Nozze omo, Paese diviso. Il Sinodo dice no!
Il Paese diviso dalla trascrizione delle nozze omo: in pieno Sinodo sulla famiglia, la politica di casa nostra discetta sulle unioni contratte all’estero, mancando nel Paese una legge che civilmente riconosca il nuovo stato di fatto delle coppie omo. Accade sempre…che si parta in prima, per poi innestare la quinta marcia. E pigiare l’acceleratore a più non posso, sbandando. Quanto sta avvenendo in nome dei diritti civili, di cui oggi si parla tanto per il sesso, meno per la sopravvivenza. In piazza, i paladini del progresso, che stimano sorpassato il matrimonio naturale, a detta del sindaco romano Marino. Che addirittura stralcia frasi smozzicate al cardinale Martini. E così lo strappo, tra prefetture e comuni, forze politiche e Chiesa, sembra doversi ricomporre per sanare una querelle che calpesta la toga dei problemi gravi, che avvinghiano il Paese. Che rendono rauco Grillo, nella foga dell’uscita dall’euro, per salvare un’economia ormai agonizzante. Ognuno tira l’acqua al suo mulino elettorale: perfino gli azzurri di prima maniera, quelli sorridenti alle battutine del Cavaliere, in tema di eterosessualità, sembrano dover far dietro front dinanzi alle plateali dichiarazioni di Francesca Pascale. Mentre gl’immigrati non hanno più neanche il cielo italiano, a sorridergli e l’Europa assiste tremante all’avanzata dell’Ebola. Mentre il precariato ruba la scena, al manzoniano grido di “Pane”, l’Italia si destreggia tra fecondazione etero e nozze omo. Distruggendo non un’atavica mentalità, ma etica, valori e diritti naturali. Al di là del correntizio modo di far politica oggi, la verità inoppugnabile diventata talmente labile, da esser stracciata dal liberismo senza freni. Dal possibilismo a tutti i costi, non rispettando più natura ed individuo. In pieno Sinodo sulla famiglia, la bufera che tenta di sovvertire l’istituzione primordiale: in principio Dio li creò maschio e femmina. Anninentando la natura dell’atto procreativo, alterando i ritmi insiti nella specificità etero, dal terzo sesso tedesco all’anagrafe, all’imposizione di una dimensione omo in ogni salsa. Perfino negli spot La Vida es Chula, dell’abbigliamento spagnolo Desigual, sulle diverse forme di felicità. Libertà di baciare tutti, dal 21 settembre sul piccolo schermo, lasciando interdetti minori alle prese con la play station! In nome dell’amore…mantra sempre più gettonato, anemico di risposte a riguardo. Su cosa sia tale sentimento, che Alberioni seppe decifrare e sviscerare in tante righe per il nostro tempo. La squilla del Laterano, malgrado i venti capitolini, continua a rimandare il dictat del Magistero, senza mutamenti: accoglienza per la diversità omo, ma divieto di stipula coniugale. Almeno, per il mondo cattolico, che attende dal Sinodo coordinate più precise riguardo anche alla pastorale dei divorziati e per la fecondazione. Checchè se ne dica, d’aperture del Papato Bergoglio, finora fissi i paletti dei precedenti Pontificati: divorziati nella Chiesa accolti, sostenuti, singolarmente ascoltati per il loro rapporto sacramentale, discernendo i singoli casi per l’accostamento sacramentale, ma secco no all’eterologa! Si svuoteranno le parrocchie, le sagrestie finiranno per non essere più l’anticamera oratoriale, la crisi vocazionale sferrerà contrazioni, ma il Vangelo, con le sue intramontabili parole, invito per tutti, nella libertà di seguire il Cristo: “Chi vuol venire dietro di me…” Costi quel che costi!
Il Catechismo dice quanto segue:
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Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione. »
Forse sbaglierò, ma non mi sembra che impedire le unioni civili (che non sono matrimoni cattolici, né matrimoni civili) equivalga ad accogliere, rispettare, avere delicatezza e compassione.