Case all’Abruzzo fino a dicembre

di Rita Occidente Lupo

Correva l’anno 1980. Ed il 23 novembre, di un’ infuocata serata, che registrò alle 19,25, danni inestimabili, in Campania, a persone e cose. Un sisma che non ebbe pietà dei bambini. Che mise in ginocchio Balvano, Lioni, Santomenna, spazzando via paesi che vivevano nell’entroterra col poco o niente della propria economia. La Campania, sa cosa vuol dire vivere con la terra che balla sotto i mocassini o le zeppe all’ultima moda. Con il panico di essere seppelliti dalle macerie in piena notte e gl’interrogativi del futuro se, con o senza un tetto sulla testa. L’Abruzzo, col suo grido d’allarme “Non ci dimenticate!” Entro fine settembre, altri  600 appartamenti. Così il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che conta entro metà dicembre di cessare l’assegnazione per i senza tetto. In tutto, 12.600 famiglie residenti in case crollate, a rischio o nel centro storico del capoluogo abruzzese. Ben 4588 nuclei familiari entreranno nelle dimore antisismiche: totale, 15710 persone. Con l’aggiunta di altri 4200 nuclei, che hanno chiesto il contributo di autonoma sistemazione e 500 in appartamenti in affitto. Inoltre, 1100 moduli abitativi provvisori per Onna. Circa 36.000 persone saranno sistemate. Assenti all’appello, gli stranieri da censire, circa 2000 famiglie non ancora elencate. Requisiti immobili sfitti, per provvedere ai disagiati in tenda. Misure che il Prefetto dell’Aquila ha annunciato rigide ed in rispetto alla ricostruzione di una terra che ancora continua a vacillare. Nel terremoto dell’80, in tanti a vivere la ricostruzione come panacea, per riassestare le proprie pareti. Rinnovando non solo l’esteriorità. Chi approfittò della 219 e di altre leggi, raggirando lo Stato e chi ancora attende tra container. Sussidi a pioggia, anche per bicocche disseminate tra il verde fuori mano. Ognuno cerca di calcare l’onda opportunistica in certi frangenti. La furbizia, non si assenta. All’Aquila, la situazione più tragica perché maggiore il numero dei terremotati. Anche le vittime, superiori a quelle campane. La celerità delle autorità ha fatto sì che la Protezione Civile potesse realizzare in tempi serrati gl’interventi di somma urgenza. Quelli che, distillati ai Comuni del Salernitano, per la frana del 5 maggio del ’98, ancora attendono di poter vergare la parola fine. L’Abruzzo ha retto e continua a reggere, nella voglia di non demordere. Di andare avanti, cercando di dimenticare. Nonostante l’impatto traumatico guardato in faccia e scampato, per alcuni, miracolosamente. Oggi speranze non aleatorie, concrete. Nuove dimore: sotto altri tetti riavviano la vita! 
 

 

 

 
 

 

Un pensiero su “Case all’Abruzzo fino a dicembre

  1. Gentilissimo Direttore tra i paesi distrutti vi fu anche Laviano che ebbe 300 morti.
    La ricostruzione fu attuato dal sindaco Torsiello che – sottoposto ad oltre 100 processi penali – ne è uscito sempre indenne. Dopo 30 anni ne è rimasto, se non erro, solamente uno.
    Da queste pagine vorrei evidenziare il suo impegno sociale che, a quanto sembra, non è stato ben apprezzato.

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