Italia! Italia! Futuro da disastro annunciato
Cara Italia non voglio assolutamente apparire un catastrofista compiaciuto di tutto quanto di negativo ti sta capitando; vedo, purtroppo, sul tuo futuro una condizione triste; una condizione da vero e proprio disastro annunciato. Con forza e con amarezza levo alto il grido di dolore, affidandolo al mio pensiero libero, per evitare con il silenzio complice, di compromettere più oltre il futuro italiano. Non è giusto e non deve essere così; ma perché tanto non accada è necessario cambiare; è necessario guardare avanti con l’orgoglio dell’appartenenza, assumendo tutti insieme atteggiamenti saggi e costruttivi. Tanto per quel futuro, per quel futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti che ci appartiene e che dobbiamo assolutamente saper garantire, garantendone la loro vita umanamente e socialmente, con un percorso che, camminando per le vie dalla speranza, porti a costruire con fiducia il nuovo italiano. Pur essendo allarmato non voglio essere e tanto meno apparire un catastrofista dell’ultima ora; voglio però essere un italiano responsabile che mette doverosamente il dito sulla piaga delle tante negatività del quotidiano italiano che, oltre a fare male al nostro presente, sono fortemente pericolose per il nostro futuro; per il futuro italiano ammalato dei tanti errori che la nostra società, la nostra governance, il nostro fare di vita, va irresponsabilmente commettendo senza interrogarsi sulle conseguenze che, purtroppo, saranno inevitabilmente catastrofiche.
E questo non deve accadere! Dobbiamo rinsavire e riprenderci la vita in modo tale che non guardi solo al presente ma che, con lungimiranza sappia guardare saggiamente anche al futuro, in quanto futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti che non va irresponsabilmente cancellato.
Perché siamo in una crescente condizione di disastro annunciato? Prima di tutto per le incertezze e la scarsa credibilità della politica a cui sono in tanti a non crederci più; troppi italiani hanno smesso di riconoscersi nella propria appartenenza politica che non ha saputo fare il suo dovere di rappresentanza dei cittadini elettori e garantirli nella propria vita umana, sociale e d’insieme antropologico, riferendosi ad un giusto modello di vita.
Per questa mia sofferta doglianza parto dal castello delle mie emozioni, rivolgendo lo sguardo all’umano ed al sociale che mi circonda; tanto per un appello che nasce dal desiderio-speranza di riportare l’Italia nostra e tutti gli italiani a quell’orgoglio dell’appartenenza, la base di partenza per cambiare, per rinnovarci, per rigenerarci.
Opportunamente premetto di avere una grande simpatia per il novello innovatore d’Italia; gli auguro di riuscire nel miracolo italiano di rinnovare l’Italia, di cambiarla affinché non sprofondi nel disastro da tempo annunciato.
Un’impresa assolutamente non facile; tante, tante sono le difficoltà che deve saper superare per non fallire.
Sono le difficoltà di chi egoisticamente pensa ai soli propri privilegi e non vuole cambiare l’Italia, ammalata di categorie umane e sociali del tutto per sé; del tutto per sé al presente, con indifferenza per il futuro, anche se di fatto appartiene a tutti noi; a ciascuno di noi italiani che è ormai tempo per impegnarsi a costruirlo, evitando di costruire al suo posto le tante macerie radicate in un presente fortemente sbagliato, in quanto ammalato di solo egoismo consumistico.
Perché tanta sofferta preoccupazione per l’Italia che verrà? Perché gli scenari del nostro presente sono purtroppo orientati verso quella che sarà la catastrofe in un non lontano futuro.
Cominciamo a considerarne le cause.
La prima causa di allarmata preoccupazione ci viene dalla scuola; dalla scuola italiana che non sa più produrre cultura e tanto meno formazione per innovare il paese.
È, purtroppo, tutta avvitata formalisticamente su se stessa con una forte crisi di contenuti che non le fa bene e soprattutto non fa bene ad un mondo giovane che non viene preparato per affrontare le grandi sfide del futuro italiano ed oltre ancora, del futuro del mondo.
I primi dati che ci devono mettere fortemente in allarme riguardano la nostra capacità creativa; l’Italia creativa non è più di casa da noi; tanto è da collegare direttamente ad un mondo della scuola che non sa trasmettere l’importante cultura dell’essere italiani creativi anche per il futuro.
Siamo fuori dalle prime dieci realtà creative del mondo; sono sempre più lontani i tempi dei grandi italiani quali Galileo Galilei, Alessandro Volta, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Giulio Natta e Antonio Meucci e tanti altri che, maestri di ingegno, hanno fatto grande l’Italia nel mondo.
