La censura che non c’è

Angelo Cennamo

    

L’appello che decine di intellettuali, giornalisti ed artisti stanno firmando in questi giorni contro Silvio Berlusconi e la sua smania censoria è l’ultimo sintomo di uno squilibrio culturale che da almeno 40 anni si è imposto nel nostro paese. L’iniziativa non è nuova e ricalca uno dei soliti clichè dai quali la sinistra non riesce proprio a smarcarsi, quello dell’antiberlusconismo a prescindere. I Repubblicones – così chiamati i sostenitori dello scalfariano pensiero – ritengono che in Italia viga un regime dittatoriale che vieta a chiunque di manifestare il proprio dissenso nei confronti del presidente del consiglio. Costoro, i firmatari, avvertono un clima intimidatorio fatto di querele e di editti ad excludendum. Temono che l’ira funesta del cavaliere e del suo avvocato Ghedini si scateni al primo rigo di biasimo o di disappunto per quello che si ritiene uno stile di vita un pò troppo libertino e poco confacente allo status di un primo ministro. L’iniziativa è bislacca e, ovviamente, priva di fondamento. Tra i tanti firmatari risultano personaggi che hanno scelto di lavorare per Berlusconi. Scrivono, spesso male di Berlusconi, per Mondadori, lavorano, spesso sbeffeggiando e criticando Berlusconi, a Mediaset e realizzano Film, molti dei quali contro la destra, con Medusa. Non si comprende allora dove si annidi questa censura. Non è tutto. Ciò che colpisce di più di questa chiamata alle armi è il doppiopesismo di chi la sta attuando. Berlusconi, solo da pochi giorni, ha deciso di promuovere azioni civili ( non penali) contro chi, a suo giudizio, lo ha diffamato e calunniato a mezzo stampa. Ci sarà un giudice che valuterà caso per caso. Cosa accadrà se quel magistrato darà ragione al presidente del consiglio? Si continuerà a dire che in Italia c’è un regime e che i giudici sono corrotti? Come mai certi giornalisti e l’intera casta degli intellettuali non scese in piazza quando Enrico Berlinguer querelò ( non fece una causa civile) Leonardo Sciascia o quando Massimo D’Alema fece altrettanto con Forattini, reo di aver osato citarlo in una vignetta? Perchè non ci fu la stessa indignazione quando Prodi denunciò Il Giornale per la questione “Sofisma”? Ed ancora per le decine di querele contro Andrea Sallusti – condirettore de il Giornale – e Renato Farina, alias “Betulla”? Non ricordo, infine, neppure una firma in favore di Giampiero Mughini, colpevole di aver reclamizzato un orologio, e per Vittorio Sgarbi, il primo vero “epurato” dal cavaliere nero Berlusconi.    

    

 

 

5 pensieri su “La censura che non c’è

  1. Non ho il piacere di conoscere il dott. Cennamo ma devo dire che questa ulteriore difesa d’ufficio mi sembra gratuita anche se del tutto legittima.
    Non ho alcuna simpatia per il nostro Presidente del Consiglio e, dopo l’ultima affermazione al vertice italo-spagnolo de la Maddalena, sono seriamente preoccupato per l’inarrestabile “perversione verbale” di ciò che và a manifestarsi come un egocrate megalomane.
    Non nutro alcun interesse per le questioni personali di Berlusconi, ma mi preoccupo per i conti di “casa Italia” sempre più a rischio.
    Scalfari, in un suo articolo dello scorso agosto pone un quesito :
    dopo i 10 mld di euro spesi per l’Ici tolta a “quasi” tutti e l’operazione Alitalia, ci sono 35 mld di euro di spesa non giustificata ( fonte Banca d’Italia!!).
    Che fine hanno fatto ? Chiede Scalfari.
    La domanda non ha avuto risposta!
    Il dott. Cennamo, invece di discettare sulle comparazioni tra le querele di Berlusconi ai giornali e quelle di Berlinguer,D’Alema,MughiniSgarbi e Prodi, risponda,semplicemente, a tale quesito.
    Farà, di certo, onore alla Sua professione ed alle Sue qualità intellettuali.
    Cordialmente.

    n.b. bel lieto,comunque, di approfondire la questione anche in altre sedi.

