Vietri sul mare: internazionale ai concerti di Villa Guariglia
Giro di boa, martedì 29 luglio, per il cartellone della XVII edizione dei Concerti d’ Estate. Tocco internazionale per il festival che alle ore 21 (Ingresso Libero), accenderà i riflettori sul flautista Luis Meireles in duo con la pianista Maria Josè Souza Guedes, che spazieranno da gemme del pieno romanticismo a pagine contemporanee di compositori della propria terra. ll festival quest’anno è il capofila degli eventi cofinanziati con PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 con DD.GR. n.197/2013 e n.692/2013: La Scoperta della Campania – Sessione “Giugno 2014 – Gennaio 2015” . I “Concerti d’estate di Villa Guariglia”, che rientrano nel PO FESR Campania 2007 – 2013 Ob. O. 1.12 , si avvalgono anche del contributo ed il patrocinio del Comune di Vietri sul Mare, della Provincia di Salerno, della Camera di Commercio di Salerno, della Coldiretti Salerno, dell’EPT, della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, del Gal Casacastra e del Conservatorio di Musica “Giuseppe Martucci” di Salerno. Il faro di Erchie che svetta dalla costa a picco sul Mediterraneo, riletto artisticamente da Giancapetti (il maestro della ceramica scomparso lo scorso 18 gennaio), è l’immagine del festival E si propone come una dedica a colui che seguiva abitualmente la rassegna, riservandosi un posto in seconda fila. Anche per questa edizione, parallelamente ai concerti, si terrà la Mappa del Gusto, il format nato con il festival ed organizzato con la preziosa collaborazione della Coldiretti di Salerno che mette in campo i ristoranti del territorio per la preparazione di un menù dedicato, realizzato utilizzando solo prodotti d’eccellenza del territorio, fondendosi con l’edizione 2014 del progetto di Campagna Amica “Colti e mangiati”. Questa sera, tocco internazionale per il festival che ospiterà un duo lusitano composto da Luis Meireles al flauto e Maria Josè Souza Guedes al pianoforte. I musicisti hanno scelto di principiare la loro performance con la Sonata in do maggiore di Gaetano Donizetti, scritta dall’autore nel 1819 agli esordi della sua attività di compositore. É un breve lavoro di soli due movimenti un Largo e Allegro, in forma semplice e scrittura sobria ma agile e gioiosa in cui traspare già il gusto teatrale. Seguirà la Fantasia per flauto e pianoforte tratta dalla Suite per le musiche di scena di “Peer Gynt” di Ibsen op.38, composte nel 2001 da Eurico Carrapatoso, compositore portoghese, dalla fresca e vivace invenzione. Nel gennaio del 1824 (ma c’è chi propone gli ultimi tre mesi del 1823), Franz Schubert scrisse sette Variazioni per flauto e pianoforte prendendo come tema il Lied numero diciotto della raccolta “Die schöne Müllerin”, ciclo che allora non era state ancora pubblicato. Il titolo del Lied è “Trockne Blumen”, “Fiori appassiti”, mentre i primi versi recitano: “Ihr Blümlein alle”, “Voi fiorellini tutti”, donde le diverse diciture con cui queste Variazioni vengono a volte titolate. Schubert non ha composto altro, in precedenza, per flauto e pianoforte; né replicherà, in futuro, per questo organico: un unicum sono le Variazioni op. post. 160, D. 802: il capolavoro. Ci si è spesso interrogati sul perché Schubert abbia preso quale tema per delle variazioni una canzone triste, posta al cuore di un ciclo che dice solo amarezza, solitudine, dolore. La variazione è sfoggio di brillantezza, di fiduciosa sicurezza: perché un Lied che parla di piccoli fiori ormai secchi, quelli un tempo donati da un amore ingannevole e ora in un tempo velocissimo trasposti nella tomba? Non è esteriore la scelta di Schubert. La melodia del Lied è rispettata quasi alla lettera; soprattutto nella prima esposizione viene lasciata praticamente intatta – con minime fioriture di note di volta – quella quartina con curvatura ora discendente ora ascendente che nel Lied originale disegnava le quattro parole chiave del testo di Wilhelm Müller: “die sic mir gab”, “che lei mi dava”, “mit mir ins Grab”, “con me nella tomba”. Quattro parole, sempre tre lettere ripetute: secche, monosillabi come gocce di