altrettanta forte sussidiarietà del cervello, pensando ad un tutto per sé che va contro quel modello di vita proposto dal sociologo Domenico De Masi. Un modello di vita, necessario passaporto per il futuro, senza il quale c’è il nulla. Caro prof. De Masi, speriamo di cavarcela come italiani, fortemente confusi e sempre più senza bussola e con tra l’altro, un ricco patrimonio di vizi occulti e meno occulti, che hanno fatto mettere da parte le virtù umane degli italiani per vivere bene sulla Terra.