L’illusione di Facebook
Lo psicologo statunitense Abraham Maslow (1908-1970) è stato il precursore di importanti studi sulla motivazione, ovvero del fattore psicodinamico comportamentale che attiva e dirige un soggetto verso il raggiungimento di una meta. Nell’opera “Motivazione e personalità” (1954) Maslow elaborò una classificazione gerarchica delle motivazioni, sistematizzando il proprio modello teorico creando una piramide stratificata in cinque livelli. Alla base sono collocati i bisogni primari fisiologici (cibo, acqua, riposo,…); al secondo livello si trovano i bisogni di sicurezza (appartenenza, protezione, amore,…); al terzo livello sono situati i bisogni sociali (amicizia, riconoscimento del sé, socializzazione…); al quarto livello, vicino al vertice, Maslow colloca i bisogni di stima (autoriconoscimento, autostima, status sociale,…); infine, al vertice, troviamo l’autorealizzazione, condizione ottimale a cui l’essere umano tende in condizioni di benessere psicofisico. Attraverso l’utilizzo della struttura piramidale, il Dottor Maslow definisce il concetto secondo il quale un individuo ha la necessità di soddisfare i propri bisogni, ma , nel contempo, molta rilevanza è data alle modalità attraverso le quali tali necessità trovano soddisfazione. Sempre seguendo lo schema piramidale, Maslow asserisce che è necessario appagare i bisogni posti a livello inferiore per soddisfare in modo compiuto quelli situati ai livelli superiori. Questa lunga premessa teorica per poter elaborare alcune considerazioni sul fenomeno socio-culturale del momento: l’utilizzo dei social network. Internet ha globalizzato la comunicazione rendendo di facile diffusione l’interscambio di notizie, messaggi, dati anche molto personali. Offrendo una risposta molto efficace ad uno dei bisogni primari dell’uomo: comunicare. In prima istanza il bisogno di comunicare si potrebbe ascrivere tra i bisogni sociali, ma non è così. Per l’essere umano comunicare è vitale. Il neonato ed il bambino cui non fosse data la possibilità di comunicare sia a livello linguistico, ma ancor più a livello affettivo ed emozionale, sarebbe sicuramente affetto da gravissimi handicap dello sviluppo. Un esempio su tutti è rappresentato dall’apprendimento del linguaggio: un bimbo cui non fosse dato modo di imparare a parlare entro i primi sei anni di vita, pur dotato di intelligenza nei limiti della norma, difficilmente apprenderà un linguaggio, è una fenomenologia che si osserva nei bambini cresciuti con animali o in ambienti di degrado estremo. Anche per i giovani e per gli adulti comunicare è importantissimo. Si cresce e si impara comunicando, si dimensionano le esperienze parlando con amici, ci si innamora, ecc. In estrema analisi si sopravvive comunicando. Facebook offre un a modalità molto facile e veloce per comunicare: si inserisce un proprio profilo, magari corredato dalla propria immagine, si stabiliscono rapporti ed amicizie. Virtuali. Un modo molto ingannevole per soddisfare un bisogno concreto. Ingannevole e a volte pericoloso. Ingannevole perché la comunicazione attraverso Internet è depauperata dalla componente espressiva tipica del linguaggio fonetico e corporeo, pertanto soggetta a tutti i limiti della comunicazione scritta. Pericoloso perché privo di controlli sulla veridicità dell’identità di chi è registrato. Pericoloso perché accessibile da adolescenti, ma soprattutto pericoloso perché possibile strumento di contatto tra soggetti deboli e soggetti animati da “cattive”intenzioni. Comunicare chiusi dentro una stanza permette inoltre di non esporsi direttamente, costruendo relazioni virtuali ma non troppo impegnative dal punto di vista di responsabilità sociale. Permette, in sintesi, di non mettersi alla prova. In un mondo in cui un rapporto di amicizia sincero e disinteressato è bene sempre più raro e prezioso, alimentare le nostre illusioni “inventando” anche l’amicizia virtuale non è propriamente salutare. E’ possibile che soddisfare il bisogno di comunicare attraverso uno schermo possa rivelarsi dannoso anche a livello sociale, ma a questa ipotesi solo il tempo darà una risposta.