Italia, le cricche della corruzione “Do ut des”

Giuseppe Lembo

Anche il Papa Francesco da Santa Marta, ha tuonato contro le cricche della corruzione. È facile, è assolutamente facile cadere nella rete delle cricche della corruzione; cricche diabolicamente trasversali che esercitano il potere ed i propri ruoli nella società civile, unicamente per il proprio tornaconto; unicamente per garantirsi i propri privilegi, con indifferenza assoluta per i mali d’Italia, per quelle condizioni tristi di un malessere infinito da cui in lungo ed in largo è circondato il paese; il nostro paese, che ha sempre più il nome di mala-Italia. L’Italia è un paese assolutamente ammalato; tanto, per le sue tante e diaboliche anormalità. Il principio fondante del nuovo italiano è basato sul “do ut des”. Le cricche della corruzione dal Nord al Sud hanno cancellato il buon seme italiano; trasversalmente diffuse, con un sistema di potere degli uni per gli altri, tengono ormai  il paese sottomesso; lo tengono prigioniero di un sistema infame dove a prevalere sono solo gli egoismi dei cazzi propri, con assoluta indifferenza per il malessere italiano e per le condizioni di sofferenza diffusa soprattutto per le nuove generazioni derubate da ladri eccellenti delle risorse assolutamente necessarie al loro futuro; risorse mancanti perché rubate e sempre più causa di un futuro negato. Le cricche della corruzione sono un patrimonio italiano; rappresentano in tutte le sue parti il Nord ed il Sud del paese. Per il bene dell’Italia futura e con questa, dei nostri figli, vanno cacciati i farisei dal tempio; vanno cancellate le ricchezze della corruzione che fanno male al paese ed offendono la dignità del popolo italiano, tradito da cricche di potere assolutamente indegne di rappresentare l’Italia e di governare le istituzioni con un fare truffaldino egoisticamente utile solo a se stesso, con grave danno per tutti gli altri italiani traditi. Gira a 360 gradi intorno ad un asse che si chiama corruzione, fatta da menti italiane vittime di se stesse, rimaste ferme nel tempo; mettendo da parte le virtù dei saggi, hanno saputo sviluppare il solo seme folle di un egoismo del tutto per sé, affidandosi al dio corruzione e creando la solidarietà da cricche settarie per fottere egoisticamente il prossimo. L’Italia deve necessariamente cambiare recuperando quei ritardi drammatici che sono alla base del profondo e diffuso malessere Italia; un malessere infinito causato da ritardi nell’innovazione soprattutto al Nord, la realtà dinamica del paese e da un inopportuno attardarsi delle politiche assistenziali al Sud che non ne hanno permesso la crescita e lo sviluppo, allineandosi così al resto del paese, avendone, tra l’altro, le risorse necessarie per i cambiamenti possibili.