La società dell’onnipotenza: si può avere tutto, subito e senza limiti

 Giuseppe Lembo

Il tempo in cui viviamo, soprattutto nel mondo del benessere, del consumismo sempre più sfrenato e del tutto e subito, ci pone di fronte non solo a serie riflessioni, ma anche alla  necessità di nuovi provvedimenti e di nuove regole per evitare nuovi crescenti problemi in realtà come quelle dell’Occidente, dell’Europa e dell’Italia, dove al primo posto c’è solo l’onnipotenza umana; c’è il consumismo sfrenato del tutto e subito. Quali le conseguenze di tutto ciò? Un vero e proprio disastro, così come di fatto annunciato. La società dell’onnipotenza, la società dell’io mondo, del tutto e subito, è una società in sé fortemente egoistica; dal futuro limitato e sempre più negato.

Esiste l’io e nient’altro che il proprio io al centro di un’onnipotenza sempre più illimitata; sempre più senza regole; sempre più da tutto del mondo.

Purtroppo le conseguenze di tutto ciò sono catastrofiche; catastrofiche per il presente ed assolutamente da futuro negato per il futuro che verrà.

Dove porterà il forsennato ed incontrollabile spirito dell’onnipotenza? Porterà inevitabilmente al disastro annunciato; ad un disastro umano dalle dimensioni imprevedibili che sconvolgerà, prima il singolo, parte di una società, non società così come è stata ridotta dai suoi uomini e poi l’intero sistema di onnipotenza che esiste come esiste per effetto della violenta rottura di quegli equilibri umani ormai cancellati; ormai in frantumi perché così deciso poco saggiamente da una pazza società dell’onnipotenza che spinge senza freni al diabolico dominio di sé su tutto quanto ne fa parte.

Ma che rappresenta per l’umanità questa condizione assolutamente nuova di società dell’onnipotenza, con al centro l’io mondo fortemente protagonista di questo nuovo modo dell’essere dell’uomo del mondo?

Non è certamente un modo che ci porterà le meraviglie di un mondo nuovo e/o quei cambiamenti tanto attesi che, a mio avviso, hanno bisogno, non di onnipotenza, ma di forte ed attivo protagonismo dell’essere, finalizzato positivamente all’assolutamente necessario raggiungimento del bene comune.

Il cesarismo, il napoleonismo che accende i suoi riflettori sugli scenari già di per sé sconvolti di un millennio fortemente mondializzato, dinamicamente in cammino e dominato da una comunicazione digitale dove domina l’apparire e soprattutto un forte apparire dell’io mondo protagonista senza freni di una società che, così come si presenta, con la sua smania senza limiti di onnipotenza, non possiamo assolutamente sapere dove ci porta; dove porta l’uomo del Terzo Millennio che si propone come il dominus, come l’onnipotente della Terra.

È questa, una condizione in sé umanamente deviata; non è pensabile che ci possa essere nel mondo tanta onnipotenza individuale in un cammino d’insieme organizzato a passi velocissimi per costruire un’insana società dell’onnipotenza, dove ciascun uomo, tutto può; dove niente è vietato; dove non esistono proibizioni, ma il solo fare senza limiti tutto quello che si vuole, trasformando così le libertà individuali in un confuso percorso di forte anarchia individuale e collettiva insieme con un apparato di violenze fatto da falchi sempre pronti ad aggredire le colombe e con al seguito i gufi malefici e quei tanti corvacci pronti al volo per preannunciare le notizie di sciagure contro gli innocenti sottomessi dell’umanità.

Per come vanno le cose italiane siamo ad un punto senza ritorno; è, purtroppo, un condizione triste, da allarme rosso.

Nessuno dell’Italia, dall’ultimo degli italiani, al Presidente della Repubblica ed ai rappresentanti delle istituzioni, possono girarsi dall’altra parte e fare finta di niente.

Sarebbe questo, un atteggiamento suicida che non gioverebbe a nessuno; ma proprio a nessuno.

Bisogna fermarsi a riflettere con grande senso di responsabilità sia individuale che d’insieme sociale, un insieme sociale tutto da costruire perché da noi non c’è; perché non esiste e non interessa assolutamente a nessuno.