Purtroppo la scuola che deve saper promuovere come primo obiettivo la creatività, la conoscenza, la ricerca per attivare i processi di innovazione senza i quali, come ci sta succedendo, il Paese perde di capacità innovativa e creativa, ha smesso di essere il motore culturale dei saperi umani d’Italia; gli effetti sono già oggi terribilmente catastrofici e lo saranno sempre più nel futuro; nel prossimo futuro dove avremo un’Italia del niente che è destinata a scomparire, perché non sa contare più niente; perché non sa produrre più creatività, eccellenze e capacità di innovazione, nel rispetto di un passato che ci appartiene e che da sempre ci ha visto grandi nel mondo.
Il made in Italy italiano è veramente da ultima spiaggia; se ne registra in Europa il solo 1,7%; in assoluto calo sono i nostri brevetti.
Nel 2013 su di un totale di 265.690 domande di brevetti europei, soltanto 4.662, cioè l’1,75% del totale era made in Italy.
Ma perché tutto questo? Perché l’Italia per sua libera scelta ha deciso di suicidarsi; ha deciso di scegliere il suo declino come alternativa allo sviluppo possibile ed assolutamente necessario.
Caro Matteo Renzi, condivido pienamente la tua preoccupazione secondo cui l’Italia e l’Europa non possono diventare luoghi sacri ed inviolabili della burocrazia e delle banche.
Con questi poteri forti in Italia ed in Europa non può esserci autostima; se tutto da noi ed in Europa si fa per il privilegio dei pochi, quale autostima potranno mai avere gli italiani e gli europei, che non contano niente e devono solo subire le imposizioni sempre più violente, sempre più disumane dei forti sui deboli?
Dove si annidano i tanti mali d’Italia che rendono il nostro Paese comatoso e senza prospettive di futuro? Purtroppo trattasi di mali diffusi che ritroviamo nei tanti comportamenti sbagliati (dalla scuola alla famiglia, dalla politica alla burocrazia; tutti insieme rendono malfunzionanti le diverse istituzioni italiane).
Chi esercita un potere d’influenza oppure un’autorità politica e giuridica, agisce con un assolutismo da padre-padrone poco o per niente rispettoso del cittadino ormai escluso da tutto e sempre più marginalizzato nel ruolo di suddito; come insieme di popolo votante elegge i suoi governanti, consegnando nelle loro mani una delega in bianco per fare tutto secondo e solo la propria volontà e nell’indifferenza assoluta delle regole democratiche, prima delle quali il rispetto dello Stato di diritto, sempre più dimenticato, sempre più inopportunamente trasformato in Stato di privilegi, con i meriti appiattiti e cancellati ed i demeriti trasformati in meriti.
Può accadere in un Paese normale (tale purtroppo non può essere considerato il nostro) che un tribunale amministrativo (recente sentenza del TAR Lazio), annulli la responsabilità pedagogica (dico la responsabilità pedagogica) dell’insegnamento, annullando la bocciatura di uno studente liceale romano, trasformando così per sentenza, alcune pesanti insufficienze in sufficienze? Con tale inopportuna sentenza il TAR del Lazio oltre a promuovere per sentenza l’alunno bocciato, ha rivolto un inopportuno rimprovero agli insegnanti per non avere adeguatamente valutato la preparazione complessiva dell’alunno bocciato dalla responsabilità pedagogica.
E così, in tanti casi di mala Italia, un organismo del diritto diventa di fatto e di diritto, giudice pedagogico, cambiando le carte in tavola e sostituendosi in un ruolo che proprio non gli doveva appartenere, soprattutto nel rispetto dello Stato di diritto.
In Italia la magistratura amministrativa e non solo amministrativa, ritiene assolutamente normale sconfinare negli ambiti della vita sociale, scrivendo spesso sentenze che sono quanto meno inopportune, se non del tutto ingiuste e determinano in sé l’indebolimento di un sistema Paese che, per il suo futuro, non può permettersi il lusso di avere i ciucci che frequentano la scuola italiana, sempre più tragicamente incapaci di formare le nuove generazioni, trasmettendo gli opportuni saperi, l’amore per la cultura, le necessarie conoscenze e l’altrettanto necessaria capacità di essere innovativi e di saper creare quel made in Italy, una grande risorsa italiana, nel rispetto della tradizione.
Tutti questi sono nel loro insieme, l’importante forza democratica di cui non possiamo fare assolutamente a meno; sono quegli strumenti di democrazia matura che servono al futuro dell’Italia per un suo giusto e rinnovato ruolo in Italia e nel mondo.
