Cresce il disagio italiano 14 milioni e mezzo di italiani a rischio povertà
Giuseppe Lembo
C’è in giro una preoccupazione diffusa, da vero e proprio allarme rosso. Ben 14 milioni e mezzo di italiani sono a rischio povertà. L’Italia del disagio infinito è un pianeta che non può garantire sonni tranquilli a quel mondo italiano del tutto va bene, negando spudoratamente l’evidenza, che è ormai parte di un grave malessere del tutto va male. Nell’orizzonte italiano è fortemente presente la sola certezza del rigore, sempre e comunque, così come voluto, o meglio dire, così come imposto dall’Europa, che ci ha tolto anche la libertà di sentirci liberi. L’UE, indifferente del disagio dei suoi partners, tra l’altro, poco rispettati nella propria dignità e nella propria parità di diritti, è più che mai convinta che l’austerity, i conti a posto, rappresentino il solo futuro possibile d’Europa; che rappresentino un percorso obbligato e senza deroghe, tutti lo devono rispettare, perché così vogliono i poteri forti d’Europa. Ma la Commissione dell’UE che tutto decide, a volte e sempre più con indifferenza assoluta per il Parlamento europeo ed il suo organo sovrano che è il Consiglio d’Europa, è convinta che il saggio fare dell’Unione passa attraverso il rigore, l’austerity. La palude Europa, così come ostinatamente intesa, fa male al futuro dell’intera Unione; ma fa soprattutto male ai Paesi del Sud d’Europa, dove le problematiche ed i divari sono certamente maggiori e dove maggiore è la crisi del lavoro, con i giovani costretti ad emigrare, desertificando i luoghi dove sono nati che vanno invece sostenuti per garantirci l’antropizzazione e la crescita umana, senza la quale viene messo a rischio anche il suolo, la cui conservazione ha necessariamente bisogno dell’uomo.
Purtroppo, i crescenti mali d’Italia e soprattutto del Sud italiano, con le sue tante aree in ritardo di sviluppo, sono sempre più profondi e sempre più direttamente collegati a Bruxelles ed alla BCE, sordi a sostenere, così come necessario, la crescita, al fine di cancellare e per sempre le condizioni di un sottosviluppo diffuso, prima di tutto legato a precisi fattori di arretratezza umana.
L’Italia e tutte le regioni meridionali in particolare, hanno i loro punti di forza che in sé sono dei veri e propri tesori, le grandi e vere risorse del nuovo italiano ed in prospettive allargate anche del nuovo europeo e forse oltre l’Europa.
C’è da dire basta e mettere così come si conviene, il dito sulla piaga dei divari rispetto alle aree forti del Nord d’Italia e del Nord d’Europa.
Il Sud d’Italia, con tutte le realtà del Sud d’Europa non è fatto di mondi impossibili da cambiare; sono mondi assolutamente possibili da integrare, così come si conviene al resto dell’Italia e dell’Europa; tanto, sé proprio l’Europa ci tiene al ruolo di unione dei popoli, oggi falsamente tenuti insieme e che non vogliono più oltre, continuare ad essere marginali, passivi protagonisti di una sudditanza che offende la dignità della propria autonomia di chi subisce in silenzio, facendo male e facendosi narcisisticamente un male che va oltre al presente, con danni sempre più irrisolvibili anche per il futuro di quelli che verranno.
Il nostro Paese ed in particolare il Sud, non può morire d’Europa che “barbaramente” decide i destini dei suoi popoli, senza quel supporto strategico necessario a mettere in funzione la sua economia che, avendo alla base un cammino virtuoso, in tutte le sue diverse realtà, può diventare utile anche alla più generale crescita degli altri d’Italia e della stessa Europa.
Diventa questa, così facendo, considerate le tante risorse italiane e soprattutto le tante risorse uniche, patrimonio del maltrattato Sud, un’operazione di utile convenienza per tutti.
L’Europa, ha tra l’altro, questo ruolo; ha, tra l’altro, questo dovere da compiere come unione dei popoli d’Europa.
Non deve assolutamente dimostrarsi indifferente ai problemi degli altri, soprattutto degli altri più deboli che sono una parte umanamente viva del suo insieme, oggi solo falsamente unito; nel futuro, può essere un utile riferimento per tutti, deve essere sostanzialmente e fortemente unito.
In questa disumana Europa dei conti a posto, del crescente rigore, in Italia e non solo in Italia, crescono in modo assolutamente inarrestabile, i senzalavori; con i senzalavoro, cresce il disagio umano; crescono le sofferenze e le povertà diffuse.
In Italia, soprattutto, per effetto del crescente rigore europeo, si rottama tutto.
Tagli! Tagli! Tagli!
Sono tanti ed in tutte le direzioni i tanti posti bruciati; sono tanti i posti cancellati soprattutto, nei territori minori dove, non solo non si vive, ma dove si riesce sempre meno semplicemente a sopravvivere.
A questo punto, c’è da gridare forte, il buon lavoro ai nostri cari rottamatori d’Italia. Fate presto a rottamare ed a cancellare tutto.
Il Paese ormai in agonia ve ne sarà veramente grato se riducete i tempi.
E così e solo così che si può arrivare alla resa dei conti, almeno con la soddisfazione di un minor tempo agonico per le sofferenze della crocefissione.
