Cara Europa, prima di tutto, l’uomo!

Giuseppe Lembo

A dare opportunamente la sveglia è lo scrittore tedesco Volker Weidermann, già caporedattore cultura alla “Faz”; lavora al settimanale “Der Spiegel”.  È autore di parecchi libri, tra l’altro, pubblicati anche in Italia. Di particolare interesse le ricerche sui roghi dei libri. Per Neri Pozza da Susanne Kolb è stato appena tradotto il libro “L’estate dell’amicizia”; porta all’attenzione dei lettori l’incontro a Ostenda nell’estate del 1936 degli scrittori fuggiti dalla Germania hitleriana. Weidermann è stato presente al Salone del Libro di Torino, in programma dal 14 al 18 maggio; l’edizione del salone di quest’anno è stata denominata “Italia, salone della meraviglia”; Weidermann ha presentato “L’estate dell’amicizia”, suo ultimo lavoro letterario. Il Corriere della Sera, nel supplemento “la lettura” di domenica 10 maggio, ha ospitato un interessante articolo di Volker Weidermann. Uno scritto che amaramente parte da una grave e pericolosa assurdità umana e di pensiero del nostro tempo; un’assurdità che si materializza sempre più, nella condizione disumanamente diffusa della solitudine; dell’indifferenza per l’altro, sempre meno al centro dell’attenzione umana. Tutto questo succede proprio oggi che il mondo è ininterrottamente connesso.

Una connessione, purtroppo, vuota che non porta a niente, in quanto, dice Weidermann, più comunichiamo tra di noi al di là di ogni confine, più siamo connessi, più barriere cadono e più in Europa e nel mondo, diminuisce tra le persone la solidarietà.

Nell’insieme europeo la connessione fanaticamente senza sosta dei singoli, diventa purtroppo assordante sconnessione e profondo silenzio nell’insieme umano e sociale.

In Europa, come non mai, siamo assolutamente e sempre più, orfani di un’opinione pubblica europea; da questo punto di vista siamo di fronte ad un vuoto pericolosamente assordante; un vuoto che ha le sue radici profonde nella crisi di una mancata umanità d’insieme.

C’è tanta indifferenza per l’altro; ciascuno vive per sé con un fare assolutamente indifferente per tutto quello che gli succede attorno.

Purtroppo, ipocritamente si cerca di fare apparire quello che di fatto non c’è; siamo di fronte ad una devastante forma di ipocrisia collettiva su cui oggi si basa una sempre più diffusa falsa solidarietà, senza radici e senza quel legame forte necessario per costruire insieme, un mondo concretamente solidale.

In Italia e più in generale in Europa, la solidarietà tra la gente va inesorabilmente diminuendo; con la diminuita solidarietà avanza anche il crescente vuoto di un’opinione pubblica europea; un’opinione che non c’è, con gravissimo danno per l’insieme europeo sempre più privo di quell’anima comune necessaria per un’Europa dei popoli, assolutamente lontana dagli obiettivi di chi governa questa povera, maltrattata e divisa Europa dei soli banchieri, avente come unico collante d’insieme, l’interesse poco solidale a fare soldi; tanto da parte dei più forti ai danni dei più deboli d’Europa; tanto, del tutto indifferenti alle tante quotidiane sofferenze europee, con protagonisti i più deboli d’Europa.

A lanciare il suo disperato grido di dolore è lo scrittore tedesco Volker Weidermann; non accetta assolutamente il silenzio assordante dell’opinione pubblica europea, indifferente ai tanti morti del Mediterraneo, alle tragedie umane causate dalla guerra in Ucraina, al dramma della grande Grecia ridotta, nell’indifferenza dei più, dall’insieme europeo, alla povertà estrema.

