Sulle tracce di Camus

Angelo Cennamo 

Sfiorare i 40° all’ombra e trovarsi tra le mani, per una strana circostanza, uno dei maggiori capolavori della letteratura del 900. Avevo appena trovato scampo nella refrigerata libreria Feltrinelli di corso Vittorio Emanuele, che il mio sguardo è caduto su un volume incolonnato sopra il tavolo, al centro della sala grande, quella al piano inferiore. “Lo straniero” di Albert Camus è un romanzo del 1942, nella classifica di Le Monde figura al primo posto tra i 100 libri imperdibili del XX secolo. Conoscevo il nome di Camus per averlo incrociato forse in qualche testo liceale o chissà dove. Non ricordo di preciso. Sulla quarta di copertina c’è la foto in bianco e nero dell’autore, elegante in giacca e cravatta, ben pettinato, con due note biografiche. Di nazionalità francese, Camus era nato però poco lontano da Algeri, nel 1913, da una famiglia poverissima. Quella mattina a Salerno c’erano 40 gradi e io stavo per comprare il romanzo del più famoso scrittore africano di tutti i tempi. Vi sembra un caso? La sera dopo, invitato da amici al festival della Letteratura, attendo in prima fila l’arrivo di Vittorio Sgarbi che di lì a poco avrebbe intrattenuto il pubblico, alla sua maniera, con una lectio magistralis dedicata al rinascimento. Prima di lui, l’intervistatore conversa amabilmente sul palco con un noto dirigente della Rcs libri. Ad un tratto il discorso cade su Albert Camus. Caspita! Tendo l’orecchio e penso all’acquisto del giorno prima. L’editore cita un dato che, per certi versi, conferma l’attendibilità della classifica di Le Monde. Il dato è il seguente: ancora oggi, a distanza di oltre 70 anni dalla sua prima pubblicazione, “Lo straniero”, solo in Francia, vende circa duecentomila copie l’anno. Un record straordinario, non c’è dubbio. Ascoltavo la conversazione e pensavo, anzi pregustavo, la lettura che avrei cominciato forse quella sera stessa, tornando  a casa. Era come mi immaginavo; Le Monde, per quanto animato da un legittimo spirito nazionalistico –  i francesi sono maestri nel difendere i loro prodotti – non sbagliava : “Lo Straniero” è un vero capolavoro e Camus scrive come pochi altri romanzieri del suo tempo. Divoro le 200 pagine del libro in poco più di un giorno. La prosa è quella che preferisco: articolata, ricca, sinuosa, musicale – merito anche del traduttore italiano.  Camus ha la capacità di trasformare le parole in immagini e di tradurle in odori e suoni. Un talento raro che lo ha portato, poco più che quarantenne, a vincere il Nobel per la letteratura. Dopo “Lo straniero” corro ad acquistare “La peste” e “Il primo uomo”, opera postuma ricostruita da una serie di appunti che lo scrittore aveva con sé, in auto, la sera del terribile incidente che gli costò la vita. Era il 4 gennaio del 1960, Camus aveva 46 anni.