La lenta e mortale agonia italiana
L’Italia vive in una condizione agonica, ormai da lungo corso. Purtroppo il nostro Paese è stretto in una morsa mortale che si chiama potere; un potere ottusamente chiuso in se stesso che non ha mai saputo anticipare gli eventi e tanto meno cambiare adeguandosi al nuovo che quando avanza, non si può far finta di niente; nessuno, proprio nessuno può fare finta di niente. Se si fa questo, in modo suicida si rimane indietro e si entra in una fase agonica che, non dando scampo, porta a morte sicura. I mali d’Italia sono soprattutto mali sistemici dovuti al pieno fallimento di un modello culturale ed economico inadeguato per affrontare le grandi sfide epocali ed entrare con forza nel nuovo corso della storia segnato da un mondo globale dove niente, ma proprio niente è come prima e dove occorre un forte protagonismo della ragione per affrontare e vincere le grandi sfide.
Le grandi sfide della storia universalmente intesa e con queste, le grandi sfide della storia in cammino del nostro Paese che è purtroppo ridotto male, soffrendo come soffre del protagonismo dell’insieme umano, fortemente e sempre più annebbiato dall’ottusità di un potere sclerotizzato, ormai spento e senza slancio per il futuro.
L’immagine italiana è fortemente malinconica; è un’immagine sempre più dolorante che non promette niente di buono per il presente e soprattutto per il futuro delle nuove generazioni, disumanamente sedotte ed abbandonate a se stesse, in una condizione triste, da lacrime e sangue.
Siamo, purtroppo, tragicamente di fronte al triste tramonto italiano; un declino da tempo annunciato; il nostro Paese abbandonato a se stesso, ha fatto il suo corso, evidenziando l’assoluta irreversibilità dei mali d’Italia, una realtà confusa, dove a farla da padrone, è un indecente scenario umano e sociale che rappresenta in sé l’inizio della fine di una realtà senza futuro.
La depressione italiana prima ancora di essere depressione socio-economica, è una depressione fortemente umana.
L’italiano ormai privo di certezze è un vero e proprio re nudo.
Le cause di tanta diffusa e tragica sofferenza italiana è da ricercare nella crisi profonda del senso dell’appartenenza italiana; purtroppo, siamo ad una condizione da profondo rosso; è triste, ma va detto e riconosciuto il profondo rosso in cui oggi vive il nostro Paese; assistiamo dal Nord al Sud ad un triste tramonto italiano; un tramonto condito tra l’altro da un emergente e crescente idiotismo di Nordisti contro Sudisti, con accuse che ci riportano indietro e mettono inopportunamente in discussione l’Unità italiana con reciprocità di accuse Nord-Sud sui tanti mali d’Italia.
Tutto questo non giova al futuro italiano; tutto questo ci fa tanto male e ci rende sempre più depressi e senza scampo per un futuro possibile, assolutamente diverso dal presente che, ieri come oggi, non promette niente, ma niente di buono.
L’Italia è fortemente depressa economicamente, culturalmente e soprattutto umanamente.
Un Paese il nostro, sempre più avvitato su presupposti egoistici del tutto per sé; un Paese il nostro, dove è stato inopportunamente cancellato l’insieme solidale e dove regna quell’io mondo espressione del vivere tutto per sé.
Oltre ai vincoli di socialità allargata, sono ormai scomparsi anche gli stessi vincoli di solidarietà familiare, al Sud conosciuti come familismo amorale.
Non c’è più la famiglia; non c’è la società capace di fare rete e di operare per il bene comune.
C’è un se stesso che, al vivere insieme agli altri, preferisce la solitudine ed il rapporto virtuale con il web incontrandosi con i tanti invisibili, i nuovi ospiti di case sempre più sole e sempre meno ospitali, le cui pareti sono bucate da voci sconosciute che diventano amici; amici di un confronto a distanza che ha in sé tutti i presupposti della lenta e mortale agonia italiana.
Purtroppo crescono i rassegnati; crescono gli indifferenti.
Bisogna rinunciare con forza all’indifferenza; bisogna pensare ad un’Italia nuova capace di agire e di innovare. L’innovazione è il nuovo italiano; una strada obbligata per pensare al futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti.
L’Italia, la virtuosa Italia, mettendo da parte l’indifferenza che uccide, deve far partire un nuovo Rinascimento, con un forte percorso di umanità in cammino capace di mettere concretamente in movimento il meglio di noi stessi, utilizzando quelle risorse (il petrolio italiano) che abbiamo e che, avendo deciso di suicidarci, utilizziamo poco e male, rinunciando, tra l’altro alla genialità italiana, costretta a cercarsi il futuro, se non la semplice sopravvivenza, andando in giro per il mondo ed esportando fuori dall’Italia progetti ed idee senza le quali siamo destinati ad un ecosistema di povertà diffuse, il frutto di un’umanità che ha rinunciato alle sfide, chiudendosi a riccio di fronte ai cambiamenti da cui non ci si può assolutamente sottrarre; la via obbligata per affrontarli, vincendo le sfide, è prima di tutto di tipo culturale.
La sfida è dentro di noi; dobbiamo saper reagire ed agire, con una voglia del fare che oggi non appartiene più al nostro Paese, perché si è inopportunamente spogliato della convinzione di essere un Paese importante; un Paese, nonostante tutto, ancora ricco di determinazione consapevole per attivare i giusti meccanismi alla base dello sviluppo di una nuova imprenditorialità soprattutto dal basso.
L’Italia non può arrendersi; non può rinunciare al suo futuro.
Deve intelligentemente puntare con forza al suo futuro, per poi garantirlo alle nuove generazioni, purtroppo vittime dei tanti errori delle generazioni dei padri che per i troppi errori commessi, hanno smesso di innovare e di produrre le idee necessarie allo sviluppo che cerca sempre un efficiente sistema di formazione e tanta sostenibilità sociale.
In questa sfida bisogna mettere da parte la rassegnazione; bisogna dare, soprattutto ai giovani, quella spinta necessaria ad essere determinati dall’idea all’impresa, realizzando in modo convinto percorsi di una nuova economia fortemente orientata all’uomo e non contro l’uomo, per effetto di un violento e disumano sfruttamento.
Mondo economico e creatività nel nostro Paese, devono saper camminare insieme realizzando quel cammino d’impresa che produce sviluppo e può sicuramente attirare in Italia i tanti cervelli fuggiti, permettendo così all’Italia nostra di raggiungere il non più rinviabile obiettivo di espandersi, crescendo in tutte le direzioni possibili e dando le necessarie certezze al futuro italiano, nonostante tutto, fortemente ricco di creatività e di manualità per un mondo possibile che potrà realizzarsi come nuovo Rinascimento italiano, necessariamente basato sulla condivisione, la via obbligata per recuperare l’Italia in crisi; l’Italia ammalata di un presente dove la società è senza futuro, perché vive di solo asfissione presente.