Salerno: jazz in Erasmus col Darotter Dam Trio
Terzo appuntamento, lunedì 27 ottobre nella chiesa di Santa Apollonia per il cartellone della III edizione di Erasmus On Stage, della rassegna musicale promossa dal Conservatorio di Musica Giuseppe Martucci in collaborazione con la Bottega San Lazzaro di Giuseppe Natella. Alle ore 20, sarà di scena il jazz. E’ questo il genere di musica che è l’immagine stessa dell’incrocio sonoro. Concetto chiave nella formazione dell’immagine del jazz, l’improvvisazione è al tempo stesso un feticcio ed una realtà centrale del linguaggio jazzistico, ed è termine che stimola l’immaginazione e fa pensare a sconfinati orizzonti di libertà, ad incontrollabili voli della fantasia, facendolo diventare l’emblema della musica “libera”, senza vincoli. Sarà il Darotter-Dam Trio, di Lucio D’Amato, Luciano Napoli e Marco Fazzari, formatosi tra le scuole di Belgio e Olanda ad illustrare in musica il titolo della serata “Cold Europa – Cool jazz” creando un climax di bruciante intensità, senza che per questo vengano obliate la tersa austerità, le linee frammentarie, l’essenzialità lirica concentrata e armonicamente irregolare, appartenenti a questa musica e alla tradizione italiana. I ragazzi hanno scelto di proporre un percorso musicale dedicato ai caposcuola considerati irriverenti, di rottura completa con le mode e le correnti dell’epoca, Thelonious Monk, Charles Mingus e Kurt Cobain. “Con Monk – affermava John Coltrane – bisogna stare all’erta in ogni momento. Sa creare una tensione ritmica tale da costringere i solisti a “pensare”, attaccando una frase dove meno te l’aspetti. Armonicamente è imprevedibile. E soprattutto mi ha insegnato a non avere paura di fare ciò che sento veramente”. La musica di Monk ha aggiunto diversi sapori al jazz moderno, e direzioni insolite a tutti gli aspetti della musica. Il suo senso dell’umorismo, la sua visione della vita quotidiana, la sua filosofia che si può sintetizzare in una delle sue frasi preferite: “Suona a modo tuo, e lascia che siano gli altri a capire quello che stai facendo!”, saranno sintetizzati in brani che hanno fatto la storia del jazz: da Epistrophy a In Walked Bud, sino ad J mean you ed Evidence, per evocare il Thelonious “Sphere” Monk delicato e lirico e il suo carattere esoterico, intimo segreto “misterioso”, per il quale la musica è sorpresa, riproduzione dell’incredibile ricchezza, varietà, imprevedibilità del mondo. Il suo non è soltanto un nuovo linguaggio, per quanto profondamente radicato nella tradizione, ma un linguaggio in grado di sorprendere se stesso a ogni passo, una sorta di innovazione di secondo grado, puro divertimento anche quando lacera, anche quando graffia l’anima. Musica buffa e bellissima, un inno costante alla libertà. Sembra uno scherzo quella musica, perennemente in bilico, che ha portato alla deflagrazione dell’era dello swing. Si passerà poi a Charles Mingus, a quella sua particolare attitudine al “drammatico”. La sua musica racconta storie, le sue note dipingono quadri; il lavoro che ha svolto, la vita che ha vissuto, tutto ciò che ha realizzato ha oltrepassato i limiti che il mondo cercava di imporgli. Il Darotter –Dam Trio ha scelto di proporre “Goodbye pork Pie hat”, splendido malinconico tema dedicato a Lester Young, soprannominato appunto in questo modo, oltre che the Prez, per via del suo copricapo, un cappello di feltro scuro, tondo e basso, di forma simile alla torta salata piena di carne di maiale, unitamente a “Moanin’” che rende omaggio alle radici del jazz, al blues e alla musica della chiesa nera, con suoni e intenzioni tipiche delle congregations nere, con cui inaugura il periodo del Black power. Finale fuori ordinanza dedicato a Kurt Cobain, leader dei Nirvana, profeta del grunge, del quale ricorre il ventennale del suicidio, giorno quel 5 aprile, che segnò la nascita di un mito che ha finito per offuscare l’aspetto artistico. Il trio citerà quella perfetta fusione fra musica e vita, in grado di creare una simbiosi mitica fra artista e pubblico che tocca il suo apice in “Smell like teen spirit”, il suo grido rabbioso che rimarrà a simboleggiare lo spirito, apatico e sarcastico, di un’intera generazione. Passaggio in Germania martedì 28 ottobre, in Santa Apollonia alle ore 20, per il penultimo appuntamento di Erasmus on Stage, III edizione. “Musik, ich liebe dich!” con il flautista Simone Mingo e la violinista Sara Rispoli, reduci da ben due anni Erasmus insieme, a Dresda e Ausgburg; il violoncellista Thomas Brian Rizzo (Weimar) e la pianista Margherita Coraggio di ritorno dalla prestigiosa Università delle Arti di Berlino; serata classica in cui ascolteremo una delle partiture più raffinate della produzione cameristica di Carl Maria von Weber, il trio in sol minore op.63, che fonde felicemente i timbri del flauto, del cello e del pianoforte, offrendo loro bellezza melodica e una sottile vena teatrale. Una perla del compositore russo César Cui, i cinque piccoli duetti op. 56 per flauto e violino con pianoforte, miniature preziose, liriche ed eleganti, prima di passare al clarinetto per puntare sulla modernità antiromantica della Premiére Rhapsodie di Claude Debussy, e la sonatina di Joseph Horovitz dalla spensierata invenzione che strizza l’occhio al jazz.