Madonne-Kamikaze?

di Rita Occidente Lupo

Sette Madonne rinascimentali, kamikaze palestinesi, protagoniste di attentati terroristici in Israele all’inizio degli anni Duemila, in mostra a Tel Aviv. Autrici, Lilia e Galina, due artiste sovietiche. Il messaggio, diverso da quello recepito. Ma l’arte, si sa, interroga il fruitore. E pone dinanzi a lui, l’opera nella sua nudità interpretativa. Provocatorio il linguaggio, almeno così giudicato dagli organizzatori del vernissage, che ne hanno bloccato il collaudo. Yossi Bar-Moha, presidente del Beit Sokolov , Circolo stampa di Tel Aviv, ha accolto le esasperate telefonate delle vittime del terrorismo. Le   artiste hanno palesato meraviglia, interpretando l’arte come totale liberazione della creatività. Le Madonne da loro ritratte, sia quella che rimanda alle fattezze di Raffaello, che a quelle del Botticelli, passando per Leonardo, intendono proporre femminilità. In modo del tutto personale giacchè, una di esse, in sovraimpressione rivela il volto inquietante di Henadi Jaradat, avvocatessa di 29 anni di Jenin (Cisgiordania), che il 4 ottobre 2003 si fece esplodere in un ristorante di Haifa uccidendo 21 persone per conto della Jihad islamica. La mostra ‘Donna, madre, assassina’, intendeva provocare la femminilità, mettendo in risalto l’aspetto muliebre così deturpato. Di qui, la scena del pargolo tra le braccia, nell’atto estremo dell’amorevolezza.Tutt’altro che idealizzazione delle terroriste palestinesi. Ma il messaggio, diverso. La Madonna-kamikaze, arma il suo braccio per la distruzione, non per la generosità dell’amore. Mutilata nella sua genitorialità, dal volto truce, semina morte, anziché amore. Su tale endiadi le artiste intendevano costruire il percorso, interrogare i visitatori. Provocare una reazione. Ma non sono state capite. Anche i video, scortanti le opere, realizzati sui luoghi dei misfatti, con scene macabre. Le stesse zolle di terra, recuperate da Galina nei luoghi dei sette attentati, eccessivamente crude.  In un momento in cui la violenza tinge il globo da più parti, il messaggio israeliano input alla violenza, non inno alla vita. E la donna, eroina di macabri gesti, senza rivendicare alcuna paternità maschile. L’antica Madonna, di mero stampo fiorentino, di dolci fattezze stilnovistiche, nulla a che vedere con l’armata guerrigliera capace di seminare panico e lutto. L’interpretazione poi, meramente soggettiva. Le opere comunque fotografano una realtà vissuta sulla pelle di troppi innocenti. Eccidi che, ancora alla portata di tutti, si tramutano in eventi luttuosi. Nessun rigore di Sokolov. Piuttosto prudenza perché, certe espressioni artistiche, specialmente in un momento che registra inflazionati anche i codici comunicativi, il linguaggio non verbale avrebbe finito per tradursi in attentato alla vita!