L’Italia è un Paese fortemente depresso. Una depressione concretamente vera; una depressione che in sé non ha niente, assolutamente niente di inventato, come vanno dicendo i rottamatori animati dallo spirito di un dilagante vittimismo, alzando la voce e gridando a più non posso che, c’è gente contro per solo partito preso; c’è gente che per solo invidia, si dice, bastian contrario.
L’Italia, a ben considerarla, non si fonda più sulle certezze del lavoro; c’è nell’aria, un clima di diffidenza e di indifferenza diffusa per gli altri.
In questo grave disagio italiano, le condizioni più gravi sono quelle che riguardano il mondo giovanile; i giovani italiani senza lavoro sono i protagonisti più concretamente certi del futuro italiano.
L’occupazione è sempre più cancellata dagli scenari italiani.
C’è, da parte dei giovani italiani, inopportunamente vittime di un devastante tradimento umano e sociale, tanta voglia di scappare.
Sono tanti i buoni cervelli italiani in fuga ed attivamente impegnati al di fuori dei confini italiani.
L’Italia dei nostri giorni ha poco, anzi pochissimo, se non niente rispetto per il suo capitale umano.
Il sistema italiano è in condizioni di crescente e grave crisi; soffre nell’organizzazione; è demotivato nelle attese e nelle aspirazioni di vita; anche le professioni in modo incerto non credono ad un futuro possibile. Con la crescita della crisi del lavoro, crescono inevitabilmente anche le povertà italiane; crescono insieme al crescente e sempre più diffuso disagio, sia umano che sociale.
Crescono, in maniera esponenziale preoccupante, le serrande abbassate.
Intanto che succede tutto questo all’ombra del tutto va bene, da parte delle istituzioni che governano il Paese, c’è il comune appello italiano di “pane e lavoro per tutti”.
Il nostro Paese, spesso senza accorgersene, è di fatto un Paese dismesso; un Paese che, così facendo, facendosi male, è sempre più attento a cancellarsi; sempre più senza garanzie presenti e future per la sua gente, capitata in mani assolutamente inaffidabili, brave, solo a fare male agli italiani, trasformando il nostro Bel Paese, in un Paese sempre più dal futuro negato; in un Paese disumanamente senz’anima ed assolutamente invivibile, soprattutto per i tanti italiani ormai e sempre più, con il culo per terra, che proprio non riescono più a campare.
La crescita del disagio italiano, insieme alla crescita delle povertà sempre più diffuse, rappresentano un segnale di quell’inarrestabile declino italiano che fa male al Paese, cancellando il futuro soprattutto per quelli delle nuove generazioni che riescono a vivere sempre meno nel Paese in cui sono nati.
In Italia c’è in atto un declino ormai inarrestabile. È, purtroppo, un declino, con le sue profonde radici nei mondi italiani, sia del vivere materiale che della sfera del vivere immateriale e dei valori sempre più cancellati da una crescente insipienza italiana.
In Italia è altrettanto cancellato il dibattito, il confronto, il vivere insieme, producendo idee condivise utili al bene comune.
Mi sembra importante richiamare all’attenzione dei “giusti” italiani, se ancora ce ne sono, una frase di Voltaire “Non condivido la tua idea, ma darei la vita affinché tu possa esprimerla”.
Purtroppo non c’è più condivisione nel nostro Paese; non c’è rispetto per l’altro e soprattutto, non c’è rispetto per la libertà di espressione dell’altro, una risorsa per il reciproco e comune arricchimento umano e sociale.
In Italia, c’è da chiedersi ed a ragione, se ancora esistano i diritti fondamentali dell’uomo. Purtroppo, ne dubito; la volontà prevalente è quella dell’indifferenza e della cancellazione di fatto, non rispettandoli.
Tanto, perché la carta che li rappresenta, non ha ormai alcun significato, né tantomeno un concreto riferimento per l’insieme italiano.
Si tratta solo di un riferimento astrattamente simbolico per le garanzie umane alla base dei diritti fondamentali dell’uomo, mancando i quali, come sta succedendo a tanta maltrattata gente del nostro malcapitato Paese, si diventa degli sradicati della Terra.
E’ in questo e su questo che cresce il grave disagio italiano.
L’Italia, la nostra bella, ma confusa Italia, è presa da un forte sentimento di paura; una paura che si è radicata nelle coscienze della gente e non le lascia più.
Tanto succede per la crisi profonda che ha preso di sé il nostro Paese, in tutte le sue parti vitali; in tutte quelle parti istituzionalmente significative, producendo una diffusa indifferenza per tutto l’insieme italiano.
Gli italiani non credono più nella politica ed in chi la rappresenta; sono, sempre più indifferenti a tutto, mettendo, tra l’altro, in discussione anche le nostre libertà di pensiero, dalle ormai lontane origini, risalendo all’Illuminismo; oggi anche da noi, più di qualcuno, pensa di poterle cancellare, sostituendo il “saggio” ed insostituibile corso dei lumi, con un fare di sole barbarie contro l’uomo e la sua dignità.
Per il futuro italiano, un futuro che, prima di tutto, dobbiamo alle nuove generazioni, con la grande forza italiana di un nuovo Illuminismo, dobbiamo cambiare ed in fretta, il corso del sistema Italia, ponendoci con fiducia come protagonisti di civiltà di un mondo nuovo, attenti interpreti di quegli obiettivi comuni che sono assolutamente necessari all’uomo globale del Terzo Millennio, un tempo nuovo con in atto la mondializzazione dei popoli della Terra fortemente utile al futuro del mondo, compreso il mondo di casa nostra, maldestramente minacciato dal nemico UOMO.