dolore. Che Schubert – come sempre lui solo – sa vestire di leggerezza; un giro di note quasi prevedibile tanto è semplice, che sa di canzone popolare, su accordi pudichi, quasi un ostinato, del pianoforte. Non c’è ironia, non c’è tragedia. È un po’ la stessa strada del poeta Müller, lui che si chiamava di cognome “mugnaio”, e che al “Müller” infelice dedicò il proprio ciclo più famoso, con la storia del mugnaio che la bella mugnaia tradisce per via di un cacciatore. Come Müller, anche Schubert erge a protagonista delle Variazioni lo scorrere incessante dell’acqua del ruscello, il monotono girare a vuoto della ruota del mulino; il continuo mutamento contro la perenne ciclicità: entrambi senza punti saldi, entrambi viandanti, “Wanderer”. E il “wandern” acquatico è in primo piano nelle Variazioni per flauto. Accostandolo all’acqua, Schubert precorre Debussy e l’acquaticità affidata al flauto dall’impressionismo. Acqua disegnano le variazioni (acqua come suono, ma anche come disegno, se andiamo a vedere i guizzi a rivoli graffiati veloci nei sessantaquattresimi dell’originale in manoscritto), acqua che scorre e acqua che inesorabile torna su se stessa. Dal clima di tragedia non si esce, anche se il passo (quasi una marcia funebre è la variazione finale) va dal minore al maggiore: la tonalità del Lied viene anch’essa rispettata – con la prima parte in mi minore, che sfocia nella seconda in mi maggiore – ma il carattere del modo maggiore non si apre alla consueta solarità. E il ritmo puntato, pesante, solenne, che è nel tema della voce ed enfatizzato nel pianoforte nella sezione finale, resta la caratteristica principale di queste Variazioni. Le dipanano alternativamente, ora il flauto, ora il pianoforte; tre per ciascuno. Ma il canto conclusivo, che li vedrà insieme, avrà la stessa piega amara della poesia di Müller, dove la primavera arriva e arriva maggio, perché tutto scorre – l’acqua, il tempo. Inutile bagnare di lacrime, sperando che si rianimino, dei fiori ormai secchi. Ancora un omaggio alla scrittura contemporanea di un conterraneo del duo, il portoghese Fernando Lapa, con tre dei quatro versos de Ohlar Suspenso composti nel 2012, musica descrittiva dei verdi profili del distretto di Vila real, alla ricerca delle proprie radici, prima di chiudere con la trascrizione della sonata per violino op. 36 di Gabriel Piernè, composta nel 1900. Si tratta di un’opera intensamente cromatica che ricorda Franck nella sua modulazione costante e il fluttuante centro tonale. Il lavoro è anche congiunturale, un altro cenno a Franck, il maestro della scrittura ciclica, in cui alcuni o ciascuno dei movimenti contiene elementi degli altri. Il primo movimento ha due temi principali: il primo è subito vivace, giocoso, e malinconia, mentre il secondo è tranquillo e lirico. Un ritmo puntato pervade l’accompagnamento, interrompendo, ma intrecciandosi, con la fluidità dell’ arpeggio, contrasto che tanto caratterizza i duo con pianoforte francesi e del primo Novecento. Il primo tema si muove attraverso diversi metri (10/16, 2/4, 6/8), sfruttando tutti e tre senza mai stabilirsi in uno ben preciso. Il secondo tema principale viene introdotto nel mezzo del movimento. Il suo accompagnamento di pianoforte accordale, che è nettamente diverso dal movimento costante del primo tema, fornisce tregua momentanea dal ritmo frenetico e permette all’ascoltatore di concentrarsi sulla melodia del violino. Il secondo movimento è basato su una melodia cadenzata cui aggraziato, tema danzante viene espresso dal flauto e poi dal pianoforte. Il terzo movimento inizia con una riaffermazione del secondo tema del primo movimento. La sua esposizione lenta e lirica offre rapidamente il testimone ad un agitato e ritmo veloce. Rapidi spostamenti di tempo e d’umore caratterizzano questo movimento, caratterizzato da una progressione discendente cromatica. Il tema di apertura della sonata, su cui si basa il primo movimento, è ripreso a metà del terzo movimento, reintrodotto da una sequenza di trilli del flauto, prima dell’esplosione di arpeggi del legno e su accordi coinvolgenti del pianoforte.