Vallo di Diano: Codacons “Così “pagò” Bellavista”

La storia, forse non una “commedia” e certamente non definibile “divina”, inizia nel giugno del 2007, quando il Piano Sociale di Zona (PSZ) e il Comune di Sala Consilina decidono di acquistare un immobile da destinare a Centro socio-assistenziale territoriale. E fin qui nulla di male; anzi, tutto molto bene. Così, nel 2014, si individua l’immobile da acquistare e, nel novembre dello stesso anno, il PSZ decide di acquistarlo da un privato per 116mila EUR: un appartamento nel Palazzo Bellavista in Via Macchia Italiana a Sala Consilina. Il vaglio definitivo viene dato a distanza di pochi giorni da un Consiglio Comunale riunito in seduta straordinaria il 28-11-2014. La lettura dell’intera delibera del Consiglio Comunale n. 62 è illuminante ai fini dell’interpretazione della vicenda che sta procurando qualche preoccupazione ai condomini del Palazzo Bellavista. In questa delibera il Sindaco chiarisce i dubbi sollevati da alcuni Consiglieri sulla destinazione dell’immobile da acquistare: esso sarà destinato a “Sportello per l’immigrazione”. E qui si innesta una nota dolente in questa storia. A nostro parere, infatti, proprio per la delicatezza del tema e per le vicende ad esso legate, l’iter amministrativo andava completato in un tempo più breve dei sette anni intercorsi tra la prima decisione d’acquisto e la data della delibera n. 62 del 2014. Tuttavia, il passaggio fondamentale per comprendere la legittimità della protesta dei condomini – sempre a nostro parere – sta nella frase pronunciata dal Consigliere Colucci, quando egli chiede espressamente se l’immobile – facente parte di un condominio – avesse i requisiti necessari per poter ospitare un ufficio. Secondo le informazioni a noi fornite, a quella domanda avrebbe potuto e dovuto rispondere, nell’immediato, l’Amministratore del condominio presente al Consiglio Comunale. Pur tuttavia, questa verità non è venuta fuori nel consesso; in questo modo si è lasciato approvare, con i voti dei Consiglieri di maggioranza, l’acquisto dell’immobile, perfezionato nelle settimane immediatamente successive con atto notarile costato circa 13mila EUR e con liquidazione dell’importo pattuito al proprietario. Eppure, bastava che l’Amministratore di condominio, che a noi è stato riferito essere parte della minoranza e presente al Consiglio, avesse fatto presente che, per regolamento condominiale, “gli appartamenti debbono essere esclusivamente destinati ad uso di abitazioni civili” per bloccare la questione sul nascere (si fa per dire!). Adesso, invece, i condomini sono giustamente preoccupati non tanto per la destinazione specifica (eventuali simpatizzanti locali del KKK sono avvertiti) quanto per l’evidente approssimazione amministrativa nel condurre la questione. E adesso, visto il tempo trascorso dalla delibera n. 62 del 2014, ai condomini non resterà altro che appellarsi all’autorità giudiziaria per far valere i propri diritti, se l’Amministrazione comunale volesse perseguire i propositi espressi nella delibera stessa. Per quanto concerne il nostro umile parere, all’Amministrazione comunale adesso non resta che rivendere l’immobile, visto che – alla lunga – sarà inutilizzabile per i fini per il quali è stato acquistato.

prof. Roberto De Luca

responsabile della Sede