Nuovo libro di Roberto Bignoli “Il mio cuore canta”
Il 26 agosto in tutte le librerie d’Italia di catena (Feltrinelli, Giunti, Mondadorietc) è uscito il nuovo libro autobiografico del cantautore internazionale di ispirazione cristiana Roberto Bignoli: “ Il mio cuore canta – Medjugorje e la musica di Dio edizione Piemme Incontri”.E’ un libro scritto in collaborazione con il giovane giornalista e scrittore, Andrea Pagnini e sotto la super visione della moglie Paola. Roberto, perché il tuo cuore canta? La risposta più scontata? Perché sono un cantautore di musica cristiana, ma in verità canto la gioia e la bellezza di un incontro speciale. Un incontro che ti mette in discussione e ti fa apprezzare la bellezza della vita quando riscopri in te la fede, dono che si rivela fonte di grazia. Un canto straordinario e contagioso che ti porta ad incontrare le persone, sia quelle serene che in difficoltà, con difficoltà esistenziali o problemi particolari,che attraverso la narrazione di alcuni passaggi della mia vita e le mie canzoni scoprono che c’è ancora speranza, ancora tempo per cambiare, che nulla è perso e si può ricominciare. Certamente non ho la bacchetta magica ma racconto con onestà la mia vita partendo dalla disabilità, successivamente le disavventure legate alla mia infanzia, l’anarchia, il girovagare, l’abbandono a me stesso, alla droga, al carcere e crescendo alla militanza politica, la violenza e anche il desiderio di realizzare un sogno nel cassetto la musica. I fallimenti della mia vita, ad un certo punto, grazie all’incontro con Maria, si tramutano in qualcosa di nuovo e diverso, forte e coinvolgente che ha lasciato un segno profondo e tanta pace nel mio cuore. Era il 1984 e partii per la ex-Jugoslavia, un pellegrinaggio estremamente semplice fatto più per curiosità, che per altre ragioni, con degli amici: a Medjugorje. Senza accorgermene mi sono ritrovato a tu per tu con me stesso, con la mia vita, e ho capito che mi si stava presentando una realtà più grande di me, così mi lasciai guidare e condurre, come rapito da una sorta di nuova musica, direi un nuovo pentagramma : l’immenso della vita che permette alle note di comporsi e creare l’armonia: un nuovo cuore. Ecco che la gioia entra e diventa un canto di ringraziamento, perché scopri che la tua disabilità e la tua vita passata attraversata da sofferenze e determinate esperienze per quanto amare, dure e sofferte, ti ha poi fortificato e aiutato nella crescita ma soprattutto ha permesso al mio cuore di voler incontrare e conoscere una mamma, Maria che attraverso la semplicità e l’umiltà ha conquistato il mio cuore e successivamente il mio canto fino a farmi diventare un annunciatore del suo Amore perché ho compreso che l’arte e la musica, erano un dono gratuito del Signore, che poteva diventare strumento per il bene. Leggendo il tuo libro, ho letto più volte questa frase “non sono un convertito”. Perché? Ritengo la parola “conversione” molto grande e direi anche senza una fine, la fine forse sta nella Santità. Credo che ogni giorno è un occasione per scoprire la bellezza di un cammino, di un incontro , la fede ti mette ogni giorno in gioco e in discussione, e la Parola, il Vangelo , sono la guida. Ecco che ogni giorno è un buon motivo per la conversione, quindi, perché dire “sono un convertito”? Sarebbe come dire “ho raggiunto il settimo cielo e mi siedo sul trono ammirando questa santità!” Che in realtà non ho raggiunto e non mi appartiene. Trent’anni fa ho incontrato il Signore per mezzo di Maria e sto ancora camminando, ho molto ancora da apprendere, da ascoltare e da interiorizzare, da fortificare e da far crescere nella fede, ancora molto per la Santità, quindi ripeto che ogni giorno può essere un occasione di cambiamento e di approfondimento di questa piccola e grande parola che è “conversione”. Affermo spesso questo, perché quando incontro le persone, voglio far capire che al di là della mia storia e del mio cambiamento, sono una persona normalissima , come tutte le altre. Indipendentemente dal fatto che salgo sul palcoscenico o chi ascolta pende dalle mie labbra, non voglio che le persone mi guardino o ascoltino come una sorta di “Dio vivente” o idolo . Desidero che mi vedano per quello che sono , cioè come tutti, in discussione con me stesso e che se sto su quel palco è per condivisione, per fare un pezzo di strada insieme, non per essere una star, e incontro le persone che la provvidenza mette sul cammino della mia vita. Cerco, come molti, di seguire e raggiungere ciò che Maria ci dice attraverso i suoi messaggi, che non sono altro, che un richiamo continuo a vivere il Vangelo nella nostra vita. Raggiungere l’obiettivo non è facile, direi che è molto faticoso, la strada è lunga e stretta, ma appartiene a tutti e il traguardo è la santità. Ma non dobbiamo temere perché se siamo uniti alla Chiesa e ai sacramenti riceviamo anche la forza e la grazia per proseguire il cammino e superare gli intoppi dati dal peccato, dalle nostre incoerenze e debolezze.