Bisogna, per cambiare, confrontando le idee, produrre intelligentemente nuove idee; bisogna con attivo protagonismo percorrere strade nuove; bisogna smetterla idiotamente di suicidarsi, pensando negativo ed affidandosi ad una falsa società dell’onnipotenza, il niente italiano che non porta con sé niente, ma assolutamente niente di buono se non quella strana onnipotenza da io mondo che, fuori dal mondo dei giusti, rifiutando la saggezza, sceglie di suicidarsi incamminandosi per strade assolutamente impraticabili che non portano da nessuna parte, se non alla fine della corsa dove si può incontrare solo il niente; solo la fine triste dei sogni che finiscono all’alba,  trattandosi tra l’altro di sogni tormentati che non hanno in sé quella serenità di comportamento senza la quale l’uomo non va da nessuna parte; va inevitabilmente e solo incontro ad un risveglio triste che gli mette amaramente di fronte il solo niente della vita.

La società dell’onnipotenza è, purtroppo, un grave pericolo per il mondo, dove cresce la confusione per quell’io mondo tutto basato sull’onnipotenza mentre, individualmente e nel loro insieme, diminuiscono le passioni e le idee relegate sempre più nel dimenticatoio delle coscienze umane ed in un angolo sempre più nascosto, sempre più avvolto da ombre impenetrabili in una società mondo che si compiace di vivere coltivando e praticando lo stupido spirito dell’onnipotenza che altro non produce se non solo egoismi umani ed un fare di violenta prevaricazione dell’uomo contro l’uomo.

Bisogna fermare il mondo e cambiarne da subito il corso; così proprio non va.

Con la società dell’onnipotenza non si va da nessuna parte.

Certamente non è un buon viatico per il futuro; certamente non ci aiuta ad attrezzarci convenientemente al futuro dove, pensando opportunamente di fermare il mondo e di scendere, ritengo sia necessario tenere in conto la saggia lezione dei veri nostri padri, radici di un passato la cui continuità è importante soprattutto oggi; soprattutto oggi che i tempi stanno cambiando in fretta ed in modo per tanti versi innaturalmente sconvolgente con l’uomo centralmente impegnato nel dannato protagonismo dell’io mondo, ossia di un se stesso costruttore di quella società dell’onnipotenza che proprio non promette niente di buono per il futuro dell’umanità, purtroppo sempre più indifferente a quella saggezza antica ancora e sempre più necessaria al futuro del mondo.

È importante che l’uomo del nostro tempo si ponga centralmente nelle scelte; è solo in tale ruolo che di fatto può essere decisore di cambiamento possibile.

Tale ruolo utile alla crescita umana non ha niente, ma proprio niente in comune con quell’io mondo su cui poggia sempre più il pericoloso percorso della società dell’onnipotenza, espressione di una condizione umana ormai ferita a morte, da far guarire, per evitarne una morte sicura.

Perché siamo oggi alla società sempre più attenta alla sola onnipotenza? Perché impegnati a scrollarci di dosso l’immobilità di sempre, non abbiamo avuto a farci da guida illuminata quella saggezza d’insieme che è la via maestra di tutti i cambiamenti possibili; non abbiamo avuto, tra l’altro, vere pulsioni di vita trovandoci a vivere in una società fluidamente in movimento, da Barman definita società liquida; purtroppo ci è mancato l’intelligente percorso di trasformazione dell’Io con il Noi, trasformando così come si conviene, opportunamente i comportamenti individuali in saggi comportamenti collettivi.

In questo vuoto di utile mutazione genetica abbiamo purtroppo subito le violenti imposizioni di un falso mondo dell’apparire che ha compromesso mortalmente il nostro essere rendendoci sempre più portatori di sole pulsioni di desideri consumistici, effimeri che ti prendono di sé e ti portano ad agire senza neppure il tempo di pensare; di pensare egoisticamente ed allo stesso tempo, nobilmente positivo per il tuo futuro e per il futuro del mondo.

In queste condizioni tristi è nato il cammino disperato e pericoloso della società dell’onnipotenza; è, purtroppo, la nostra società; dobbiamo assolutamente superarla mettendola al più presto da parte, per evitare di compromettere irrimediabilmente il futuro dell’umanità che ha tanto, tanto, tanto bisogno del pensiero dell’essere per costruire insieme mondi nuovi; mondi saggiamente nuovi per il rispetto dell’altro e della natura, purtroppo, oggi fortemente ammalata di UOMO.