Il venerabile Henri-Marie Boudon e la devozione agli angeli

don Marcello Stanzione

Antico alunno dei gesuiti, Henri-Marie Boudon (1624-1702), grande arcidiacono d’Évreux, fu una delle figure più interessanti e poliedriche del XVII secolo, definito in Francia come il secolo dei santi. Studiò alla Sorbona e compose oltre 30 libri su tutte le tematiche teologiche ( Dio, il Santissimo Sacramento, la Madonna, il rispetto per le chiese, il sacerdozio, il catechismo, le gerarchie angeliche…) ed i suoi autori preferiti furono santa Teresa d’Avila, san Francesco di Sales ma specialmente san Giovanni della Croce. Boudon ha lavorato molto per la propagazione della devozione dell’angelo custode. Ebbe grandi influssi sulla spiritualità di Luigi Grignon de Montfort che da lui trasse il significato della croce e la schiavitù alla Madonna. Molto zelante del suo dovere pastorale, egli è  l’autore, verso il 1625, di un’opera intitolata La scienza sacra del catechismo, opera che apparve solamente dopo la sua morte. Egli redasse anche due trattati che non è possibile datare con esattezza,  La devozione ai nove cori dei Santi Angeli continuamente ristampato per oltre 300 anni e La devozione all’Angelo custode, che sono confusi nelle molte numerose edizioni e nelle quali questo grande devoto ai santi angeli spiega la sua ambizione pastorale:“Io avrei voglia di andare di città in città, di villaggio in villaggio, per divulgare le bontà degli angeli e i motivi che ci impegnano ad amarli. Io avrei voglia di parlare a tutti uomini se fosse in mio potere, e di gridare dappertutto sia nelle piazze pubbliche sia in ogni altro luogo l’amore e la devozione degli angeli”. Henri-Marie Boudon compose anche una Vita del “molto devoto ai Santi Angeli” Giovanni Crisostomo, opera che gli offrì un’occasione supplementare di ribadire l’importanza di questa devozione. Infine, egli non smette di raccomandare la “conversazione interiore” con gli angeli, compresa al di fuori della cristianità, come testimonia questa esotica passeggiata immaginaria la cui la geografia richiama quella delle missioni esteriori: “Bisogna ancora andare in giro in spirito nelle terre degli infedeli, nei paesi eretici, per conversare con tutti gli angeli di queste persone […] Si può in questo modo percorrere tutta la terra, onorando un giorno gli angeli di un regno, e un altro gli angeli di un altro paese. Tanto quelli del Canada, tanto quelli della Cina, qualche volta quelli del Giappone, altre volte quelli delle Indie; non bisogna dimenticare anche gli angeli dei regni cristiani”. Nella grande epoca delle missioni e delle visite pastorali in Francia, la ripresa  di questa figura dell’angelo custode si è operata distogliendo la dimensione locale della protezione angelica su città e nazioni a profitto della tutela individuale. Quando questo riferimento locale viene mantenuto – per esempio nelle predicazioni -, esso è sempre associato alla figura dell’angelo custode dell’individuo. In tutta la sua corrispondenza epistolare, Henri-Marie Boudon evoca frequentemente “l’angelo custode della bella città e delle diocesi di…”, congiuntamente al “buon angelo” del destinatario stesso della lettera. Con l’angelo “della diocesi”, non è più una suddivisione civica e amministrativa che domina, bensì la preponderanza di una unità cattolica. D’altronde, i Padri del concilio di Trento non avevano mancato di sottolineare l’importanza del territorio urbano in quanto alla definizione e all’affermazione del potere episcopale. Ogni città – intesa come parrocchia o, meglio ancora, come città episcopale – è, allo stesso modo di ciascun individuo, protetta dai santi angeli. Non è tanto questa o quella collettività che si decreta legata al suo angelo custode, quanto la Chiesa che assegna a tutti questa tutela di fatto. Infine, come spiega il cardinale Bellarmino, non c’è nessuna contraddizione tra i due sistemi, i santi angeli essendo preposti “alla custodia e alla protezione degli uomini, sia di ciascuno di loro in particolare, sia di tutti insieme”. Boudon era particolarmente devoto all’arcangelo san Michele e celebrava nella cattedrale di Evreux la messa in onore degli angeli il primo martedì del mese preceduto da un pellegrinaggio tra la cattedrale e il santuario di Saint-Michel-des-Vignes che ancora oggi si fa. Alla sua morte Boudon volle essere sepolto nella cappella dell’angelo custode della cattedrale di Evreux che ben presto divenne la sede della Confraternita dei Santi Angeli da lui fondata nel 1667 e che è ancora oggi attiva. Il suo processo di beatificazione è iniziato nel 1884.