Opportunamente Weidermann evidenzia come si va riducendo la dignità della persona europea, sempre più svenduta dai cooperatori internazionali di una falsa Europa dei popoli, alle grandi multinazionali che hanno davanti ai loro occhi una nuova visione del mondo, con i ricchi che tolgono ai poveri e diventano disumanamente senz’anima e sempre più padroni del mondo.

Allarmato e disperato allo stesso tempo Weidermann si rivolge ai suoi amici scrittori.

Li invita a svegliarsi; ad uscire dal letargo in cui sono caduti, molto spesso senza neppure accorgersene.

Li invita, in quanto espressione del possibile mondo della cultura, ad utilizzare positivamente tutte le loro energie umane e di pensiero, per salvare il salvabile dell’Europa.

Di quell’Europa il cui progetto utopico dei padri fondatori era rivolto soprattutto e prima di tutto alle popolazioni europee; alla gente d’Europa, l’anima nobile e prima protagonista dell’Unione dei popoli d’Europa.

Allarmato, per come stanno le cose in un’Europa che non c’è, Weidermann, a giusta ragione, si chiede se esista ancora un’idea d’Europa.

C’è e sempre più da dubitarne, osservando gli attuali scenari tristi di un’Europa senz’anima, dove i politici nostrani sono impegnati a difendere i soli egoismi nazionali, assolutamente indifferenti a quell’insieme europeo con al centro la gente d’Europa, che crede sempre meno al futuro condiviso basato sulle attese comuni dell’Europa dei popoli fortemente uniti nella diversità; fortemente solidali ed attenti a trasformare in realtà quell’insieme europeo che assolutamente non c’è e che ha fatto sognare i padri dell’Europa Unita, mondi nuovi e concretamente solidali.

Purtroppo un’utopia da sogni proibiti; un’utopia che, fino ad oggi e credo mai più, non è diventata realtà, realizzando quel magnifico sogno dell’unione dei popoli d’Europa che non ha niente in comune con gli attuali dannati percorsi dei soli banchieri senza scrupoli, sempre più avidi di averi, togliendo, in modo aggressivo, risorse per la vita anche a chi fa fatica a vivere.

Dice, a ragione, lo scrittore tedesco Weidermann, ospite al salone del libro di Torino che, l’Europa è un’utopia ormai andata perduta, tradendone le attese dei tanti.

Fino ad un passato non tanto lontano, viveva nelle persone, negli intellettuali, nei poeti che scrivevano e/o poetavano ricevendo stimoli dall’anima della gente europea.

Tanto, lottando nei diversi momenti europei contro la forza violenta dei grandi nemici europei, primo dei quali, il fascismo ed il nazismo contro cui, nonostante i pericoli, da più parti dell’Europa, si levava alta la loro voce, diversamente espressa nel nome oggi tradito di quell’obiettivo comune che era quello del sogno di un’Europa senza confini, basata sull’uguaglianza sociale e sulla solidarietà dei popoli.

Un sogno ormai cancellato per il vuoto assordante di una mancata anima europea, con una comune opinione pubblica europea capace di esprimersi e di farsi sentire in nome e per conto dell’Europa unita, un sogno ormai tramontato.

Mentre all’inizio del cammino d’insieme europeo tutto era difficile ed anche pericoloso, oggi è assolutamente facile dare vita ad un’opinione pubblica europea.

Tanto, volendolo! Ci sono tutti, ma veramente tutti i presupposti di partenza; tutti tranne uno, purtroppo, rappresentato da quel potere politico europeo negativo, assolutamente indifferente all’Europa dei popoli; un potere politico europeo, fortemente attento ed impegnato sul solo ruolo di paladino degli egoismi nazionali e di custode  e difensore implacabile di quegli obblighi burocratici che sono i veri disumani protagonisti delle nuove povertà europee e dei tanti tradimenti europei che compromettono il grande sogno dell’unità dei popoli d’Europa, cancellandolo e forse per sempre, dalle coscienze europee dei più che non credono in uno stare insieme convintamene solidale   e funzionale al bene comune.