Per costruire, così com’è necessario, un’Italia, un’Europa ed un mondo più solidale, più umanamente nuovo, occorrono scelte chiare con decisori politici che sappiano agire correttamente ed in modo opportunamente lungimirante, nel rispetto dell’uomo e della sovranità popolare che deve essere sentita come un legame forte tra i cittadini ed i loro rappresentanti; un legame purtroppo oggi sottilissimo, in quanto già gravemente usurato.
L’Italia deve assolutamente cambiare. Mi auguro che Matteo Renzi ci riesca; tanto, pur vedendo all’orizzonte ostacoli insormontabili, per i tanti che, in nome del potere e dei privilegi, remano contro il rinnovamento, contro il cambiamento italiano per difendere solo se stessi e non perdere niente di quanto conquistato non tanto per meriti, ma come sola rendita di posizione umana e sociale.
Ha ragione il sociologo Jürgen Habermas nel dire che oggi più che mai abbiamo bisogno di azioni concrete il frutto di una capacità di tradurle opportunamente in vantaggi per tutti.
È in questa direzione che deve andare la società del nostro Paese; è in questa direzione che deve andare la società dell’Europa e del mondo; è questo l’importante obiettivo a cui devono tendere tutte le innovazioni istituzionali e politiche di cui abbiamo assolutamente bisogno.
Costi quel che costi, per il bene del cittadino italiano, occorre realizzare tutte quelle necessarie innovazioni istituzionali e politiche per guardare con fiducia al futuro.
Per il futuro dei nostri figli e delle generazioni che verranno, non possiamo continuare ad agire, facendo tanto male a quel mondo da rinnovare, perché non si riesce a cambiare la logica del fare alla base dei decisori politici che, pur di sopravvivere, continuano a tenere in piedi quell’infame combinazione tra la tecnocrazia sempre più autoreferenziale e gli equilibri politici, precari e contingenti, costruiti sulla base di infami compromessi assolutamente necessari al sistema di potere che, facendo male ai più, governano sgovernando forte di quell’anima nera che è la tecnocrazia autoreferenziale, la burocrazia dal volto disumano e ferocemente ferma nel tempo e quei tanti boiardi di stato che cercano semplicemente ed unicamente il proprio bene; tanto, del tutto indifferenti del male che fanno agli esclusi di sempre che, oggi come non mai, non solo non riescono a vivere, ma neppure a sopravvivere, determinando nel mondo sacche diffusamente crescenti di povertà, con un punto disumanamente infame che è ancora quella morte per fame di circa un miliardo di uomini della Terra, indifferenti al mondo e nati solo per morire.
Ha fatto bene Papa Francesco, con una Chiesa purtroppo, ancora attenta ed organizzata a difendere i suoi tanti privilegi terreni, a considerare la bandiera dei poveri la sua bandiera, la bandiera della cristianità; tanto, facendo francescamente irruzione nella vita, nel sentire della gente, nei problemi che, purtroppo, inquietano sempre più la notte ed i giorni di tanti uomini e donne di oggi.
Concludo pensando positivo; pensando che il mondo è in movimento; che il mondo, compreso il mondo dei poveri vuole cambiare ed in fretta, perché ha urgentemente bisogno di cambiare per non morire. Occorre per questo, quella rigeneratio dell’umano assolutamente necessaria per il cambiamento finalizzato al bene dell’uomo; va pensato e fatto nel solo sacro rispetto dell’uomo della Terra. Con fiducia, senza eccessiva ed inopportuna autoreferenzialità, guarda con forte convinzione al tuo futuro; tanto, con lo sguardo rivolto al passato che può sicuramente aiutarti a guarire dei tuoi gravi mali che producono ovunque nel Belpaese tanta disumana ed ormai insopportabile sofferenza. C’è in atto nel Paese, una marcia lunga e faticosa con un termine fissato da Matteo Renzi, in mille giorni. È una marcia tutta in salita per le tante insidie da superare tra mille difficoltà, proprio per quel mondo dei privilegi che non vuole assolutamente privarsene. Con fiducia ed ottimismo senza falsi fanatismi, diciamo a Renzi che, per il bene dell’Italia e più in generale dell’uomo della Terra, deve andare avanti; deve avere il coraggio di osare con assoluta convinzione di poter vincere le tante sfide che, a ben considerarle sembrano difficili, se non impossibili da vincere. Avanti con coraggio e con forza; tanto per cambiare l’Italia in agonia; tanto, con grande determinazione per quella crescita senza la quale saremo sempre più un Paese dal futuro negato; un Paese immobile che vuole cambiare, trovando le vie giuste, per rimettersi in modo determinato e veloce in movimento, superando per questo, le tante disumane resistenze in agguato.