Ormai è da tantissimi anni che sei cantautore di musica cristiana. Perché hai deciso proprio adesso di scrivere un libro in cui racconti tutta la tua vita nel dettaglio?
Devo dire che è stata la provvidenza che ha portato verso di me questa proposta editoriale. A casa mia, grazie a degli amici, si è presentata l’Editor della Piemme, la quale mi ha fatto la proposta del libro, e di conseguenza io ho dato il mio consenso. Chiaramente con tutte le mie riserve perché non essendo il cosiddetto “VIP o BIG”, trovavo un po’ strana e bizzarra questa richiesta , infatti la casa editrice Piemme associata alla Mondadori, è una grande casa editrice per un piccolo artista come me, quindi ho accettato questa specie di scommessa, come dono della provvidenza e come seme di speranza da poter divulgare ….. adesso vedremo come andrà a finire e che cosa succederà… Chiedo solo la grazia di rimanere il più possibile coerente e umile .
Nel libro fai riferimento a Medjugorje, non come luogo di fenomeni soprannaturali (il sole, i segni nel cielo) ma come luogo in cui il cuore entra a stretto contatto con Dio e parli soprattutto della bellezza di Maria. Cos’è che ti piace di Lei? Ho cercato come hai detto tu, di non evidenziare quelli che sono i segni soprannaturali che spesso sono racconto di migliaia di persone alle quali non tolgo la gioia di un emozione o di un incontro personale e intimo. A mio parere i segni non sono così importanti come è importante invece la Chiesa e il grande richiamo alla confessione che si sente in quel luogo. La chiesa ti offre e ti dona degli strumenti per cui tu incontri veramente il Signore e Maria , ti metti in gioco e approfondisci il tuo cammino di fede o cerchi tra mille difficoltà, contraddizioni e fatiche, di capire cosa la Madonna vuole quando ti chiama in quella terra. Certo ho incontrato Maria, Maria, è questa Madre straordinaria che sta cercando di risvegliare tutte le nostre coscienze. Sta cercando di indicarci la strada, di correggerla e farci capire il valore della carità, della solidarietà, il valore della preghiera e del vangelo, tutti quei valori che noi abbiamo perso o stiamo perdendo. Maria l’ho incontrata nella preghiera, nella confessione, nella Messa , nei volti delle persone, nelle lacrime e nei sorrisi, nelle strette di mano, nella solidarietà, nella carità, nell’amore, nella pace , nel scoprire che è in mezzo a noi in ogni momento. Molto spesso ci facciamo un vangelo a nostra immagine e somiglianza che si discosta da quella che è la vera indicazione di Maria, la vera centralità : dobbiamo veramente capire che il centro è Cristo : l’ Eucaristia, stare davanti all’Eucaristia e pregare ti fortifica , ti cambia, vivere i sacramenti ti rinnova, questo è un percorso inevitabile. E’ una scuola, o forse una sorta di palestra, che giorno dopo giorno, esperienza dopo esperienza, acquisisci e impari ed arricchisce la tua esistenza, e una volta che entra nel tuo cuore, non puoi nasconderla o tenerla per te, ma senti che devi annunciarla, testimoniarla e donarla. La cosa importante è camminare insieme perché è attraverso il cammino insieme che si è comunità, quindi credibili e vincenti. Da soli non si va da nessuna parte. La condivisione poi diventa anche una ricchezza per te che scopri attraverso le esperienze