Figli…di papà, occupati!!!
Figli di papà, si diceva un tempo, contrariamente a quelli di nessuno. Raccomandati e graziati dai natali, per poter inserirsi nel lavoro ovunque. Dopo vallettopoli e prostituzione ad Arcore, assolvendo il Cavaliere sull’ignoranza anagrafica di Ruby”, non cessa la corruzione, insistente specialmente nelle istituzioni. Nella politica, dove parentopoli regna sovrana e le quote rosa s’affermano: poco importa in nome di quali meriti! Imperativo, trasmissione ereditaria non solo di casata, per il posto di lavoro! Ed in certi contesti, laddove “i baroni” continuano a detener leadership, coi tempi di magra ricorrenti “infilare” il proprio pupillo, ancora regge! Il caso dei giorni scorsi, non scopre certamente l’uovo di Colombo: Carlo Attilio Squeri, direttore della clinica oculistica universitaria del policlinico di Messina, con un bando di 15.000€ per una borsa di studio, ad hoc. “Graziato”, il suo rampollo, unico a partecipare in possesso dei requisiti richiesti. Il giovane Squeri, finito nel mirino delle “affamate Iene”. Con inevitabile sdegno di quanti vivono frustrazioni a riguardo, constatando che il Paese versa vergognosamente tra bustarelle e raccomandazioni. Altro che meritocrazia, sfilata artatamente in occasione di determinati momenti opportunistici: in Italia, clientelismo e parentopoli campeggiano sulla landa inoccupata, che registra in pochi anni, una contrazione spaventosa d’unità lavorative! I figli di nessuno, quelli orfani di santi in Paradiso, assecondando un gergo comune non più in voga solo tra le nuove generazioni, senz’ appigli motivazionali neanche per conseguire titoli di studio, una volta superata la fascia d’obbligo. Anche i curriculum più nutriti, infatti, giacciono affastellati su scrivanie caotiche o intasano caselle elettroniche sempre più zippate. Inutili i tentativi di scorrere graduatorie o d’individuare, col mouse puntato sulla toponomastica, aree in cui potrebbero esserci opportunità lavorative anche al di là delle proprie aspettative e dei propri profili. Infatti, ogni qualvolta si sente di un concorso anche ai confini del Paese, partecipanti diversificati per età e tipologia, straripanti rispetto alle richieste delle unità da coprire. All’affanno generale, zigzagando anche per richieste di semplici messe a disposizione in enti pubblici e privati, contraltari “galletti altezzosi o galline piumate”, con tanto di cellulare ultima novità, giacca e cravatta o tacchi a spillo e tailleur, per crearsi un tono professionale, al seguito di politici di turno. Tronfi di un ruolo, pur non riuscendo a strutturare discorsi compiuti o a rivelare un minimo di cultura in ogni campo, in lista d’attesa per un lavoro che, puntualmente…prima o poi spunta sempre! Anche con un unico posto, per il quale concorrere!
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