  2. Egr. Sig. Erra,
    mi perdoni, ma il suo commento mi sembra fuori tema. Ad ogni modo,
    nel fare riferimento all’Ici e ad Alitalia, lei ha citato una fonte giornalistica non sempre “attendibile”, specialemnte quando si tratta di fornire valutazioni sull’operato dell’attuale governo. L’abolizione dell’Ici sulla prima casa – giusta o ingiusta che sia -è costata non 10 miliardi, ma 2 miliardi di euro. Si tratta di una somma irrisoria per il bilancio di uno Stato come quello italiano. L’operazione Alitalia è stata molto complessa e servirebbero molte righe per raccontarla per intero. Mi limiterò a ricordarle che quell’azienda perdeva circa 1 milione di euro al giorno, prima dell’attuale riassetto. Chi oppone a tale ragionamento l’ipotesi della svanita compravendita con Air France, dovrebbe rammentare che quella trattiva fallì perchè i francesi non accettarono i diktat della Cgil e di altre sigle.

    PS : anch’io sono disponibile ad un approfondimento. Nel frattempo, le suggerirei di ampliare le sue letture anche ad altri quotidiani. Distinti saluti

  3. Ha detto benissimo, caro Dottore! Voglio e, credo, sia necessario andare fuori tema poichè tra polemiche,inutili, di vario genere si perde il senso e la portata dei problemi contabili dell’azienda Italia.
    E’ vero, prima Alitalia perdeva 1 milione di euro al giorno, ora ne perde 2 e l’operazione è complessivamente costata 7 mld a cui si aggiungono i 3 dell’Ici.
    Ci sono ancora i famosi 35 mld richiesti da Scalfari e da Bankitalia ( e, non a caso, Draghi è diventato il peggior nemico di Tremonti!!) ma non arrivano risposte un minimo plausibili.
    Non ho mai creduto e non credo che Repubblica rappresenti una fonte attendibile visto che, come tutti gli altri giornali, si finanzia con i soldi dei contribuenti ( il libro “La casta dei giornali” lo conferma!!!). Credo che solo Banca d’Italia, con il suo ufficio studi e, forse, l’Istat con la Cga di Mestre, forniscano dati un minimo attedibili.
    Rivendico,comunque, il diritto di avversare un signore che non mi piace, non governa se non con le barzellette e che ha un governo che, ritengo, stia affossando i conti di casa.
    Il resto, escort ed altra paccottiglia, lo lascio ai “Signorini” di turno.
    Ri-cordialmente!!!

    p.s. gradirei godermi le prossime serie di :
    Che tempo che fa ; Report ; Annozero ; Exit e similari.
    Se qualcuna di queste trasmissioni non dovesse partire, con chi me la dovrei prendere?

  4. Caro Erra,
    fa bene a rivendicare le sue idee, e la sua avversione per Berlusconi è legittima. Ci mancherebbe. Mi consenta però di darle una mia versione sulla querelle Tremonti-Draghi. Non crede che Tremonti non sia benvoluto dalle banche perchè ha chiuso il cordone della borsa? Non è un caso che il corriere della sera ( edito, come sa, da grandi gruppi bancari)stia seguendo una certa linea anti cavaliere.
    Non mi pare che questo governo, nonostante la crisi internazionale, stia affossando i conti dello Stato. I partiti della spesa pubblica e delle nuove tasse sono fuori dal parlamento, mentre il Pd è all’opposizione.
    Anche io vorrei godermi quei programmi televisivi; speriamo che Franceschini ed i suoi alleati decidano in fretta le sorti del loro congresso e quelle di Rai 3.

    Saluti

  5. Sono d’accordo con il dottor Cennamo. Dice delle cose condivise non solo da me ma da tutto il popolo del PDL che è molto più numeroso di quello del PD.

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