altrui nuovi punti di vista o intuizioni. C’è un tema molto importante che hai affrontato nel corso delle pagine: La Famiglia. Oggi ci sono le cosiddette “famiglie allargate”. Qual è il segreto per tenere unita la famiglia? Credo che il segreto sia l’amore. Quando viene a mancare l’amore si annulla tutto e di conseguenza tutto si divide, si perde e si distrugge. Quando due persone si uniscono in Chiesa , davanti a Dio e agli uomini, questa unione diventa un si, che prevede momenti di gioia e festa ma anche la consapevolezza che in quel si, ci possono essere anche dei momenti di smarrimento, di delusione, di sofferenza, di contraddizione, ma è la forza dell’amore di Cristo che ti aiuta a superarli e a vincerli, se tu rimani nella grazia del sacramento, l’Amore non muore. Senza quell’amore tra me e mia moglie, la famiglia non sarebbe credibile anche se spesso amo dire che non esiste la famiglia del “Mulino Bianco”. Nelle famiglie ogni giorno ci sono difficoltà, gioie, momenti di contraddizione, e tanti imprevisti ma c’è sempre la possibilità di superare tutto tenendo sempre presente che è la fede nel Signore che fa tutto, e quindi questa fede va domandata in continuazione, perché noi siamo deboli, questo ci permette sempre di guardare prima all’altro che a noi stessi , e quindi ci ricorda che abbiamo unito le nostre vite, ma che ci sono anche quelle dei nostri figli e che ne siamo responsabili, pertanto non possiamo dimenticare di far crescere l’amore dentro le nostre famiglie. Il sacramento del Matrimonio è un dono di Dio per poterlo comprendere possiamo prendere come esempio la Sacra Famiglia, il Signore, infatti, ci ha dato un modello da imitare, un quadro a cui dobbiamo far riferimento, pur vivendo umanamente . Gli strumenti indispensabili per vincere le debolezze umane, sono la Santa Messa, l’adorazione Eucaristica, la confessione, la penitenza, la recita del rosario, che ci permettono di rafforzare e tenere salda la nostra famiglia. La famiglia è come una piccola chiesa che va curata perché non si spenga la luce che ne esce e che l’alimenta, quando viene a mancare tutto questo, la famiglia spesso perde la sua identità e si allarga al mondo.
In questo scritto, hai riportato i testi di alcune tue canzoni. Qual è la canzone che ti rappresenta di più? Non c’è una canzone che mi rappresenta più di un’ altra , ogni canzone è il riflesso di una parte del mio vissuto, di vita ,di preghiera, di incontri , certamente quello che desidero trasmettere è un messaggio di speranza, di luce e credo fermamente che la croce, di cui spesso nelle mie canzoni si parla, è quella croce che nessuno vorrebbe ma nel momento che viene accettata per amore di Gesù in modo straordinario diventa leggera, diventa come un segno di amore, di ringraziamento e di appartenenza. D’altronde ogni cristiano non può dimenticare le parole di Gesù: “ Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (8,34)” che si traduce in : Se tu vuoi seguire le mie orme, sulle tue spalle porta il peso della tua croce, vieni e seguimi e insieme camminiamo verso la salvezza e la speranza”. Ecco che la croce diventa una grande grazia. La mia disabilità può essere parte di quella croce che oggi mi rende più sereno e più felice e più uomo rispetto a quando non l’accettavo.
Rita Sberna