Purtroppo ancora oggi nei momenti importanti c’è un profondo vuoto europeo.

Non c’è assolutamente l’Europa nella questione dei profughi, scaricati sconsideratamente sulle spalle italiane, solo perché è qui che arrivano i barconi dei tanti disperati della Terra.

Ma non c’è l’Europa anche su altri scenari e questioni importanti quali l’Ucraina e soprattutto sulla questione Grecia, disumanamente affrontata non come questione di un insieme europeo, prima di tutto umanamente solidale, ma come solo freddo discorso economico.

L’Europa fortemente disumana è sempre più del tutto indifferente dal punto di vista umano ad una tragedia greca che colpisce il popolo greco verso cui i signori del Continente dei banchieri e finanzieri è assolutamente indifferente.

Sa capire quest’Europa senz’anima che i profughi vanno visti non come un problema, ma come una vera e propria opportunità?

Lo scrittore tedesco Weidermann, fortemente amareggiato per questo profondo vuoto d’Europa dei popoli, per salvare il salvabile, si appella agli scrittori, come importanti risorse umane, capaci di far nascere e quindi veicolare una nuova Europa; di ridare dignità umana a quell’Europa dei popoli che purtroppo non c’è.

Ricorda molto opportunamente, riportandole alla memoria, le passate storie degli autori riuniti ad Ostenda, scrivendo tante significative pagine sulla questione dei rifugiati (Roth, ebrei erranti, Zweig. Episodio sul lago di Ginevra, dove si narra di un profugo senza nome proveniente dalla Russia).

Appelli importanti; appelli umanamente importanti attivamente utili per richiamare l’indifferenza della gente al fine di una presa di coscienza sulle cose del mondo; sull’indifferenza crescente dell’uomo della Terra per gli altri uomini della Terra, anche se vicini e parte di uno stesso insieme di popoli uniti, come per l’Unione europea che, purtroppo, unità non è.

Weidermann, preso da sconforto, per il crescente vuoto assordante di umanità europea, fa appello al mondo della cultura europea, per promuovere un forum in cui discutere insieme; un forum della cultura europea in cui pensare e scrivere insieme un progetto europeo, fatto d’Europa dei popoli d’Europa.

Invita la cultura europea ad unirsi ed a lottare convintamene insieme, per un insieme europeo della cultura dei popoli d’Europa.

Si rende conto delle tante difficoltà, ma credendoci, invita i tanti dell’Europa della cultura, a crederci per raggiungere, percorrendo vie disperate, un nuovo modello d’Europa che ci riconduca ad una forte e comune idea europea; tanto, parlando diversamente ed usando idee con alla base quell’insieme solidale che non c’è, perché gravemente compromesso dai tanti egoismi nazionali, una mala erba che fa male, tanto male all’Europa dei popoli ed al futuro della sua gente che non si riconosce nell’unità dei popoli dell’Europa, perché di fatto non c’è e rappresenta per tutti e sempre più, un vuoto assordante.

L’appello di Weidermann va condiviso e sostenuto; va condiviso e sostenuto facendo tesoro del passato.

Tanto, per un futuro migliore; tanto, per un’Europa nuova e solidale.

Chi se non il mondo della cultura europea, può con grande e convinta solidarietà di insieme, mettersi insieme e costruire un progetto europeo, per un mondo europeo nuovo? Tanto, con attivi protagonisti non gli infami ed avidi banchieri, ma la gente d’Europa, la sola possibile protagonista di un’Europa nuova; di un’Europa dal volto nuovo, attenta all’uomo e non alle sole cose assordanti dell’avere e del possedere solo beni e ricchezze terrene, per effetto di infami avari che hanno la pretesa di dominare il mondo, ma di fatto raggiungono il solo risultato di distruggere per poi essere autodistruttivi per effetto dei loro stessi averi grondanti del sangue della povera gente.